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“AMALIA” EPICA MODERNA ATTO I Scena quinta (Opera in tre atti di Ana Silvestre)

Scena quinta

Stessa strada di prima, ma ormai illuminata dalla luce del giorno.

Dino, Amalia.

( Dino cammina da una parte all’altra della strada. )

Dino:

(9)

a Ecco lei! Come arriva tranquilla!

b Io sono tutto un fascio di nervi,

a Con il cervello che a tratti vacilla!

b Ma ormai, cervello, a cosa servi?

a Soltanto la pazzia sembra arzilla!

b Basta con ragionamenti acervi.

c Sentirò prima le sue spiegazioni,

c Poi maturerò le mie deduzioni…

Amalia: Viva e vegeta.

Dino: Accidenti! Dov’eri finita? Vuoi farmi morire? Ho setacciato tutta quest’area, cercandoti. Sono entrato anch’io in quella nebbia densa, ma non vedevo niente. Come stai, Amalia? Ero molto preoccupato! Stavo quasi per chiamare la polizia!

Amalia: Mi dispiace tanto, Dino. Ho provato a chiamarti, ma tu non potevi sentirmi.

Dino: Ho bisogno di un caffè, urgentemente. Meno male che ne ho portato un bel po’, nel termos.
Vieni a sederti. Non lo so se sono sul punto di addormentarmi o di svenire.

(vanno a sedersi sul prato )

Amalia: Mi sento stanca anch’io. Non immagini cosa ho visto.

Dino: Prendiamo prima il caffè, altrimenti non so se riesco a sentirti. Sono distrutto.

(versa il caffè in due bicchierini di carta) Tieni.

Amalia: Grazie. Ottima idea, ci voleva proprio.

Dino: Dov’eri finita? Sei sparita in mezzo a quella nebbiaccia.

Amalia: Ero in un frutteto recintato con dei bei meli a spalliera, in fiore.

Dino: Eh? (guarda quel campo) Lì ci sono solo dei rovi, cara mia. Ti sei graffiata?

Amalia: L’unica cosa che avrebbe potuto graffiarmi , o anche far di peggio, era un’orsa bianca.

Dino: Stai sognando, Amalia? Ma cosa dici?

Amalia: Da un’orsa che poi è diventata una donna. Mi ha baciata sulle labbra. Sicuramente arriva da un altro pianeta.

Dino: Anche sul pianeta Terra ci sono alcune donne che baciano altre donne sulle labbra. Si chiamano lesbiche, nel caso non lo sapessi.

Amalia: La stanchezza ti rende ancora più spiritoso, a quanto sembra.

Dino: Hai la febbre? (le tocca la fronte) Sei freddissima! (si toglie la felpa e la copre)

Amalia: Ti sto dicendo la verità.

Dino: Magari sono io che sto sognando. Vai a vedere che non sono neanche uscito da casa mia e sono ancora sul letto che dormo, sognando, appunto. (a bassa voce) Vorrei davvero che tutto ciò fosse soltanto un sogno.

Amalia: Invece sei qui con me. Si chiama Oreste.

Dino: Stai scherzando? C’è ancora qualcuno che può chiamarsi Oreste?

Amalia: Decisamente spiritoso, stamane.

Dino: Voglio dire, non è mica un nome tanto comune, nei giorni nostri. Ed è un nome maschile, se non mi sbaglio. Comunque questa donna-orso si chiama Oreste. Interessante.

Amalia: Non mi credi, vero?

Dino: Mi sembra una cosa un po’ assurda, ma se tu dici che le cose stiano così…

Amalia: Non mi credi.

Dino: Sei un po’ sconvolta. Quello è sicuro.

Amalia: Ma so quel che dico. Da quanto ho capito, lei sarà il mio aiuto divino.

Dino: Ah! È quindi un essere divino, questa Oreste. Una specie di dea, insomma.

Amalia: Trovo qualcosa di sarcastico nel tuo tono di voce. Comunque sì, potrebbe essere una dea.

Dino: La dea orsa. La dea Oreste. L’orsa Oreste. La dea sbaciucchiatrice. L’Orsa Maggiore. La dea del frutteto. Oreste, la dea celeste.

Amalia: Piantala! Sono stanca.

Dino: ‘E la prima volta che ti sento dire una simile cosa.

Amalia: Cosa?

Dino: Che ti senti stanca. Il cielo è azzurro e inizia a far caldo.

Amalia: Vieni a vedere le nuvole assieme a me.

(si sdraia sul prato, a pancia in su. Dino si sdraia a suo fianco. Si addormentano tutti e due)

voce di Dino:

(10)

a Vuoi vedere che è tutto un sogno?

b Esisterà davvero questa Oreste?

a Oh!, di riposarmi ho ben bisogno!

b Oreste, la grande orsa celeste.

a Bah, è troppa roba per un mandrogno.

b Mi sembrano stupidaggini, queste!

c Oreste non è un nome maschile?

c Sarà quindi una donna virile!

Pubblicato da Francesca Parrilla

Promoter culturale e attrice

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