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“AMALIA” EPICA MODERNA ATTO II Scena quarta (Opera in tre atti di Ana Silvestre)

Scena quarta

Il frutteto, col suo solito aspetto.

Oreste, Amalia, Eroc, Berta.

voce di Dino:

(19)

a Ora bisogna chiarire un po’ tutto!

b Tante cose non ho mica capito.

a Voglio quindi sapere, anzitutto,

b Le risposte a qualche mio quesito.

a Domando: il mondo verrà distrutto?

b Questo tempo è davvero finito?

c Come si passa alla Nuova Era?

c Si trova qui, nella terrestre sfera?

(Berta si trova davanti, nell’angolo sinistro, seduta a tavola, leggendo in silenzio, mentre fa colazione.
Oreste cammina lentamente, guardando delle fotografie che ha in mano. Ogni tanto ne gira qualcuna sotto sopra.
Amalia si avvicina ad un melo e raccoglie una mela, dà un morso.)

(voce) Eroc: Ti piace?

Amalia: Eroc! (si guarda attorno) Dove sei?

Eroc: Sono qui, sull’albero.

(Il melo viene illuminato un po’. Si vede un serpente su un ramo)

Amalia: Sei un bellissimo serpente. Ti ho già fotografato così, come sei ora.

(Oreste le fa vedere una delle fotografie)

Oreste: Eccoti qui. Sei rimasto molto bene, in questa fotografia. Un serpentello molto carino.

(riprende a guardare le altre fotografie)

Amalia: Perché non scendi da quell’albero? Vieni e partecipa alla nostra quotidiana discussione. Oggi parleremo di cose molto importanti, e mi farebbe piacere che ci fossi anche tu. Andiamo a sederci di là. (indica la coperta floreale)

Eroc: Difficile per un serpente riuscire a sedersi. Andate voi, intanto.

Amalia: Verrai anche tu, dopo?

Ettore: Voi sistematevi sulla coperta, poi chiudi gli occhi.

(Oreste e Amalia vanno a sedersi sulla coperta. L’albero sparisce in mezzo alla nebbia. Ne viene fuori Eroc, con una rosa rossa in mano. Va vicino ad Amalia e le sfiora le labbra con la rosa. Oreste, a sua volta, sfiora la rosa con l’indice, allo stesso tempo)

Eroc: ‘E per te.

(Amalia apre gli occhi e prende la rosa, odorandola)

Amalia: Stupendi regali, che mi fai tu.

(Eroc le sorride)

Eroc: Mio generale, lieto di partecipare a questo incontro.

Oreste: Dunque… questa missione non è di certo una passeggiata, ma puoi avere almeno una garanzia da parte nostra: tu passerai alla Nuova Era. Quindi, quando arriva il momento, uscirai da questa caverna. Che tu lo voglia o no. Ma sicuramente lo vorrai.
La tua missione, allora, è quella di convincere un considerevole numero di persone a seguirti. L’attuale era è destinata a concludersi, tra non molto.

Amalia: Quanto tempo abbiamo per svolgere la nostra missione? Quando si concluderà l’attuale era?

Eroc: Questa era finirà fra una dozzina di anni, ma tu hai soltanto qualche settimana per convincere alcuni a seguirti in quella nuova.

Amalia: Così poco tempo! Perché non posso averne di più?

Oreste: Cosa cambierebbe? Devono soltanto seguire il loro istinto.

Amalia: Cosa succederà a chi non vuole seguirmi?

Oreste: Rimane in questa era, senza la possibilità di accedere un giorno a quella nuova. Fra una dozzina di anni la natura si vendicherà dell’uomo, spazzandolo via da questo mondo.

Amalia: E perché non possiamo portare tutti “fuori dalla caverna” (virgoletta con le dita)?

Oreste: Rimanere o partire, cambiare o non cambiare, deve essere una scelta personale. Ognuno ha il diritto di scegliere. Libero arbitrio. Ed è giusto che sia così. Non c’è nessuno là in alto che faccia una selezione dei buoni e dei cattivi da mandare in paradiso o all’inferno. Chi decide di rimanere, vivrà l’inferno. Chi decide di partire, potrà costruire le basi del paradiso.
Tra qualche settimana si aprirà una porta temporale qui, ad Alessandria, e chi varcherà quella soglia passerà alla Nuova Era.

Amalia: E dove si troverà quella porta temporale?

Eroc: Alla Cittadella.

Amalia: A volte tutto ciò mi sembra una celia.

Oreste: Perché?

Amalia: Per diverse ragioni, ma le principali sono:
1. Essere io a dover convincere la gente a varcare quella soglia.
2. Che questa porta temporale sarà proprio qui ad Alessandria, anziché chi sa dove. Di solito, nei film, queste cose succedono sempre in posti diversi, tipo Parigi, New York…

Oreste: Perché sono, appunto, soltanto dei film.

Amalia: Mio Dio!

(Amalia si alza, guarda Oreste ed Eroc e scoppia a ridere, sempre più forte)

Ah ah ah ah ah ah ah ah! Mio Dio!

Eroc: Cosa c’è da ridere?

Amalia: Ho detto “mio Dio”, capisci? Si può continuare ad esclamare una cosa del genere, nella Nuova Era?

Oreste: La gente dice “oddio” con lo stesso atteggiamento di quando dice “merda” o “cazzo”.

Amalia: Dio esiste?

Eroc: Il vostro non esiste più da tanto tempo. Invece il Creatore del vostro demiurgo vivrà per sempre.

Amalia. Non capisco ciò che mi stai dicendo.

Eroc: Questo lo dovrai capire da sola. Anche la scoperta della scintilla divina è un’azione individuale.

Amalia: La cercherò, dentro me. Non vale più la pena parlare di Dio.

Oreste: Saggia decisione. Andiamo avanti con la discussione pertinente alle nostre questioni.

Amalia: Devo quindi convincere un considerevole numero di persone ad entrare in quella porta temporale, che si troverà nella Cittadella. Quale sarà la data precisa?

Oreste: Il 22 dicembre, quando sorge il sole. Rimarrà aperta fino al tramonto.

Amalia: Ma manca giusto poco più di un mese e mezzo!

Eroc: Non sarai da sola. Avrai il tuo esercito. Presto lo conoscerai. È un esercito molto… particolare.

Oreste: Domani ti sarà tutto chiaro. Hai bisogno di un po’ di riposo. Oggi rimani qui, con noi.

Amalia: Ma tra un po’ è giorno!

Oreste: Shht. Rilassati. (le accarezza i capelli e la distende sulla coperta)

Amalia: Oreste?

Oreste: Dimmi.

Amalia: Questo è un sogno eccessivamente bello.

Oreste: Questo sogno ti merita.

(Berta mette il foglio che stava leggendo nella cartella nera, si alza e va via)
(La luce diventa soffusa. Amalia viene accarezzata da Oreste ed Ettore, sensualmente)

voce di Dino:

(20)

a Ah, ho un’altra domanda, in realtà:

b Perché mai Eroc non esce di scena?

a Schifo: un serpente stile Satanà!

b Se la ride pure, come la iena!

a Amalia lo ama? Forse sì, chissà.

b Il mondo è malato, in cancrena.

c Non sia, però, altrettanto fatale,

c Entrare nella porta temporale.

Pubblicato da Francesca Parrilla

Promoter culturale e attrice

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