
Scena sesta
Lo studio di Dino. ‘E giorno.
Dino, Berta.
(Dino entra nella stanza con un giornale in mano e va a sedersi sulla poltrona)
Dino:
(23)
a Ah!, non ho voglia di fare più niente,
b Sono stanco di questa storia grama!
a Dietro questa mia calma apparente,
b Si nasconde una stupida brama,
a Un sentimento ormai deprimente.
b Amalia, sei veramente salama!
c Che stupida sei tu, che non capisci,
c E senza cattiveria mi ferisci…
(Berta bussa alla porta)
Dino: Sì?
(la voce di Berta): Sono io.
Dino: Avanti.
(Berta entra nello studio, con la cartella nera in mano)
Berta: Ho letto tutto. Non pranzi?
Dino: Non ho fame. Mi sento un po’ stanco.
Berta: Ti lascio riposare. (lascia la cartella sulla scrivania e si dirige verso la porta)
Dino: Preparaci piuttosto un caffè. Voglio sapere cosa pensi di tutto quello che hai letto!
Berta: Va bene! Arrivo subito! (esce)
(Dino si alza e va a prendere la cartella. La guarda, se la porta al petto, accarezzandola. Va di nuovo a sedersi, sempre con la cartella contro il petto. Inizia a piangere. Appoggia la cartella sopra il tavolino. Mette la testa fra le mani e piange ancora)
Dino: Basta con queste scene pietose. (si asciuga le lacrime)
(Berta entra con un vassoio fra le mani)
Berta: Ecco il caffè. Ti ho portato due biscotti. Qualcosa dovrai pure mangiare. Cos’hai? Hai pianto?
Dino: Figurati se ho pianto! Prendo solo il caffè, i biscotti non li voglio. Non ho fame.
Berta: Hai gli occhi un po’ rossi, però.
Dino: A causa della stanchezza, Berta. È la stanchezza. Fare il giornalista provinciale è diventato straziante.
Berta: Immagino.
Dino: Ho gli occhi rossi perché sono stanco.
Berta: Va bene, ti credo. Ho capito che non è una scusa.
Dino: Perché difatti non è una scusa. Ho gli occhi rossi perché sono stanco. Devi credermi, così non ti fai dei film, in quella testolina.
Berta: Sei stanco. Punto.
Dino: Sono stanco. (inizia di nuovo a piangere)
Berta: Ma che fai? Piangi?
Dino: Piango e sono stanco! Sono stanco, Berta!
Berta: Che dirti? Riposati! Dormi!
Dino: Non ho bisogno di dormire. Ho bisogno di pace. Solo notizie micidiali, terribili. Non sono nato per raccontare omicidi e suicidi!
Berta: Sicuramente non è piacevole. E piangi solo per questo?
Dino: No. Hai letto tutto?
Berta: Fino all’ultima riga. Mi sembrava di vivere la storia che stavo leggendo. Non sapevo di questa tua dote di poeta e romanziere.
Dino: È la storia che si presta molto a farsi raccontare in questo modo. Mi sento quasi uno scrittore di altri tempi, quando c’erano gli dèi sulla terra.
Berta: Mi piace tantissimo.
Dino: Se i tempi non fossero quelli che sono, potrei forse dedicarmi a scrivere romanzi epici. (sorride)
Berta: Incredibile quel che sta succedendo ad Amalia, e ancora più incredibile quel che sta per succedere a tutti noi!
Dino: Quindi tu ci credi?
Berta: Certo che ci credo. È tutto così… così… pazzesco, sì, ma la storia non fa una piega.
Dino: È priva di senso logico, sotto ogni aspetto.
Berta: E quello che fa l’uomo alla natura e agli altri uomini ha un senso logico?
Dino: No, per niente. Forse neanche la nostra esistenza ce l’ha, pensandoci bene.
Berta: Io voglio avere la possibilità di vedere un mondo migliore. Voglio vivere. Tu cosa farai?
Dino: Questo mondo è sbagliato, lo so. Ma ho paura di quello che troverò nell’altro. Amalia sarà impegnata nella sua opera, con Eroc che le darà una mano.
Berta: Piangi perché sei geloso, Dino. Sei geloso di Amalia? Dimmi la verità.
Dino: Geloso, io? Figuriamoci! Da dove ti vengono fuori queste idee assurde? Io, geloso di Amalia! Pfff! Mi fai quasi venire la voglia di ridere, guarda! (fa un risata palesemente finta)
Berta: Ottimo! Ridi, ridi! Stavi piangendo poco fa, quindi ora ridi, se la cosa ti fa ridere! Se tu non vieni, rimango qui anch’io. Non posso lasciarti qui da solo.
Dino: Tu devi andare. Ero sicuro, fin dall’inizio, che avresti deciso di farlo.
Berta: Se non vuoi venire anche tu, il motivo è solo uno.
Dino: Sentiamo qual è il motivo!
Berta: Sei geloso di Amalia. Non ti aspettavi un rivale.
Dino: Anche se fosse vero ciò che dici, cioè che io sono geloso, i rivali ci sono sempre stati. Mica doveva arrivare Eroc per farmi temere chissà cosa.
Berta: Sappiamo entrambi per quale ragione Amalia preferisce stare da sola, da anni. Magari Eroc, però, le fa cambiare opinione riguardo l’amore. Magari le piace e finiranno insieme.
(Dino si alza e inizia a camminare avanti e indietro, agitato)
Dino: Che odio! Che odio! Serpente di merda! (urlando)
Berta: Sei impazzito? Non ti riconosco più!
Dino: Arriva lui e Amalia non ha più paura di farsi amare! (riprende a piangere)
Berta: Chiunque sa perché Amalia ha chiuso il suo cuore all’amore. Anni fa è successo quel brutto episodio. Mi vengono ancora i brividi quando ci penso.
Dino: Un uomo si suicidò, perché lei lo ha lasciato.
Berta: Già. Diceva sempre che preferiva morire, piuttosto che vivere senza lei. E così è stato.
Dino: Lei era il suo mondo. Andrea era un mio collega, e mi ricordo bene di tutta la vicenda. Amalia soffre ancora per questa fatalità. Una ferita che non guarisce mai.
Berta: Secondo me non c’è niente fra Amalia ed Eroc.
Dino: Dannato serpentello!
(Berta esce)
Dino:
(24)
a Sconfitto, senza alcuna speranza
b Penso soltanto a come morire.
a Prendo una velenosa sostanza?
b Da un treno mi faccio investire?
a Forse il come non ha importanza.
b Sono uno scemo! Devo reagire!
c Ah!, devo invece farmi coraggio!
c Aspettami, mio amore selvaggio!
