QUELLE GEOMETRIE SU TELA/ AW ArtMag
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18 Agosto 2021 Francesco Raffaele Mutti Focus92

RIFLETTORI PUNTATI SU SANDI RENKO
PER L’ARTISTA FARE ARTE SIGNIFICA SPROFONDARE NELLA CERTEZZA DELLA LINEA PREDEFINITA, CONTROLLATA, RIGOROSA
Trieste è da sempre città di confine dalla libertà intellettuale riconosciuta: Sandi Renko, classe 1949, padovano d’adozione ma triestino di nascita, ne respira il fermento culturale proprio quando, tra la fine dei ‘60 e il decennio successivo, contestare ed emergere assumono un significato limitrofo. Vive questi momenti cruciali intriso di un duplice sentire, mai del tutto alieno l’uno dall’altro: quello che lo vuole designer purissimo, quello che lo celebra artista dei più raffinati. In entrambi, Renko mantiene ancora oggi un equilibrio invidiabile tra pura ricerca e funzionalità estetica. In effetti, come ricorda, l’oggetto utile vive per la propria funzione, sebbene rispecchi il sentore dell’epoca che lo ha prodotto e questo sentire non possa essere altro che arte.
ORGANIZZA LO SVILUPPO TONALE SUL CONTRASTO DEGLI OPPOSTI: BIANCO/NERO, VUOTO/PIENO, LUCE/OMBRA
Aderisce quasi naturalmente all’arte programmata, declinata talvolta in optical o in cinetica, all’interno di un più ampio contenitore che è la visual art. Per lui fare arte (programmata) è spogliarsi dell’istintività per sprofondare nella certezza della linea predefinita, controllata, rigorosa. Ne risulta una griglia infinita di soluzioni geometriche bidimensionali le quali, in pieno sviluppo organico, definiscono il mondo che lo circonda attraverso segmenti, sezioni, stringhe, agglomerati di poligoni e figure regolari. Va addirittura oltre: scegliendo il quadrato come forma basica, opera una fusione tra creazione e creatività, garantita dalla solidità intellettuale della figura geometrica e dalle sue infinite traduzioni grafiche.
Il quadrato quindi, sviluppato in relazione alla propria proiezione sul piano bidimensionale, invade lo spazio dando vita, grazie a sovrapposizioni e intrecci, a una texture multiforme in continuo sviluppo: il cubo diviene così illusione pura, stordisce l’occhio con una realtà doppia, tripla, molteplice mentre lo inganna sul suo inizio, sulla sua fine. Il colore completa l’opera, secondo alternanze ritmiche primarie e/o complementari a sollecitare il punto di vista dell’osservatore. Le superfici, le forme, le estroflessioni, le sculture: ogni lavoro di Renko ha dalla sua la semplicità della progettazione. Gli elementi sono essenziali, riconoscibili, misurati.
IL QUADRATO INVADE LO SPAZIO CON SOVRAPPOSIZIONI, INTRECCI, TEXTURE IN CONTINUA EVOLUZIONE
Hanno a che fare con un materiale povero – il canneté, cartone per imballaggi industriali – che, per la sua duplice faccia concava e convessa, ha la capacità di modulare la linea tirata dal pennarello acrilico, dal pennello o dalle chine, secondo vibrazioni luminose nette e ben definite che diventano onde cromatiche a corto, medio e lungo raggio. Proprio nella matrice della figura geometrica, nelle intersezioni del cubo tridimensionale proiettato sul piano, Renko organizza il suo sviluppo tonale, generato dal confronto degli opposti (bianco/nero, vuoto/pieno, ombra/ luce) e determinato con esattezza dalla teoria del colore e da quella delle ombre.
LA VITA
Di origini italo-slovene, Sandi Renko (Trieste,1949) vive e lavora tra Padova e Trieste. Inizia a disegnare all’Istituto d’Arte Nordio, dove impara da maestri come lo scultore Ugo Carà e il designer Marcello Siard, da Miela Reina ed Enzo Cogno, giovani protagonisti dell’avanguardia triestina. All’inizio degli anni ’70 si trasferisce a Padova dove apre uno studio di design, comunicazione visiva e art direction, collaborando con aziende leader nel settore. A Padova conosce Edoardo Landi e, stimolato dal contesto artistico e intellettuale del gruppo N, partecipa a collettive, happening ed eventi estemporanei. Consolida l’affinità con l’arte programmata e l’optical art e definisce così la tecnica e il suo linguaggio artistico. In parallelo continua a progettare design e arte con uguale rigore e metodo, con creazioni di grande pulizia ed equilibrio in entrambi i campi. Incoraggiato da Alberto Biasi intensifica la produzione artistica ed espone con regolarità, in collettive assieme a Sara Campesan, Franco Costalonga, Jorrit Tornquist e altri e in numerose personali in Italia, Slovenia e Austria.









Francesco Raffaele Mutti. Milanese di nascita, toscano di adozione. Appassionato della musica di Prince, dell’animazione giapponese, del cinema di tutti i generi, della letteratura classica, del teatro di Shakespeare e di quella cosa bizzarra chiamata “arte”. Si concentra sull’arte contemporanea perché crede nell’importanza della gallina di domani. Un giorno incontrò Carlo Pepi, che si rivolse a lui e gli disse, con la sua voce sussurrata: “Hai un debole per l’arte”. E ci credeva senza fare domande. Vive nella sua macchina, girando per l’Italia, perché è convinto che la curiosità raramente abbia una fissa dimora

THAT GEOMETRY ON CANVAS/ AW ArtMag
SPOTLIGHTS ON SANDI RENKO
FOR THE ARTIST CREATING ART MEANS SINKING INTO THE CERTAINTY OF A PRE-DEFINED, CONTROLLED AND RIGOROUS LINE
Trieste has always been a border town with recognised intellectual freedom: Sandi Renko, born in 1949, Paduan by adoption but Triestine by birth, he experienced cultural ferment at a time when, between the end of the ‘60s and the following decade, protest and emergence took on a new meaning. He experienced these crucial moments imbued with mixed feelings, never entirely alien to one another: that which wanted him to be a high end designer, and that which celebrated him as a most refined artist. In both, Renko still maintains an enviable balance between pure research and aesthetic functionality. In fact, as he recalls, the useful object lives for its function, even if it reflects the feeling of the era that produced it and this feeling cannot be anything other than art.
HE ORGANIZES TONAL DEVELOPMENT ON THE CONTRAST OF OPPOSITES: BLACK/WHITE, FULL/EMPTY, LIGHT/DARK
He adheres almost naturally to programmed art, sometimes in the form of optical or kinetic art, within a broader container that is visual art. For him, making (programmed) art means stripping away the instinct to sink into the certainty of the predefined, controlled, rigorous line. The result is an infinite grid of two-dimensional geometric solutions which, in full organic development, define the world around him through segments, sections, strings, agglomerates of polygons and uniform shapes. He goes even further: by choosing the square as his basic form, he generates a fusion between creation and creativity, guaranteed by the intellectual solidity of this geometric shape and its infinite graphic transformations.
The square, therefore, developed in relation to its projection on the two-dimensional plane, invades space, giving life, thanks to superimpositions and interweaving, to a rich texture in continuous development: the cube thus becomes pure illusion, stunning the eye with double, triple and multiple realities while deceiving it as to its beginning and end. Color completes the work, in primary or complementary colour patterns which vary according to one’s point of view.The surfaces, shapes, forms, “extroflections” and the sculptures: each of Renko’s works has a simplicity of design. The elements are essential, recognisable, measured.
THE SQUARE INVADES SPACE WITH INTERWOVEN LAYERS AND CONSTANTLY EVOLVING TEXTURES
They have to do with a humble material – corrugated cardboard (canneté) used for industrial packaging – which, due to its double concave and convex surface, has the ability to modulate the line drawn by the acrylic marker, the brush or the Indian ink, according to clear, well-defined luminous vibrations that become short, medium and long range chromatic waves. It is precisely in the matrix of the geometric shape, in the intersections of the three-dimensional cube projected onto the plane, that Renko organises his tonal development, generated by the contrast between opposites (black/white, full/empty, light/dark) and precisely determined by the theory of colour and shadow.
LIFE
Of Italian/ Slovenian origin, Sandi Renko (Trieste, 1949) lives and works between Padova and Trieste. He started drawing while at the Nordio Institute of Art where he learned from teachers such as the sculptor Ugo Carà, the designer Marcello Siard, Miela Reina and Enzo Cogno, young leaders in the avant guard of Trieste. At the beginning of the seventies, he moved to Padova where he opened a design studio which specialized in visual communication and art direction and collaborated with business leaders of the sector. In Padova he met Edoardo Landi and stimulated by the artistic and intellectual group N, he participated in collectives, happenings and outdoor exhibitions and events. He consolidated his affinity with programmed and optical art, thus defining his technique and artistic language. At the same time, he continued design and art projects with equal rigour and technique, with creations of great clarity and balance in both fields. Encouraged by Alberto Biasi, he intensified his artistic production and regularly exhibited in group shows with various artists including Sara Campesan, Franco Costalonga, Jorrit Tornquist as well as in numerous one-man shows in Italy, Slovenia and Austria.
Francesco Raffaele Mutti. Milanese by birth, Tuscan by adoption. He is mad keen on the music of Prince, Japanese animation, cinema of all genres, classical literature, Shakespeare’s theatre and that bizarre thing called “art”. He focuses on contemporary art because he believes in the importance of the hen of tomorrow. One day he met Carlo Pepi, who turned to him and said, in his whispered voice, “You have a bent for art”. And he believed it without asking questions. He lives in his car, driving around Italy, because he is convinced that curiosity rarely has a fixed abode.
