Arcangelo Migliaccio “Un Corpo nuovo”, intervista di Lia Tommi. 2° parte

Arcangelo Migliaccio “Un Corpo nuovo”, intervista di Lia Tommi. 2° parte Alessandria today: Per la rubrica incontri con gli autori, Lia Tommi intervista Arcangelo Migliaccio, scrittore eautore di “Un Corpo nuovo”.

Arcangelo Migliaccio “Un Corpo nuovo”, intervista di Lia Tommi. 2° parte

Arcangelo Migliaccio “Un Corpo nuovo”, intervista di Lia Tommi. 1° parte

Arcangelo Migliaccio “Un Corpo nuovo”, intervista di Lia Tommi. 1° parte Alessandria today: Per la rubrica incontri con gli autori, Lia Tommi intervista Arcangelo Migliaccio, scrittore e autore di “Un Corpo nuovo”.

Arcangelo Migliaccio “Un Corpo nuovo”, intervista di Lia Tommi. 1° parte

UN’ESTETICA DELL’INFINITO

Elisa Cella e Silvia Serenari

Dal 3 ottobre al 7 novembre 2021
Spazio heart
Via Manin 2, Vimercate, Mb

Inaugurazione domenica 3 ottobre, ore 18.30

La mostra
Le ricerche di Elisa Cella e Silvia Serenari hanno in comune una presenza quasi ossessiva della forma circolare. È questa la suggestione da cui ha origine questo progetto che mette in dialogo due personalità per molti aspetti assai diverse: un’unica figura geometrica per raccontare due mondi artistici e interiori quasi agli antipodi.
Alla ritualità sciamanica di Silvia risponde il rigore matematico di Elisa, alla visione onirica della prima, lo sguardo scientifico della seconda.
Entrambi immersi in un silenzio avvolgente, entrambi capaci di trasportare lo spettatore in uno spazio sospeso, ordinato, entrambi portatori di significati e riferimenti complessi e motivati, i lavori della Serenari e della Cella paiono rafforzarsi vicendevolmente, producendo con il loro incontro un effetto di notevole intensità.

Se Silvia basa le proprie ricerche sullo studio di filosofie orientali, mitologie, teologia e cosmologia, Elisa attinge alle proprie conoscenze scientifiche. Un dialogo tra due visioni che rimanda a suggestioni leonardesche e all’approccio Rinascimentale alla conoscenza, con quel continuo incontro e intreccio tra scienza, alchimia, magia, architettura, poesia, anatomia, filosofia… Luoghi in cui i sogni incontrano la realtà e viceversa, in un continuo scambio osmotico tra ciò che è tangibile e ciò che non lo è.

Elisa Cella porta in mostra, oltre a una serie di opere pittoriche di diversa datazione, anche alcune opere tridimensionali, a testimoniare il suo recente interesse per la scultura e l’installazione e per la sperimentazione di materiali diversi, quali il metallo e il plexiglass.
Silvia Serenari, invece, oltre a opere delle serie Anima Arboris, Anima Urbis, Fluctuationem meam, Iter Mysticum e Iter perfectionis, propone anche una serie di video, forma espressiva da lei molto (e ben) frequentata.

La mostra allo Spazio heart, dunque, mette in dialogo due personalità artistiche differenti, preservandone le singole identità ed esaltando particolari aspetti della loro interessante ricerca.

Le artiste
Silvia Serenari è nata a Piombino nel 1974. All’età di vent’anni inizia un percorso di ricerca artistica e spirituale che la porta a frequentare vari centri di meditazione e a iscriversi alla facoltà di Filosofia di Pisa. Nel 2000 si trasferisce a Roma e, parallelamente alla ricerca artistica ed agli studi, inizia a lavorare stabilmente con una compagnia di teatro, occupandosi, oltre che delle scenografie e dei costumi, della parte organizzativa e saltuariamente di performance sul palcoscenico. Per 3 anni ha operato in teatri prestigiosi come: Argentina e Vascello di Roma, Caio Melisso di Spoleto, “Degli Avvaloranti” di città della Pieve. Nel 2008 si è tenuta la sua prima mostra personale di rilievo: “Anima Urbis, Iter Perfectionis” nella galleria Dora Diamanti arte contemporanea di Roma. A seguire mostre personali e collettive in spazi pubblici e privati in Italia ed all’estero, tra le quali ricordiamo: Gilda Contemporary Art di Milano, E3 artecontemporanea di Brescia, la Galleria Roberto Peccolo di Livorno, l’antico Monastero di Missaglia, il Museo Civico di Chiusa, il Must, museo del territorio di Vimercate, Il Palazzo dei Priori di Viterbo, il Museo Pietro Canonica di Roma, la Stazione Palais-Royal di Parigi, la Kamalnayanan bajaj Art Gallery di Mumbay, il Castel Sant’Angelo di Roma.
E’ stata finalista al: premio Terna 01, al Gemine Muse, a due edizioni del Premio Combat e, selezionata con i lavori video, in varie edizioni del premio Musae.
Silvia Serenari è un’artista visionaria e spirituale, alla ricerca dell’anima nel mondo visibile e invisibile. Dal ‘95 segue un cammino personale intriso di filosofia, esoterismo, simbolismo alchemico e magia, con l’intento di avvicinare quel meraviglioso mondo visionario al suo percorso artistico, creando così un lavoro denso di spiritualità e richiami al sacro.
Le sue opere mostrano un forte legame con atmosfere legate alla sacralità sia della cultura occidentale sia di quella orientale.

Elisa Cella è nata a Genova nel 1974 e vive e lavora a Monza (MB). Si è diplomata al liceo scientifico ed ha studiato Matematica all’Università Statale di Milano. Ha iniziato a disegnare su carta nel 1999, quindi a dipingere e più di recente a lavorare ad installazioni e sculture.
Il suo lavoro fin da subito si caratterizza con la costruzione di immagini partendo dalla ripetizione di cerchi di varie dimensioni. Quando sono dipinti o disegnati, si tratta di cerchi realizzati a mano libera, in cui il controllo e l’imperfezione sono entrambi dati fondamentali. Le immagini che rappresenta sono di solito di ispirazione biologica e rimandano a considerazioni filosofiche e gnoseologiche. Il mistero e lo stupore per la bellezza, fusi con la ricerca della conoscenza, sono il motore del suo lavoro.
Suoi lavori appartengono alle collezioni del MAC di Lissone, della Rocca di Umbertide, del Museo di Villa Croce di Genova, della Civica Raccolta del Disegno di Salò e del Castello Chiaramontano di Racalmuto.
Nel 2021 ha vinto Master Artist a cura di Giacinto Di Pietrantonio, Luca Rossi e Marco Rosa ed è stata finalista di Exibart Prize 2020.
Fra le sue personali ricordiamo Tre Artiste Tre alla Rocca di Umbertide (PG), a cura di Giorgio Bonomi, L’impossibilità del reale alla Galleria Villa Contemporanea di Monza (MB), a cura di Leda Lunghi e Sensazione Concava alla Galleria E3 Arte Contemporanea a Brescia, con testo di Alberto Rigoni.
A cura di Simona Bartolena ed Armando Fettolini ha partecipato a 7, I Temi dell’Arte: Autoritratto + Nudo e Figura, La Bellezza Resta. ed Innaturalismi.
Ha partecipato alle performance di Alex Sala Logout ed Un minuto di silenzio.
Elisa Cella fa parte del collettivo L’ora di Mosca e partecipa alle mostre del gruppo al Castello di Casale Monferrato (AL) ed alla Rocca di Umbertide (PG).
Fra le sue collettive dell’ultimo anno ricordiamo Esercizi di purezza alla Galleria Villa Contemporanea a Monza, +Divenire, Dove inizia il nuovo esodo alla Chiesa Museo di San Francesco al Festival di Corciano (PG), a cura di Gabriele Perretta e Rinascite – La società del rischio al BACS di Leffe (BG), a cura di Patrizia Bonardi.

Un’estetica dell’infinito

una mostra di heart – pulsazioni culturali
in collaborazione con Ponte43

a cura di Simona Bartolena e Armando Fettolini

Spazio heart
Via Manin 2
Vimercate, Mb

dal 3 ottobre al 7 novembre 2021
inaugurazione domenica 3 ottobre, ore 18.30

orari di apertura
sabato e domenica dalle 16.00 alle 19.00
e in occasione degli eventi in calendario

catalogo in mostra

per info:
associazioneheart.it
@associazioneheart
info@associazioneheart.it

CONFERIMENTO DEL TITOLO DI CAVALIERE DELL’ORDINE AL MERITO DI SAVOIA A FABRIZIO PRIANO

In occasione della ricorrenza di S. Maurizio Martire, protettore di Casa Savoia, mercoledì 22 settembre, alle 18,00, nella Chiesa della Madonna del Rosario in Occimiano e’ stata officiata una Santa Messa dal cappellano, Don Gianpaolo Cassano.
Al termine della Santa Messa il Vicario di Alessandria degli Ordini Dinastici della Real Casa di Savoia Comm. Alessandro Medici ha consegnato i Diplomi e le Benemerenze Concesse da Vittorio Emanuele.
E’ stato conferito il titolo di Cavaliere dell’Ordine al Merito di Savoia concesso “Motu Proprio” da Vittorio Emanuele a Fabrizio Priano per essere stato il primo firmatario della Mozione che e’ stata approvata dal Consiglio Comunale di Alessandria con Delibera 74/90833 dell’undici di ottobre 1999 ed ha portato l’intitolazione di una piazza della Città a Mafalda di Savoia.
La cerimonia si è svolta nella suggestiva cornice del Seicentesco Coro Ligneo della Chiesa della Madonna del Rosario sotto ad uno splendido dipinto raffigurante la Battaglia di Lepanto.
Nella lettera con la quale è stato comunicato il conferimento del titolo a Fabrizio Priano, il Delegato del Piemonte degli Ordini Dinastici della Real Casa di Savoia Cav. Gr. Cr. Nob. Dott. Carlo Buffa dei Conti di Perrero ha scritto:”Caro Confratello dr. Fabrizio Priano,
Sono assai lieto di comunicarLe che, essendomi pervenuto il parere favorevole della Giunta degli Ordini Dinastici di Casa Savoia, alla sua nomina a Cavaliere dell’Ordine al Merito di Savoia, Le sarà inviata tra breve, a casa, una lettera dalla Cancelleria….. Mi complimento molto con Lei. Così abbiamo anche  segnato nella pagina storica della Real Casa, il suo impegno per quanto aveva fatto,   per dedicare un ricordo alla Principessa Mafalda.”
Fabrizio Priano ha dichiarato:” Ringrazio Il Dott. Carlo Buffa di Perrero e il Dott. Alessandro Medici per la nomina che mi onora, in modo particolare perché concessa “Motu Proprio’
La nomina in realtà risale allo scorso anno ma le note vicende legate alla pandemia hanno impedito di svolgere Il Capitolo Generale degli Ordini Dinastici all’interno del quale vengono solitamente conferite le Benemerenze, e quindi si è optato per lo svolgimento di Cerimonie locali come questa del Vicariato di Alessandria che ha permesso a molte persone di conoscere e visitare questa splendida chiesetta barocca del XVII sec, fondata dal Marchese di Monferrato Guglielmo IX Paleologo; con un’inusuale disposizione “L rovesciata”, un bel coro ligneo seicentesco e alcune pregevoli tele, tra cui quelle di Bernardino Lanino, P.F. Guala e di A. Oliva, che dimostra quante bellezze ancora poco conosciute abbiamo nell’alessandrino” .

10 GIORNI DI ISLANDA di Elisa RACCAGNI ph

L’Associazione Culturale Libera Mente-Laboratorio di Idee

ha organizzato

(nel rispetto della normativa vigente  contro la diffusione del Covid-19)

   presso

CAFFÈ ALESSANDRINO Piazza Garibaldi,  39 – Alessandria    Tel. 0131-441903

       la mostra

“10 GIORNI DI ISLANDA ”

          di Elisa RACCAGNI

Inaugurazione Venerdì 24 settembre 2021 alle ore 16, 30

          Progetto ARTE DIFFUSA

 

Fabrizio PRIANO

Presidente dell’Associazione Culturale  Libera Mente-Laboratorio di Idee ha commentato :

 “Con la  mostra dedicata alla fotografa Elisa RACCAGNI , riprendono gli appuntamenti del Progetto ARTE DIFFUSA, eventi dedicati all’Arte presso alcuni locali della nostra Città. Elisa RACCAGNI espone alcuni scatti che ci portano in Islanda, permettendoci di vedere paesaggi e vivere atmosfere uniche comodamente seduti al bar mentre gustiamo il nostro caffè. L’esempio migliore di quello che è lo spirito del progetto di Arte Diffusa  ”.

Biografia di Elisa RACCAGNI

Nasco a Pavia nel 1985, ma vivo in Alessandria da oltre 25 anni. Laureata in Scienze Ambientali, lavoro come ricercatrice nell’ambito della chimica verde. Amante della fotografia dai tempi del liceo, mi diletto sia con la fotografia di paesaggi sia con la street photography.

Titolo.

10 giorni di Islanda.

 

10 giorni di Islanda

10 giorni di nebbia e pioggia

10 giorni di oceano e spiaggia nera

10 giorni di cascate e vento

10 giorni col naso all’insù

… e poi…

1 notte surreale

1 notte di aurora boreale

1 notte di emozione, di musica avvolgente, di colori accesi e vibranti.

1 notte indimenticabile.

 

Dopo giorni di interminabile pioggia e vento, cadute nel fango e acqua sull’obiettivo, finalmente uno spiraglio nel cielo. Salutiamo l’albergo che doveva ospitarci e ci dirigiamo verso il monte Kirkjufell. Qui il cielo si è illuminato di verde, viola, blu… L’aurora ci ha avvolto e con la sua musica ci ha cullato per l’intera notte. Ebbene sì perché l’aurora è in continuo  movimento, è viva. Come l’acqua dell’oceano che ci bagnava ogni volta che provavamo a fotografarlo, come i ghiacci che ogni giorno dipingevano un quadro diverso. L’unica cosa che rimane imperturbabile sono i miei riflessi. Questa volta di Reykjavik.

 


 

 

 

 

 

 

 

“10 GIORNI DI ISLANDA ”, di Elisa Raccagni, a cura di Libera-Mente Laboratorio di Idee

L’Associazione Culturale Libera Mente-Laboratorio di Idee organizza (nel rispetto della normativa vigente  contro la diffusione del Covid-19)      presso CAFFÈ ALESSANDRINO Piazza Garibaldi,  39 – Alessandria    Tel. 0131-441903        l’inaugurazione della mostra “10 GIORNI DI ISLANDA ”           di Elisa RACCAGNI Venerdì 24 settembre 2021 alle ore 16, 30 […]

“10 GIORNI DI ISLANDA ”, di Elisa Raccagni, a cura di Libera-Mente Laboratorio di Idee

“ CONCERT FOR CHOIR AND SOLOIST AT THE  CASTLE ” presso il Castello di Sartirana PV Italy

Associazione culturale Iside C.F.  96049210063 Piazza Garibaldi,  44-  15121  Alessandria Email  cultura.iside@gmail.com Cell +393496695859

Alessandria, 20 settembre 2021 

“ Concert for Choir and Soloist at the  Castle ”

Domenica 26 settembre 2021 alle ore 18,00   (nel rispetto della normativa vigente  contro la diffusione del Covid-19),

il Gruppo Artistico alessandrino Ostinata Passione in collaborazione con il Laboratorio Acustico-corale di Alessandria presenta  presso il Cortile d’Onore del Castello di Sartirana (PV)    “Concert for Choir and Soloist at the Castle”  che prevede alcuni tra  i brani più famosi tratti da film di successo.   

Solisti:

Alessandra Arca

Gianni Braggion 

Alessandro Branchini

Monica Bursi 

Giampiero Campese 

Katia Ciuccio

Marika De Paola

Barbara De Santi

Liliana Giovannini

Alessandra Gulshat  Kamaltdinova

Alice Ravelli 

Il coro nelle voci di:

Gianni Braggion

Giampiero Campese

Katia Ciuccio

Marika De Paola

Barbara De Santi

Grazia Mangione

Francesca Parrilla

Alice Ravelli

Rosalia  Tomasino

Direzione Monica Bursi

Breve presentazione della compagnia:

Il    curriculum         artistico             del          Gruppo      “OSTINATA     PASSIONE”        annovera,            oltre

all’interpretazione di grandi classici che ripercorrono la storia del musical, l’allestimento di opere musicali di grande qualità artistica. Ad oggi sono state messe in scena, tra il 2011 ed il 2015, “Notre Dame de Paris”, “Giulietta e Romeo”, “Dracula”, “Jesus Christ Superstar”, “Tosca”, “Evita”.

Il gruppo si avvale anche della collaborazione di prestigiosi nomi del panorama italiano e mondiale del musical quali MARCO GUERZONI ed EMANUELE BERNARDESCHI interpreti storici del personaggio di Clopin, re degli zingari, nell’opera di Riccardo Cocciante “Notre Dame de Paris” e ultimamente ha accolto VITTORIO MATTEUCCI, quale ospite di prestigio all’ultimo spettacolo tenutosi nel mese di aprile 2015 al Teatro Alfieri di Asti. Mattia Inverni nel ruolo di Gringoyre all’apertura del progetto SIPARO della Sala Ferrero del Teatro Comunale a maggio del 2016. 

L’Associazione Culturale “ISIDE”, iscritta all’Albo delle associazioni del Comune di Alessandria, costituita nel 2011, appoggia un progetto culturale che fonde musica, teatro e danza nella molteplicità dei loro aspetti rappresentando significativi momenti di aggregazione e di crescita socio-culturale che possono fungere da veicolo trainante per affiancare il volontariato nelle sue molteplici forme dando valore fondativo del suo saper essere, nei valori che rappresenta e nella funzione di sviluppo della solidarietà e nella creazione di beni razionali. 

 

Il “Laboratorio Acustico-corale”   offre a chi partecipa di  acquisire la tecnica giusta per ottenere soddisfazione nell’esecuzione del brano. 

Inoltre la musica d’insieme e la partecipazione attiva  sul palco scenico gratifica e promuove la crescita ed il benessere spirituale dell’individuo.

L’attività del Laboratorio Acustico-corale si svolge  presso la sede dell’Associazione, un salotto musicale per accogliere ogni aspirazione di diventare un artista.

I contatti sulla pagina Facebook “Scuola di Canto e formazione al Musical”.

La vocal coach  Monica Bursi dichiara : È un laboratorio di sperimentazione del suono e della musica d’insieme dove conta solo la voglia di fare e la passione. Non conta l’esperienza né la preparazione. Basta volerlo e… Musica sia!!!

Il Presidente

Gianni BRAGGION 

Sotto :

LOCANDINA 

MONICA BURSI VOCAL COACH 


 

“AMALIA” EPICA MODERNA ATTO I Scena sesta (Opera in tre atti di Ana Silvestre)

Scena sesta

Lo studio di Dino. Buio.

Dino, Berta.

(Sono seduti sulle poltrone. Riflettore su Dino)

Dino:

(11)

a Sembrava tutto molto ridicolo.

b Pareva una bestia senza testa!

a Ahimè, sento quasi il pericolo

b Che provocherà questa gran tempesta!

a Maledetta storia senza titolo!

b Una storia che la ragione molesta!

c Pensare che lì vuole ritornare,

c E io non la potrò mica fermare!

(si spegne il riflettore e si accende il paralume)

Berta: Che storia incredibile!

Dino: Da quel giorno non ho più avuto pace. Ormai non so più cosa voglia dire dormire tranquillo. Amalia torna lì tutti i giorni, e non vuole la mia compagnia. Vuole andare sempre da sola.

Berta: Perché?

Dino: Dice che sia inutile che io vada. Le metto ansia e non gradisce le mie battute spiritose.

Berta: Magari ha anche ragione…

Dino: Grazie, Berta. Mi fa piacere che anche tu sei contro me.

Berta: Non fare il drammatico. Quindi non sai cosa sia successo da lì in poi?

Dino: Amalia mi racconta tutto, e mi porta ogni tanto qualche prova. Frutti raccolti nel frutteto dell’Eden. Dice che non si sente nell’obbligo di provarmi niente, ma mi porta le prove lo stesso perché le dispiace vedermi così.

Berta: Così come?

Dino: Confuso e agitato. Se è vero tutto ciò che mi racconta, ed è anche possibile che lo sia, ancora pochi mesi e ci sarà un cambiamento. Questo cambiamento mi turba, mi spaventa. Per ciò cerco di convincermi che Amalia mi stia raccontando una storia che esiste soltanto nella sua testa.

Berta: Giudicandola matta.

Dino: Assolutamente no! Non lo farei mai!

Berta: Ma preferisci pensare che Amalia sia impazzita, piuttosto che prendere sul serio ciò che dice. Però hai appena detto che è possibile che la storia sia vera. Ti contraddici.

Dino: No. Ho detto, appunto, che c’era la possibilità che sia vera. Non ho detto che lo sia. È diverso.

Berta: Ma cerchi di convincerti che non lo sia.

Dino: Ci pensa già Amalia a fare il contrario.

(Berta prende le albicocche in mano)

Berta: Queste sono una prova dell’esistenza del frutteto?

Dino: A quanto pare di un frutteto che produce frutti di ogni tipo, a prescindere della stagione in corso. Come se lì le stagioni si verificassero tutte allo stesso tempo, maturando cachi e ciliegie contemporaneamente.

Berta: Forse perché il tempo, in quel frutteto, non esiste.

Dino: Fai anche tu la filosofa, adesso?

Berta: Se per essere filosofi basta dire una cosa del genere, allora fare il filosofo è una roba da niente.

Dino: In quel terreno non si vede alcuna traccia di alberi da frutta. Non possono crescere durante la notte e fare frutti all’alba, per poi sparire quando sorge il sole.

Berta: Se non esiste il tempo, magari non esiste neanche lo spazio.

Dino: Ti prego, risparmiami almeno tu! Sono tornato lì, durante il giorno, e non ho visto altro che rovi e gramigna. Se passi lì al tramonto, vedi anche i caprioli.

Berta: Andrei anch’io a vedere quel posto misterioso, ma sai che ho paura di uscire di casa.

Dino: Prima o poi lo dovrai fare.

Berta: Lo so. E di quale cambiamento si tratta? Oreste ha fatto qualche profezia?

Dino: Mi dà fastidio già solo a sentire quella parola!

Berta: Profezia?

Dino: Sì sì! Quella! Oreste, la profeta! Ora sì che sono a posto! Bella roba! Non si scherza con queste cose.

Berta: Ma cosa ti prende? Se hai detto prima che ci sarà un cambiamento, e dal modo in cui l’hai detto sarà molto grande, sicuramente lo hai saputo da Amalia. Chi lo ha detto ad Amalia? Oreste.

Dino: Elementare, caro Watson.

Berta: Di qual cambiamento si tratta?

Dino: Non ne voglio parlare. Mangia quella frutta. Frutta del genere non la trovi più da nessuna parte. Più biologica di così credo sia impossibile. Da settimane che mangio letteralmente le prove.

Berta: (mangiando la frutta) Hai proprio ragione. Frutta così non la trovi più. E mangiare albicocche, buone o grame che siano, in questa stagione, è una cosa ancora più insolita. Quindi Amalia ti porta questa frutta per provarti l’esistenza del frutteto. E come mai io non mi sono accorta di niente? Com’è possibile che mi sia sfuggita una cosa del genere? Strano.

Dino: Perché le ho chiesto di non portarmela a casa, giacché la cosa non ti sarebbe passata inosservata. .
Di solito mi porta queste “prove” (virgoletta con le dita) nel mio ufficio, in redazione. All’inizio aveva la sfida nello sguardo.

Berta: Ora, invece?

Dino: ‘E stranamente serena. Arriva con un bel sorriso sulle labbra, mi racconta quel che vuol raccontarmi, mi lascia la frutta e mi dà un bacio sulla fronte.

Berta: Ah! Immagino che almeno quello ti piace!

Dino: Non dire sciocchezze. Ho un compito, io.

Berta: Ah sì? E qual è, di grazia? Assaggiare la frutta?

Dino: Non fa ridere.

Berta: Volevo solo farti sorridere. Qual è il tuo compito? Racconta.

Dino: ‘E quello il mio compito.

Berta: Eh?

Dino: Il mio compito è raccontare, appunto. Mi ha chiesto di scrivere tutto quanto mi racconta. Mentre mi parla degli incontri con Oreste, io prendo appunti. Sono una sorta di narratore delle imprese di Amalia. Un Omero, insomma… Se non fosse per la possibilità che tutto ciò sia vero, la cosa mi piacerebbe molto di più. ‘E senza dubbio una bella storia. Potrei forse vincere un premio, per il libro che ne verrà fuori!

Berta: Quindi tu hai scritto tutto quanto? Sai cosa voglio chiederti…

Dino: Sapevo che non avrei dovuto dirti niente. Come faccio io adesso a sfuggirti?

Berta: Appunto! Come fai? Non ce la fai! Ti prego! Sai che ti puoi fidare di me.

Dino: Perché hai un interesse così morboso per questa storia? Potevi scegliere di non avere altri problemi per la testa.

Berta: Sento l’odore di speranza, in questa storia. Speranza. Ne ho bisogno. Se ci sarà un grande cambiamento, sento che sarà in meglio. Altrimenti avrebbe usato altre parole, al posto di cambiamento.

Dino: Tipo?

Berta: Sei tu che ti guadagni da vivere con le parole.

Dino: Catastrofe. Fine del mondo. Disastro.

Berta: Bravissimo. (prende un giornale) Senti (legge ad alta voce): disoccupato uccide la moglie e i due figli, di otto e dodici anni; la città è invasa dai ratti; protesta studentesca finisce in un mare di sangue; sindaco dà le dimissioni: Comune allo sbaraglio; sparatoria in centro colpisce un bambino: prognosi riservata.
E queste notizie sono soltanto quelle a livello provinciale, pubblicate sul tuo giornale. Apriamo un giornale di tiratura nazionale e ce ne sono di tutti i colori. Guerre, disastri ambientali, e chi più ne ha più ne metta.

Dino: Bastano già le nostre notizie a farci paura.

Berta: Quindi?

Dino: Quindi cosa?

Berta: Fammi leggere le cose che hai scritto. Non esco più di casa, con paura di tutto e di tutti. Non negarmi la possibilità di coltivare la speranza.

Dino: Perché non coltivi l’insalata, i pomodori, roba così?

(Apre il cassetto della scrivania con la chiave che ha in tasca. Prende una cartella nera e la consegna a sua sorella)

Dino: I fogli sono numerati, ma non sparpagliare tutto. Ho tutto in una chiavetta, ma stai attenta lo stesso.

Berta: Grazie, fratellino.

Dino: Andiamo a dormire. Buonanotte.

Berta: Buonanotte.

(Berta esce dallo studio. Dino gira le spalle verso il pubblico)

Dino:

(12)

a Ora che lo sa anche mia sorella

b Mi sento un po’ più leggero, direi!

a Povero me, smarrita pecorella,

b Sono tanto perso nei pensieri miei.

a Chissà che fine avrà ‘sta novella,

b Repleta di allieni oppure dèi!

c Le auguro una buona lettura!

c Si emozionerà, addirittura!

7 – L’ARTE RACCONTA I SETTE VIZI CAPITALI presso Teatro Binario 7, Monza – Italy

un progetto di
Ponte43
in collaborazione con
heart-pulsazioni culturali

heart – PULSAZIONI CULTURALI

vi invita all’inaugurazione di una nuova tappa di

7 L’arte racconta i sette vizi capitali

a cura di Simona Bartolena e Armando Fettolini

16 settembre – 19 dicembre 2021

Teatro Binario 7 via Turati, Monza

Inaugurazione giovedì 16 settembre

ore 20.30 presentazione della mostra

a seguire: performance .Logout

con Alex Sala, Elisa Cella, Silvia Del Grosso, Antonella Gerbi

(ingressi contingentati secondo le normative vigenti)

Dopo lo straordinario successo nella sede di Missaglia, torna 7,  la collettiva dedicata ai Vizi capitali. Questa volta ad accoglierla saranno gli spazi inconsueti ma ospitali del Teatro Binario7 di Monza.

Come altri nostri progetti simili da noi proposti in passato 7 è una mostra corale, composta dall’opera di artisti tra loro molto diversi. Ma se nelle precedenti esperienze gli artisti coinvolti venivano selezionati dai curatori in virtù del loro percorso e della loro frequentazione di un tema specifico, questa volta sono stati gli artisti invitati a scegliere dove collocarsi e in quale contenitore stare. Ad ognuno il proprio peccato.

Ciascuno ha deciso anche con quale approccio affrontare il vizio che ha scelto per sé: atto d’accusa o ammissione di colpa? Critica sociale o autoanalisi? …Un gioco ironicamente serio, una sfida che necessita di sincerità e trasparenza, un’indagine artistica che finisce con il diventare una mappatura sociale e antropologica.

Non ci siamo dati schemi. Non abbiamo fatto previsioni. Non abbiamo voluto immaginare, né tanto meno suggerire o influenzare, le scelte dei singoli artisti. Nessun limite di tecnica, linguaggio, stile, approccio al tema.

Il progetto prende forma dall’accostamento dei singoli contributi, che compongono un mosaico leggibile solo nella visione di insieme. In un anno di celebrazioni dantesche, un omaggio al viaggio negli inferi del sommo poeta e al suo sguardo sempre attuale sull’Umanità.

Gli artisti della mostra

Davide Balossi, Claudio Beorchia, Isabella Beretta, Enrico Bernasconi, Sergio Besutti, Isabella Bettinelli, Bruno Biffi, Piera Biffi, Maurizio Bonfanti, Raffaele Bonuomo, Walmer Bordon, Gildo Brambilla, Giovanni Bucher, Silvana Castellucchio, Elisa Cella, Andrea Cereda, Giovanni Cerri, Chiò, Ghita Choujae, Silvia Cibaldi, Angela Corti, Giulio Crisanti, Umberto Crisciotti, Adelaide Crivellaro, Daf, Dellaclà, Franco Donaggio, Anna Donati, Paolo Facchinetti, Alessandro Favini, Federica Ferzoco, Antonella Gerbi, Roberto Ghezzi, Enrico Giudicianni, Injoe, Alessio Larocchi, Silvia Manazza, Carlo Mangolini, Annalisa Mitrano, Ettore Moschetti, Elena Mutinelli, Margareta Niel, Giacomo Nuzzo, Lorenzo Pacini, Luca Panucci, Sara Parolini, Luciano Pea, Cristiano Petrucci, Daniele Poli, Dolores Previtali, Nicolò Quirico, Alex Sala, Silvia Serenari, Giovanni Sesia, Kim Sommerschield, Alessandro Spadari, Elisabetta Tagliabue, Matteo Tenardi, Giovanna Torresin, Manuela Toselli, Vera Pravda, Armanda Verdirame, Marta Vezzoli, Nicola Zaccaria, Maria Chiara Zarabini.

Orari di apertura

La mostra è visitabile negli orari di apertura degli spazi del Teatro Binario7.

catalogo in mostra

Ai sensi dell’Art. 13 del D.LGS 196/2003 vi informiamo che il vostro indirizzo di posta elettronica è nei nostri archivi in conseguenza di precedenti comunicazioni intercorse. Potete annullare la vostra iscrizione in qualsiasi momento mandando un messaggio con oggetto

I vizi
La definizione dei sette vizi capitali risale al Medioevo, con le dottrine di Giovanni Cassiani, monaco vissuto tra il IV e il V secolo, e, nel secolo successivo, di Gregorio Magno, basate, probabilmente, sulla prima lettera di San Giovanni.
I vizi vennero detti “capitali” perché da essi discendono tutti i peccati nei quali può cadere l’uomo. San Giovanni parla di “concupiscenza”. Dalla concupiscenza della carne derivano la lussuria e l’intemperanza, dalla concupiscenza degli occhi l’avarizia, da quella dello spirito la superbia, l’accidia, l’invidia e l’ira.
Ben presto i sette vizi capitali si diffondono nell’iconografia artistica, dapprima raccontati attraverso la loro punizione infernale (complice anche la Commedia dantesca) e poi anche come allegorie autonome. Tra le rappresenta-zioni più note ci sono senza dubbio quelle realizzate da Giotto nella Cappella degli Scrovegni e quelle di Bosch nel celeberrimo dipinto oggi conservato al Prado di Madrid (I sette peccati capitali, 1475-1480), ma il soggetto non ha smesso di affascinare i pittori anche nei secoli successivi, inesauribile fonte di immagini e fantasie tanto spaventose quanto seducenti.

Lussuria: Nel Medioevo lussurioso era considerato qualsiasi attaccamento ai beni terreni (in opposizione alla virtù della temperanza) e non solo il vizio carnale. Quando, già nel Rinascimento, l’appagamento dei sensi è guardato con molta più indulgenza, la lussuria perde progressivamente di gravità, finendo con il diventare il peccato più tollerabile. Per questo l’allegoria della Lussuria è spesso immaginata come una donna bellissima, accompagnata da animali considerati lussuriosi, quali il coccodrillo e il coniglio.

Gola: Considerata peccato solo in quanto contraddice la modestia e la morigeratezza proprie di una vita virtuosa, la Gola nella tradizione è per eccellenza il peccato delle classi più alte, che si possono permettere il lusso dell’abbondanza di cibo. Accompagnata da un orso o da un maiale, considerati animali golosi, l’allegoria della Gola ha spesso un collo molto lungo e un ventre molto grande. Il più triviale tra tutti i vizi non necessita di simbologie particolari: tra tutti i peccati è quello che trasforma in modo più evidente il corpo.

Avarizia: L’avarizia non è solo la tendenza ad accumulare denaro ma, più in generale, la fame di avere per sé e un eccessivo ritegno nel donare. Dante la rappresenta con una lupa spaventosa. Anche nell’Iconografia di Cesare Ripa l’allegoria dell’Avarizia si accompagna all’immagine della lupa, nella tradizione considerata un animale avido e vorace, insaziabile e aggressivo. Spesso in pittura è interpretata come una donna agghindata con molti gioielli o con l’immagine di un uomo che tiene stretto in mano un sacchetto o che conta monete.

Accidia: L’accidia è il torpore della mente e dell’anima, l’indifferenza, il disinteresse. Nel 1625, nella sua Iconologia, Cesare Ripa descrive così l’allegoria dell’Accidia: come una “Donna vecchia, brutta, mal vestita che stia a sedere et che tenghi la guancia appoggiata sopra alla sinistra mano, dalla quale penda una cartella con un motto che dichi: TORPET INERS, et il gomito di detta mano sia posato sopra il ginocchio, tenendo il capo chino et che sia cinto con un panno di color nero et nella destra mano un pesce detto Torpedine. Accidia, secondo S. Giovanni Damasceno l. 2. è una tristitia che aggrava la mente, che non permette che si facci opera buona. […].” Accanto a lei sono spesso rappresentati l’asino, la tartaruga o la lumaca, considerati animali lenti e pigri per natura.

Ira: Fin dall’antichità, ancor prima che si sviluppasse l’iconografia cristiana, l’ira è rappresentata con una figura di giovane età, dalle “spalle grande, la faccia gonfia, gli occhi rossi, la fronte rotonda, il naso acuto et le narici aperte”, spesso armata e con un copricapo con una testa d’orso come cimiero. Anche l’ira, come la gola, non ha bisogno di simboli: trova la propria rappresentazione negli effetti fisiognomici che produce.


Invidia: Inconfessabile e violento moto dell’anima, l’invidia brucia e consuma chi la prova. L’arte non le ha mai risparmiato l’immaginario peggiore. Una delle più riuscite rappresentazioni artistiche dell’invidia è quella lasciata da Giotto: una donna bruttissima dalle grandi orecchie, la cui lingua è un serpente che le si ritorce contro e i cui piedi ardono nelle fiamme infernali.

Superbia: Fin dall’epoca medievale la Superbia era ritenuta il peccato peggiore e il più pericoloso. Rappresentata nella tradizione come una donna bella et altera, vestita nobilmente di rosso, coronata d’oro, di gemme in gran copia, nella destra mano tiene un pavone et nella sinistra un specchio, nel quale miri et contempli se stessa, la Superbia presenta un’iconografia che si confonde talvolta con quella più generica della Vanità.

La mostra
“Anche privandoli del loro valore religioso e del significato dottrinale di “peccato” attribuitogli dal cristianesimo, i sette vizi capitali raccontano comunque altrettanti aspetti potenzialmente deteriori dell’essere umano, dando un nome (nel caso dell’arte, anche un’immagine) a pulsioni e istinti talvolta inconfessabili ma spesso inevitabili e incontrollabili. Essi raccontano, in sintesi, il lato più oscuro (ma terribilmente umano) di ciascuno di noi.
Il progetto nasce proprio da questa riflessione. A differenza delle altre mostre a tema da noi curate, non abbiamo voluto scegliere l’opera da esporre ma lasciare liberi gli artisti invitati di realizzare un lavoro (o selezionarne dalla loro produzione) che raccontasse il loro punto di vista personale su uno dei vizi capitali. Abbiamo chiesto loro di spiegarci, in sintesi, anche il perché della loro scelta.
Dalle risposte alla nostra call sono emerse alcune riflessioni molto interessanti, come, ad esempio, l’evidente preponderanza di opere dedicate all’accidia (in tempi di immobilità e reclusione come questi, è ben comprensibile che sia questo il vizio più indagato) o l’attenzione alla gola in relazione alle disfunzioni alimentari tanto diffuse nella nostra società o ai danni ambientali del consumismo e delle sue pratiche quotidiane.
Le scelte degli artisti che hanno deciso di partecipare, sempre ponderate e motivate, riflettono i loro pensieri e i loro interessi ma anche le loro esperienze, i loro stati d’animo e le loro paure.
I linguaggi e le tecniche molto eterogenei, la diversità di approccio dei vari artisti rendono la mostra un viaggio pieno di sorprese nel tema proposta.
Una panoramica straordinaria che attraverso singole ricerche individuali riesca a raccontare un concetto universale: l’Uomo e le sue “umanissime” debolezze, i suoi vizi più o meno imperdonabili”.
(Simona Bartolena e Armando Fettolini, curatori del progetto)

“AMALIA” EPICA MODERNA ATTO I Scena quinta (Opera in tre atti di Ana Silvestre)

Scena quinta

Stessa strada di prima, ma ormai illuminata dalla luce del giorno.

Dino, Amalia.

( Dino cammina da una parte all’altra della strada. )

Dino:

(9)

a Ecco lei! Come arriva tranquilla!

b Io sono tutto un fascio di nervi,

a Con il cervello che a tratti vacilla!

b Ma ormai, cervello, a cosa servi?

a Soltanto la pazzia sembra arzilla!

b Basta con ragionamenti acervi.

c Sentirò prima le sue spiegazioni,

c Poi maturerò le mie deduzioni…

Amalia: Viva e vegeta.

Dino: Accidenti! Dov’eri finita? Vuoi farmi morire? Ho setacciato tutta quest’area, cercandoti. Sono entrato anch’io in quella nebbia densa, ma non vedevo niente. Come stai, Amalia? Ero molto preoccupato! Stavo quasi per chiamare la polizia!

Amalia: Mi dispiace tanto, Dino. Ho provato a chiamarti, ma tu non potevi sentirmi.

Dino: Ho bisogno di un caffè, urgentemente. Meno male che ne ho portato un bel po’, nel termos.
Vieni a sederti. Non lo so se sono sul punto di addormentarmi o di svenire.

(vanno a sedersi sul prato )

Amalia: Mi sento stanca anch’io. Non immagini cosa ho visto.

Dino: Prendiamo prima il caffè, altrimenti non so se riesco a sentirti. Sono distrutto.

(versa il caffè in due bicchierini di carta) Tieni.

Amalia: Grazie. Ottima idea, ci voleva proprio.

Dino: Dov’eri finita? Sei sparita in mezzo a quella nebbiaccia.

Amalia: Ero in un frutteto recintato con dei bei meli a spalliera, in fiore.

Dino: Eh? (guarda quel campo) Lì ci sono solo dei rovi, cara mia. Ti sei graffiata?

Amalia: L’unica cosa che avrebbe potuto graffiarmi , o anche far di peggio, era un’orsa bianca.

Dino: Stai sognando, Amalia? Ma cosa dici?

Amalia: Da un’orsa che poi è diventata una donna. Mi ha baciata sulle labbra. Sicuramente arriva da un altro pianeta.

Dino: Anche sul pianeta Terra ci sono alcune donne che baciano altre donne sulle labbra. Si chiamano lesbiche, nel caso non lo sapessi.

Amalia: La stanchezza ti rende ancora più spiritoso, a quanto sembra.

Dino: Hai la febbre? (le tocca la fronte) Sei freddissima! (si toglie la felpa e la copre)

Amalia: Ti sto dicendo la verità.

Dino: Magari sono io che sto sognando. Vai a vedere che non sono neanche uscito da casa mia e sono ancora sul letto che dormo, sognando, appunto. (a bassa voce) Vorrei davvero che tutto ciò fosse soltanto un sogno.

Amalia: Invece sei qui con me. Si chiama Oreste.

Dino: Stai scherzando? C’è ancora qualcuno che può chiamarsi Oreste?

Amalia: Decisamente spiritoso, stamane.

Dino: Voglio dire, non è mica un nome tanto comune, nei giorni nostri. Ed è un nome maschile, se non mi sbaglio. Comunque questa donna-orso si chiama Oreste. Interessante.

Amalia: Non mi credi, vero?

Dino: Mi sembra una cosa un po’ assurda, ma se tu dici che le cose stiano così…

Amalia: Non mi credi.

Dino: Sei un po’ sconvolta. Quello è sicuro.

Amalia: Ma so quel che dico. Da quanto ho capito, lei sarà il mio aiuto divino.

Dino: Ah! È quindi un essere divino, questa Oreste. Una specie di dea, insomma.

Amalia: Trovo qualcosa di sarcastico nel tuo tono di voce. Comunque sì, potrebbe essere una dea.

Dino: La dea orsa. La dea Oreste. L’orsa Oreste. La dea sbaciucchiatrice. L’Orsa Maggiore. La dea del frutteto. Oreste, la dea celeste.

Amalia: Piantala! Sono stanca.

Dino: ‘E la prima volta che ti sento dire una simile cosa.

Amalia: Cosa?

Dino: Che ti senti stanca. Il cielo è azzurro e inizia a far caldo.

Amalia: Vieni a vedere le nuvole assieme a me.

(si sdraia sul prato, a pancia in su. Dino si sdraia a suo fianco. Si addormentano tutti e due)

voce di Dino:

(10)

a Vuoi vedere che è tutto un sogno?

b Esisterà davvero questa Oreste?

a Oh!, di riposarmi ho ben bisogno!

b Oreste, la grande orsa celeste.

a Bah, è troppa roba per un mandrogno.

b Mi sembrano stupidaggini, queste!

c Oreste non è un nome maschile?

c Sarà quindi una donna virile!

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