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“AMALIA” EPICA MODERNA ATTO III Scena Sesta (Opera in tre atti di Ana Silvestre)

Scena sesta, ovvero l’ultima

La Cittadella, ancora notte. C’è una porta abbastanza larga, posizionata di traverso, in mezzo al palco. Soltanto la parte dove si trovano tutti gli attori è un po’ illuminata. L’altra metà è completamente buia. C’è un’enorme folla, tranquilla e in coda.

Amalia, Dino, Berta, Oreste, Eroc, due soldati, popolo.

voce di Dino: (35)

a
b
a
b
a
b
c
c

(la gente che è in coda chiacchiera tranquilla. Alcune persone hanno portato con sé i propri animali domestici: cani, gatti, ecc. Si sentono anche i versi di alcuni: cavalli, pecore, galline. Amalia arriva, seguita da Dino e da Berta. La folla inizia ad applaudire con entusiasmo)

Amalia: ‘E arrivato il nostro giorno! (ancora applausi) Non vi spaventate per la lunghezza della coda. Non c’è altro da fare che entrare, quindi si andrà avanti abbastanza veloci. Vedo che portate anche i vostri animali. Saranno benvenuti anche loro! (la folla applaude)

Dino: Guarda il cielo. Tra un po’ è l’alba. Amalia, anche se io dovessi morire adesso, morirei felice. Ti amo!

(la prende e la bacia con passione)

Ti amoooo!

(qualcuno grida “Viva l’amore!”)

Amalia: Ti amo anch’io, amore grande!

(Berta si emoziona)

(Esce un filo di luce dalle fessure della porta)

Una donna: Guardate! Esce luce, dalla porta!

(Gran clamore. Arrivano due soldati, che si fermano davanti alla porta)

Primo soldato: Quando siete entrati tutti, entriamo anche noi.

Amalia: Non fate entrare i malintenzionati. State all’occhio.

Secondo soldato: Sarà fatto.

(si spostano di qualche passo)

Amalia. A dopo, amore mio. (bacia Dino)
A dopo, Berta (le passa la mano sul viso)

(rivolta alla folla) Ci vediamo tutti di là, nella nostra nuova casa!

(lungo applauso)

(gira la maniglia della porta, aprendola tutta. Ne esce una luce forte, quasi accecante. Quando attraversa la porta, la parte del palco in cui si trovano gli altri diventa buia, quella in cui si trova Amalia è illuminata. Sullo sfondo si vede la Cittadella coperta di neve.
Amalia si guarda intorno. Apre le braccia e fa un lungo respiro. Arrivano Oreste ed Eroc)

Eroc: Benvenuta alla Nuova Era!

Oreste: Benvenuta alla vita che inizia da capo!

Amalia: Sento come se l’aria fosse diventata improvvisamente più pulita. C’è pure la neve! E quanta ce n’è!

Oreste: Sei sullo stesso posto di prima, ma sono passati più di trecentomilla anni.

Amalia: Cosa? Dove è finito Dino, Berta e tutti gli altri?

Oreste: Arriveranno tutti, non preoccuparti. Tra un po’ saranno tutti qui. Arrivate appena in tempo di vedere la vita ripartire, dopo una breve era glaciale. È come se il mondo si fosse conservato nel congelatore. Ora dovete decidere cosa tenere ancora e cosa dovete eliminare. Il disgelo è iniziato adesso.

Amalia: Era glaciale… incredibile.

Oreste: A causa del rapido scioglimento dei ghiacciai, i mari sono diventati sempre più dolci…

Amalia: … finché i raggi solari non sono più riusciti a scaldare la terra, giacché l’acqua dolce fa da repellente. Siccome la temperatura dei mari è diventata sempre più bassa, di conseguenza anche quella dell’intera Terra si è abbassata drasticamente.

Oreste: Proprio così.

Amalia: Fu quella la causa dell’estinzione?

Eroc: Diciamo che quello fu il colpo di grazia. Il freddo glaciale arrivò di colpo, ma ormai c’erano delle guerre così spietate di cui è meglio non parlarne neanche. L’umanità era così presa da cose vili, che non riuscì a difendersi in tempo dal freddo.

Oreste: Ancora una volta una parte del vostro popolo fu messa in salvo.

Amalia: Voglio capire tutta questa faccenda! Raccontatemi tutto, vi prego!

Oreste: Hai tutte le risposte dentro la tua testa. Il tuo compito, adesso, non è dare le risposte sulla verità delle cose, bensì quella di cercare le domande giuste. Solo così capirai tutto in modo spontaneo, come è giusto che sia.

Eroc: Le regole che hai creato ci sembrano le più valide di sempre. Se non sprecate il vostro tempo a fare la guerra, se non uccidete la vostra curiosità adorando gli dèi, se mettete la ricchezza della vita dinanzi a quella dei soldi, ce la farete. E questa volta ce la farete, ne siamo fiduciosi.

Amalia: Ce la faremo.

(entra Dino, poi Berta, seguiti da tutti gli altri. Sono tutti stupiti di vedere così tanta neve. Si abbracciano tutti, si baciano, cantano, fanno festa. Eroc e Oreste escono di scena. Amalia, entusiasta, dà il benvenuto a chi sta entrando, correndo verso Dino. Si abbracciano e si baciano)

Oreste, Eroc! (guarda per terra, con un velo di tristezza) Sono andati via.

(la alzano per aria)

La prossima meta è l’Universo! L’Universo!

(clamore, poi buio e silenzio)

voce di Dino: (36)

a
b
a
b
a
b
c
c FINE

Amalia.
Un’epica moderna

Riassunto:

Dopo una lunga crisi, iniziata nel 2008, e non ancora finita, ogni speranza di ripresa è quasi svanita. La storia si svolge nel 2020, ad Alessandria, in un clima sociale molto teso, a causa della mancanza di lavoro, continui fallimenti aziendali, riduzione di ogni diritto e dignità, caroviveri, assenza di idee, criminalità in aumento e totale sfiducia nella classe dirigente. A livello mondiale la situazione è ancora più drammatica: enormi esodi demografici, intensificazione delle guerre in corso, scarsità di acqua, desertificazione di vaste aree agricole.
Occorre, quindi, un eroe, capace di salvare almeno una parte della umanità, guidandola verso una Nuova Era, in cui la felicità dell’uomo è reale e consapevole. C’è bisogno di Amalia, poiché è lei la protagonista di questa svolta, ed è Oreste, un personaggio pressoché mistico, che sarà la sua guida, nonché annunciatrice delle sorti del mondo.
Racconta la storia il suo amico giornalista, Dino, che inizialmente stenta a credere a quello che sta succedendo ad Amalia.

Personaggi:

Amalia………….trentenne, portamento atletico, intelligente, sicura di se stessa, fotografa.
Dino……………..trentenne, un po’ trascurato nell’abbigliamento, carattere agitato, giornalista.
Berta…………….quarantenne, sorella di Dino, dolce e apprensiva, disoccupata.
Oreste…………..giovane, bella ed intrigante.
Eroc……………..cinquantenne, galante e affascinante.

soldati
popolo

Indice

Atto I (presentazione dei fatti)

scena I
scena II
scena III
scena IV
scena V
scena VI

Atto II (sviluppo)

scena I
scena II
scena III
scena IV
scena V
scena VI

Atto III (conclusione)

scena I
scena II
scena III
scena IV
scena V
scena VI

“AMALIA” EPICA MODERNA ATTO III Scena quinta (Opera in tre atti di Ana Silvestre)

Scena quinta

Lo studio di Dino. ‘E giorno.

Dino, Berta, Amalia.

(Dino guarda alla finestra)

Dino:

(33)

a ‘E quasi arrivato il momento.

b Penso che la città non ha mai visto

a Un pur similare affollamento!

b Se non ci sarà qualche imprevisto,

a Saremo liberi come il vento!

b Amalia, per te vivo e esisto!

c Per te mi tuffo pure nell’ignoto,

c La tua assenza è il vero vuoto.

(Dino apre la finestra. Si sente un gran rumore arrivare da fuori: urla e fischi)

Dino: Questa gente è davvero arrabbiata! Accidenti! (chiude la finestra, quindi si attenua il rumore)

(Berta entra ansimante)

Berta: Dino, sai cos’è successo ‘stanotte? Tutta la Città del Vaticano è stata distrutta, rasa al suolo!

Dino: (sorridendo) Buongiorno! Sì, lo sapevo già.

Berta: Hai sentito la notizia?

Dino: No, l’ho saputo dalla bocca dell’artefice stessa.

Berta: ‘E stata quindi Amalia l’artefice?

(entra Amalia)

Amalia: Sì, sono stata io. Buongiorno, Berta. (le sorride)

(Dino le va incontro, le prende le mani e la bacia sulle labbra)

Berta: Ma…ma… qualcosa mi sfugge! (va a sedersi sulla poltrona)
Non sapevo ancora che voi due… insomma…(sorride) anche se la cosa non mi sorprende affatto.

Amalia: Era una questione di tempo.

Dino: Prima o poi doveva succedere.

Berta: Che bello! Comunque solo voi due non sapevate che era una questione di tempo e che prima o poi doveva succedere. Io, e mica solo io, lo sapevamo tutti da mo’.

(Dino apre la finestra e si sente lo stesso chiasso di prima)

Dino: Che baccano! Ti sei riposata un po’? Quando mi sono alzato sono rimasto ad osservarti, mentre dormivi.

Amalia: Ho dormito un paio d’ore. Mi sento abbastanza riposata, però.

Berta: Ma con cosa hai raso a terra la Città del Vaticano? A quanto pare è come se lì fosse capitato un terremoto , facendo tremare tutto fin quando l’intera area non è diventata un mucchio di macerie.

Amalia: Ho usato soltanto questa (le porge la mano destra) Non ci credi, Berta?

Berta: Ci credo. So del potere di cui è dotata questa mano (le tocca la mano). Ma perché lo hai fatto? Domani si aprirà la porta temporale, milioni e milioni di persone sono già arrivate ad Alessandria, altre stanno ancora arrivando, oltre un miliardo di persone sono sparite nel nulla.

Amalia: Perché gli ultimi sono stati i primi. Così è il giusto ordine delle cose, non ti sembra?

Berta: Sì, però… perché distruggere il Vaticano? ‘E stata Oreste a chiedertelo? Mi sembra un gesto così atroce!

Amalia: L’idea è stata mia. Vedi, tu consideri atroce aver distrutto la Città del Vaticano, io trovo invece atroce tutto il suo operato, ciò che essa rappresenta. Per colpa della chiesa cattolica abbiamo vissuto per secoli nel buio, nell’ignoranza, senza istruzione. Per colpa della sua avidità di soldi e potere, fu bruciata la biblioteca di Alessandria! Quanto tempo per scoprire cose che erano già sapute secoli fa! Distruggendo il Vaticano, ho distrutto anche la sua credibilità e, più importante, forse messo un freno a certe nefandezze, sostenute, appunto, da questa chiesa. Mi piace pensare di avere lasciato almeno una possibilità di sopravvivenza a chi rimane, in questa era, eliminando uno dei mali maggiori.

Dino: Senza parlare dell’Inquisizione, dello sterminio dei popoli indigeni…

Amalia: Non ci basterebbe l’intera giornata per elencare tutti i danni fatti dalla Chiesa. Nella Nuova Era non ci sarà alcuna religione, eppure vi assicuro che l’Uomo sarà più vicino che mai a Dio. Vivi la tua fede in silenzio, senza parole, ma attivati a compiere il bene, ed ecco che il Vero Dio ti renderà libero.

Berta: E chi è il Vero Dio?

Amalia: Il Vero Dio è il padre del nostro Grande Demiurgo, e noi siamo il capriccio di quest’ultimo. Non domandarmi più niente a riguardo. Ognuno deve scoprire da solo la verità, che si trova dentro noi stessi, come una scintilla.
Non dobbiamo trascorrere le nostre vite ad inseguire dottrine, ideologie, religioni. Tutto quello che ci serve sapere è già qui, quando veniamo al mondo (mette una mano sulla testa di Berta). È già tutto qui. Siamo un organismo perfetto, dotato di conoscenza e pezzi di ricambio. Non facciamoci guastare dalle cose che ci dividono e ci fanno esasperare. Così, e solo così, possiamo scoprire in cosa consiste veramente la libertà. Possiamo superare il Grande Demiurgo e, il giorno in cui lo avremo fatto, potremo espanderci per tutto l’Universo. Questa volta dobbiamo farcela.

Dino: Stai quindi dicendo che non è la prima volta che succede quel che sta per succedere adesso?

Amalia: Esatto. Capirai, quando entrerai nella Nuova Era. Tutta la Storia, finora, è stata una continua ripetizione, amore caro. Non importa quante persone entreranno domani, dalla porta che si spalancherà all’alba. Non importa. I miei soldati, sparsi per tutto il mondo, si sono sradicati dai campi dove giacevano, in attesa del loro momento. Sono migliaia e migliaia. Accompagnano velocemente chi vuol partire ma non ha i mezzi per farlo. Una volta che siamo entrati tutti, entreranno anche loro, tornando di nuovo sui campi, radicandosi bene nel ventre della terra. Sfameranno, con i loro frutti, le bocche degli illuminati della Nuova Era.

Berta: Dimmi che non sto sognando!

Amalia: Ora stai sognando, ma quando entrerai nella Nuova Era, tutta la tua mente si sveglierà. Ti voglio bene, Berta! Ora sei diventata mia sorella! (si abbracciano, e Dino abbraccia tutte e due)

(buio)

voce di Dino:

(34)

a Ha raso al suolo il Vaticano

b E la stessa sorte tocca a Dubai.

a Il primo non è un luogo cristiano

b Oh, e collabora con gli usurai!

a La seconda è la maligna mano

b Che ciba il terrorismo! Sono guai!

c Impossibile salvare chi resta,

c Se alla caverna chiamano testa.

PROGETTO STORIE DI FOTOGRAFIA primo incontro “LA STORIA DELLA FOTOGRAFIA IN 10 FOTOGRAFI +1” di Daniele Robotti

 

                                  

Alessandria,  gennaio 2022

COMUNICATO STAMPA

Progetto

“STORIE DI FOTOGRAFIA”

“LA STORIA DELLA FOTOGRAFIA IN 10 FOTOGRAFI +1”

Giovedi 13 gennaio alle ore 21:00

presso il salone della S.O.M.S. in Corso Acqui 158, in Alessandria

Partecipazione consentita ai possessori di Green Pass Rafforzato

                    (nel rispetto della normativa vigente  contro la diffusione del Covid-19)

“Riprendono le “Serate di fotografia” a cura di Daniele Robotti, in collaborazione con LiberaMente Laboratorio di idee.

“La storia della fotografia in 10 fotografi + 1” è il titolo del primo incontro della serie che ci accompagnerà nel 2022 alla scoperta degli autori che hanno fatto grande l’arte fotografica.

In questo primo appuntamento Daniele racconterà in modo discorsivo e molto informale chi sono questi 10+1 fotografi, come hanno cambiato il modo di costruire immagini, quale è stata la loro visione e come hanno trasferito in uno scatto un pensiero, un’idea che è riuscita a rivoluzionare da un periodo storico all’altro il modo di vedere e fare fotografie per intere generazioni di fotografi.

Un racconto arricchito dalla proiezione di una serie di fotografie, tra le più rappresentative e iconiche della produzione di ciascuno dei 10+1 fotografi introdotti in questa prima serata.

Le “Serate di fotografia” continuano in due successivi incontri per la serie “10+1 fotografi” dedicati alle “10+1 fotografe” e ai “10+1 fotografi italiani” che hanno fatto la storia della fotografia. In appuntamenti mensili, che proseguiranno nel corso dell’anno con diversi temi legati al mondo dell’immagine fotografica.

Appuntamento con “La storia della fotografia in 10 fotografi + 1” Giovedi 13 gennaio alle ore 21:00 presso il salone della S.O.M.S. in Corso Acqui 158, in Alessandria. La serata terminerà intorno all ore 22:00

La partecipazione è libera e aperta a tutta la cittadinanza, si richiede green-pass rafforzato.”

Fabrizio PRIANO Presidente dell’Associazione Culturale Libera Mente-Laboratorio di Idee commenta :

“Nuovo appuntamento del  Progetto ideato da  Daniele ROBOTTI  “Storie di Fotografia”, serate attese e apprezzate da un pubblico attento e preparato, appassionato di fotografia e che Daniele ROBOTTI sa rendere interessanti con    competenza e  professionalità  in modo informale e  simpatico ”. 

BIOGRAFIA

Daniele ROBOTTI è un fotografo professionista specializzato nelle immagini di natura, in particolare la documentazione del comportamento degli animali e il loro rapporto con l’uomo, con trent’anni di esperienza in campo fotografico: dalla fotografia di cronaca ai viaggi, dal reportage sociale alla fotografia naturalistica, in agenzia di cronaca e di natura. Ha partecipato alla realizzazione di opere editoriali per i seguenti Editori: DeAgostini, Calderini – Il Sole 24 Ore, Kosmos, Mondadori, Edagricole.

Nel 2016 ha fondato Dogs and More srl una realtà specializzata nella formazione professionale nei campi del comportamento animale e fotografico, al di fuori di queste produzioni trovano spazio altri progetti su argomenti, storie e soggetti legati alle aree del reportage sociale, del ritratto e della fotografia fine-art.

Inoltre ama sperimentare la fotografia astratta e concettuale, e condividere la sua visione fotografica con tutti, senza distinzioni di marca fotocamera, budget, ed esperienze!

INFO

Daniele Robotti Tel. 3402292770 info@robotti.it

 www.robotti.it

www.liberamentelab.it


“AMALIA” EPICA MODERNA ATTO III Scena quarta (Opera in tre atti di Ana Silvestre)

Scena quarta

Il frutteto.

Oreste, Amalia.

voce di Dino:

(31)

a Oreste, ché immensamente scaltra

b Esamima le regole decise

a E poi ne aggiunge anche un’altra.

b Servono regole molto precise

a Per cambiare la gente egolatra.

b Regole non da tutti condivise,

c Però è necessario precisare

c Che Amalia non si farà votare…

(Oreste è sdraiata sulla coperta, leggendo l’annuncio di Amalia, a bassa voce. Amalia la osserva, seduta accanto)

Oreste: Molto bene, Amalia. Anche questa è fatta. Ho una sola cosa da dire.

Amalia: C’è qualcosa che non ti piace?

Oreste: No no! Niente affatto! L’unica osservazione che faccio riguarda il numero di regole. Sono dieci.

Amalia: Capisco e so dove vuoi arrivare.

Oreste: Aggiungine ancora una , a scanso di equivoci.

Amalia: Va bene. Lo farò.

Oreste: Quando?

Amalia: Dammi il tempo per ragionarci un po’. Qualche ora.

Oreste: Vieni qui. (la tira verso sé e la fa sdraiare a pancia in su) Ma dimmi un po’… chi governerà quel popolo?

Amalia: Non lo so. In realtà non mi sono neanche fatta quella domanda. Non voglio che ci siano dei politici, o ideologie politiche, quello è sicuro. È necessario che qualcuno governi questo popolo? Forse no.

Oreste: Ti sbagli, cara Amalia. Il popolo, qualunque popolo, ha bisogno di chi lo guidi, di un capo che sappia sempre cosa fare. Il popolo è come un bambino piccolo, che ha bisogno di qualcuno che si prenda cura di lui, che gli insegni a vivere. Le nuove regole della vita le hai dettate tu, quindi prenditi cura di questo popolo.

Amalia: Non voglio il ruolo di capo-popolo!

Oreste: Se me lo permetti, la regola numero undici la detto io. (prende una penna e scrive)
Quindi, regola numero undici: Non ci sarà alcun partito politico e ogni ideologia politica è vietata. Governerà un solo capo l’intero popolo, e quel capo sarò io, e dopo me la mia stirpe.

(Amalia si alza di scatto)

Amalia: Alt! Non riuscirei mai a governare miliardi di individui! Non capisci l’assurdità della cosa?

Oreste: Ah ah ah! Secondo te quanti miliardi di individui ci saranno da governare, eh?
Sappi che non arriveranno neanche ad un paio di miliardi, essendo già esageratamente ottimiste.

Amalia: Ma se ora siamo già quasi a sette miliardi e mezzo di abitanti!

Oreste: Ma saranno così tante le persone disposte a vivere secondo queste regole? Sono regole giuste, ma le vorranno tutti? Senza parlare degli anziani che preferiscono aspettare la morte e basta. E quelli sono diventati tanti.
Quasi un miliardo è composto dagli ultimi. Restano quindi gli altri sei miliardi. Se una persona su sei decide di passare attraverso la porta temporale, la tua missione batterà il record.

Amalia: Perché, qualcuno ha già fatto in passato quel che sto facendo io ora?

Oreste: Aspetta, guardiamo prima le ragioni per cui solo una piccola parte dell’umanità deciderà di lasciare questo mondo, questa epoca. Dunque… (guarda il quaderno)
“Regola numero uno: Vivere in simbiosi con la natura, mettendo la sua preservazione al primo posto, in ogni progetto, in ogni azione, in ogni fine.”

Amalia: Esatto.

Oreste: La maggior parte della gente non si preoccupa della natura, dell’ambiente. Per sentirsi felice, benché per brevi spazi di tempo, consuma, colleziona oggetti, mangia più di quanto ne abbia bisogno. Non c’è tempo per cambiare queste abitudini. Non dare per scontato che possa seguire spontaneamente i ragionamenti logici che fai tu.
“Regola numero due: Non ci saranno né armi né alcuna guerra. Mai.” L’uomo è ancora prevalentemente malvagio e violento. Non sottovalutare l’enorme numero di persone che non vuole mischiarsi con altre di colore diverso, cultura diversa, ecc. Senza parlare di quelle che, non sapendo usare le parole, preferiscono usare le armi, per farsi capire . Mi segui?

Amalia: Ti seguo. Ineccepibile, ciò che dici. Ti dico io la prossima regola. “Regola numero tre: Tutti hanno il diritto di vivere dignitosamente, ovvero avere un’occupazione, una casa e acqua e cibo in quantità e qualità.”

Oreste: Mah… questa potrebbe piacere a tutti.

Amalia: “Regola numero quattro: Tutti, uomini e donne, hanno diritto all’istruzione e alla cultura. Ogni bambino/a verrà aiutato a sviluppare le propria capacità e indirizzato secondo la propria vocazione.”

Oreste: Eeeeh.. (si dondola la testa)

Amalia: Non vedo dove ci sia qualcosa di strano, in questa regola.

Oreste: In questa regola non c’è niente di strano, anzi. Il problema non è la regola, bensì le culture in cui le donne vengono escluse sia dall’istruzione che dalla cultura. Quindi, anche qui, non dare certe cose per scontate. Non tutti vogliono vivere in un mondo così.
Le donne che vorranno liberarsi da queste catene culturali verranno aiutate ad arrivare ad Alessandria. Ma ti assicuro che saranno tante quelle che decideranno di non andare via.
Qualcuno, poi, per la paura di palesare la propria ignoranza, preferirà vivere in mezzo ai suoi simili. Ricordati che non hai il tempo di cambiare lo stato delle cose.

Amalia: Le sai tutte, tu!

Oreste: Certo. Cosa sto qui a fare, sennò? Avanti la prossima. “Regola numero cinque: Non esisteranno né fabbriche, né coltivazioni intensive, né allevamenti in batteria, producendo soltanto ciò che viene consumato, senza sprechi.”
Ahia, tocchi dei nervi scoperti!

Amalia: Cioè?

Oreste: Se levi quelle cose dal mondo, fai tremare sia i comunisti, sia i capitalisti. Sei una donna intelligente, quindi capirai perché la cosa non faccia piacere neanche ai primi. Ai secondi il motivo è palese.

(breve pausa. Amalia è riflessiva)

Amalia: Hai pienamente ragione! Mi sa che alcuni preferirebbero andare a vivere nella Corea del Nord.

Oreste: Vedi che sai ragionare senza difetto? Brava!

Amalia: “Regola numero sei: Tutta l’energia usata dovrà essere pulita.”.
Mi rispondo da sola con i ragionamenti fatti per la regola anteriore.

Oreste: Occhio, potresti superare la tua maestra! “Regola numero sette: Sono vietate tutte le religioni, ma permesse le pratiche gnostiche. Ognuno può avere una fede, purché la viva per sé.” Con questa hai già eliminato praticamente tre persone su sei!

Amalia: Che aspettino qui dei miracoli, allora! “Regola numero otto: Ognuno sceglie il proprio lavoro in base alla propria vocazione.”

Oreste: Be’, qualcuno magari preferirebbe non avere vocazione per cosa alcuna, piuttosto che dover lavorare. I parassiti esistono, eccome se esistono.

Amalia: “Regola numero nove: Tutti devono avere tempo da dedicare a se stessi e alla propria famiglia.”

Oreste: C’è un sacco di gente che non lo fa adesso semplicemente perché non vuole. Preferisce sciupare il proprio tempo dietro inutilità alla moda.

Amalia: Vorrei contraddirti, ma hai ragione. “Regola numero dieci: Tutti sono tenuti a collaborare alla pulizia della terra e smantellare ogni scempio creato dall’uomo.”

Oreste: E dove metti quelli che dietro al “pago le tasse” non raccoglie neanche il bisognino del proprio Fido? Figuriamoci smantellare una fabbrica!

(buio)

voce di Dino:

(32)

a Ah, queste regole sono umane

b Ma sfiorano forse quelle divine!

a Candide come vere porcellane

b Come il mare sono cristalline.

a Arriveranno a terre lontane,

b Laddove il mondo ha una fine.

c La partenza non è obbligatoria,

c Però chi parte farà sì la storia!

“AMALIA” EPICA MODERNA ATTO III Scena terza (Opera in tre atti di Ana Silvestre)

Scena terza

La Cittadella

Amalia, Dino.

Dino è seduto per terra, scrive su un quaderno. Amalia è in piedi, cammina con le mani sui fianchi.

Dino:

(29)

a Molto persuasive le tue parole.

b Piene di giudizio e compassione,

a Illuminano come fa il Sole,

b Che regala luce alle persone!

a Sono loro la nostra prima prole,

b Piene di vita, pronte all’azione!

c Partorisci il tuo pensiero puro,

c Che io lo proteggerò, te lo giuro!

Amalia: Arriviamo alla conclusione, a questo punto.

Dino: Vai.

Amalia: Chi è fermamente convinto della validità di queste regole, intenzionato a migliorare quotidianamente il mondo in cui vivrà, consapevole della responsabilità delle proprie azioni, può diventare un prototipo dell’Uomo Ideale, nella Nuova Era.
Avanti gli spiriti liberi, avanti gli artefici del bene e della bellezza! Questa libertà è un dovere!
(piccola pausa) Direi che basta così.

Dino: Bene! Mi piace, amore grande!

Amalia: Magari non è ancora definitivo, ma è già abbastanza chiaro.

(Dino passa il quaderno ad Amalia)

Leggo tutto ad alta voce. (fa un respiro profondo) Sono pronta.

(un attimo di silenzio. A mano a mano che legge il suo annuncio, esso appare scritto alle sue spalle, su uno sfondo di immagini cruente di disastri ambientali, guerre, miseria, ecc)

Popoli di tutto il mondo, di tutte le razze, culture e credi, udite con attenzione questo messaggio, trasmesso in questo momento in tutti i canali televisivi, stazioni radio e social network. Un attimo della vostra attenzione, per favore.

(breve pausa)

Una volta potevamo anche fare finta di non sapere quali fossero le conseguenze delle azioni compiute contro l’ambiente, contro l’umanità, contro il prossimo, contro i più deboli, contro noi stessi. Vivevamo come se non ci fosse un domani, come se tutto ci fosse dovuto, senza preoccuparci del futuro delle generazioni a venire.
Non dico che abbiamo vissuto come animali, poiché gli animali, che crediamo inferiori a noi in intelligenza, gli animali sanno vivere in simbiosi col resto della natura. Da essa prendono soltanto quello di cui hanno bisogno, senza esagerare, senza ingordigia, senza distruggere, come facciamo invece noi. Gli animali, che non sanno né contare né pesare, sanno quanto ne devono lasciare, per assicurarsi la sopravvivenza, per loro e per i loro figli. Noi no, eppure ci vantiamo dell’uso della parola AMORE. Che amore è questo? Cosa lasciamo ai nostri figli? Neanche dell’aria che respireranno ci siamo preoccupati finora. Cosa mangeranno? Con quale acqua si disseteranno?Cosa dovranno fare per sopravvivere? Che leggi governeranno le loro vite? Potranno essere felici, nel mondo che lasciamo a loro?
Siamo intelligenti, e sappiamo usare la parola amore. Ma siamo mille volte più stupidi ed egoisti degli animali! Ora, però, è sempre più difficile fare finta di non sapere cosa stiamo facendo. Ora siamo costretti a vedere cosa abbiamo fatto alla nostra Madre Terra e ai nostri fratelli. Sappiamo benissimo verso cosa stiamo andando incontro_ la nostra estinzione. A questo abbiamo contribuito un po’ tutti, attivamente o passivamente, chi di più e chi di meno. Sarebbe semplice incolpare soltanto i politici, gli uomini potenti, le classi dirigenti. Ma la colpa non è soltanto loro. Ci è sempre piaciuto non assumere le nostre responsabilità, dando l’intera colpa a loro. Che ragionamento furbo, per vivere senza sensi di colpa! Siamo tutti colpevoli, invece! E lo sappiamo benissimo! E sappiamo anche quali sono le nostre colpe individuali, una per una. Siamo colpevoli, tutti quanti, ma abbiamo ancora un’ultima possibilità.

(breve pausa)

Non sono un’entità divina, né voglio annunciarvi l’arrivo di un messia o la fine del mondo. Sono Amalia, una umana come voi. Ho due compiti da svolgere, però.
Il primo è quello di annunciarvi l’imminente apertura di una porta temporale, che permetterà di farci accedere alla Nuova Era. Il secondo è quello di informarvi delle regole base, delle regole essenziali che la Nuova Società dovrà rispettare. Sono una sorta di linee guida abbastanza chiare e semplici, basate sul rispetto verso il prossimo e verso la natura, senza spazio per malintesi.
Ebbene, andiamo al dunque, poiché questo annuncio non ha secondi scopi.

(breve pausa)

La porta temporale, di cui vi ho parlato, si aprirà ad Alessandria, presso il forte della Cittadella, il ventidue dicembre, all’alba, e si chiuderà al tramonto. Nessuno è obbligato a restare in questa era o entrare in quella nuova. Ognuno decide solo per sé.
Chi desidera veramente diventare un prototipo dell’uomo/donna ideale, non deve preoccuparsi dei modi con cui raggiungere la città di Alessandria. Un esercito speciale si occuperà della mobilitazione dei candidati in difficoltà.
Gli ultimi, gli abbandonati, i dimenticati in mezzo alla miseria e prigionieri di questo mondo malvagio, si troveranno direttamente nella Nuova Era, prima di qualunque altro.
Chi decide di rimanere, non soffrirà alcuna punizione. Non sarà il giorno del giudizio finale, per carità! Vuol credere che questo mondo, nonostante tutto, sia ancora vivibile, andando avanti come si è fatto finora? Bene! Rimanga pure! Vuol credere che questo mondo abbia abbastanza risorse per assecondare tutti i capricci dell’uomo? Bene! Rimanga pure! Ha paura che questa Nuova Era sia una trappola? Bene! Rimanga pure! Non se la sente di rispettare le nuove regole? Bene! Rimanga pure! La vita va avanti, sia per chi rimane, come per chi parte!

(breve pausa. Cambiano le immagini. Ora scorrono bellissime immagini della natura e di convivio fra i diversi popoli)

Eccovi quindi le regole su cui si reggerà la società nella Nuova Era:

Regola numero uno: Vivere in simbiosi con la natura, mettendo la sua preservazione al primo posto, in ogni progetto, in ogni azione, in ogni fine.

Regola numero due: Non ci saranno né armi né alcuna guerra. Mai.

Regola numero tre: Tutti hanno il diritto di vivere dignitosamente, ovvero avere un’occupazione, una casa e acqua e cibo in quantità e qualità.

Regola numero quattro: Tutti, uomini e donne, hanno diritto all’istruzione e alla cultura. Ogni bambino/a verrà aiutato a sviluppare le propria capacità e indirizzato secondo la propria vocazione.

Regola numero cinque: Non esisteranno né fabbriche, né coltivazioni intensive, né allevamenti in batteria, producendo soltanto ciò che viene consumato, senza sprechi.

Regola numero sei: Tutta l’energia usata dovrà essere pulita.

Regola numero sette: Sono vietate tutte le religioni, ma permesse le pratiche gnostiche. Ognuno può avere una fede, purché la viva per sé.

Regola numero otto: Ognuno sceglie il proprio lavoro in base alla propria vocazione.

Regola numero nove: Tutti devono avere tempo da dedicare a se stessi e alla propria famiglia.

Regola numero dieci: Tutti sono tenuti a collaborare alla pulizia della terra e a smantellare ogni scempio creato dall’uomo.

(breve pausa. Spariscono le immagini)

Chi è fermamente convinto della validità di queste regole, intenzionato a migliorare quotidianamente il mondo in cui vivrà, consapevole della responsabilità delle proprie azioni, può diventare un prototipo dell’Uomo Ideale, nella Nuova Era.
Avanti gli spiriti liberi, avanti gli artefici del bene e della bellezza! Questa libertà è un dovere!

(buio)

voce di Dino:

(30)

a Tutto il discorso è stato scritto

b Senza lasciare spazio all’errore.

a Oh, ascoltate il chiaro editto,

b Se volete scappare dall’orrore

a Di questo mondo sempre in conflitto.

b Le regole ci rendono onore:

c Non sono furbe, ma intelligenti,

c Perfette per gli esseri viventi!

“AMALIA” EPICA MODERNA ATTO III Scena seconda (Opera in tre atti di Ana Silvestre)

Scena seconda

Il frutteto.

Oreste, Eroc, Amalia, Dino, dieci soldati.

voce di Dino:

(27)

a Vedrò finalmente con i miei occhi

b Com’è il tanto bizzarro frutteto!

a Ho preparato un caffè coi fiocchi

b Da portare in quel posto segreto.

a Beh, ero stufo di tutti quei blocchi!

b Ora, che avrò il quadro completo,

c Questo sogno diventerà più reale!

c Ora sono un uomo spirituale!

(Oreste si sta pettinando. Eroc dispone quattro bicchierini sulla coperta floreale, poi va ad aiutare Oreste a pettinarsi.)

Oreste: Oh, l’amore! Questa storia non era nel programma, ma è capitata nel momento giusto. Non c’è niente come l’amore per rafforzare l’animo. Bene!

Eroc (sorridendo): Era solo questione di tempo. Era nell’aria, da anni. Se non fossero adesso costretti a prendere finalmente una decisione, chissà per quanto andrebbero ancora avanti come prima!

(arrivano Amalia e Dino, tutti e due con delle vesti bianche)

Dino: Sicura che posso?

Amalia: Ti ho già detto che ti hanno invitato loro.

Dino. Sei bellissima. Ti sta bene quella veste. (la accarezza)

(Oreste cammina incontro a loro. Bacia Amalia sulla fronte e poi porge le mani a Dino. Eroc segue Oreste nei gesti)

Oreste: Benvenuto!

Dino: (guardandosi attorno) Che posto magico!

Eroc: Amalia ha detto che avresti portato il caffè, quindi ho preparato quattro bicchierini.

Dino: Oh, sì, certo! L’ho portato qui! (fa vedere il termos)

Eroc: Accomodiamoci. (accompagna Dino fino alla coperta, quasi abbracciandolo)

Oreste: Che bello vederti felice. Assaggiamo il caffè di Dino!

(Dino apre il termos)

Dino: È ancora bollente. (ne versa nei bicchierini)

Oreste: Che buon profumo!

(fanno un brindisi e prendono tutti il caffè)

Eroc: Non è la prima volta che assaggio il caffè, ma devo dire che questo è proprio buono! Complimenti!

Oreste: Per me è la prima volta. Mi piace! Grazie, Dino!

(Dino sorride)

Quindi state insieme. Mi sembra una bella cosa.

Amalia: Insieme, forse, lo siamo da tanto tempo. Credo fosse inevitabile quel che è successo adesso, fra noi due. Ed è bello che sia successo proprio ora. (rivolgendosi a Dino) Grazie per tutta la pazienza che hai avuto in questi ultimi mesi.

Dino: Pensavo di impazzire, a dire il vero. Non sapevo più cosa pensare di tutto quello che mi raccontavi. Era tutto così…così…

Amalia: Assurdo. Dillo pure.

Dino: Be’, sì. Però ti conosco bene, e mi sembrava quindi impossibile che ti facevi prendere in giro da qualcuno. Però restava il fatto che era tutto così, così…

Oreste: Assurdo.

Dino: (anniusce) Niente rientrava in alcuna logica possibile. Niente sembrava essere possibile nella realtà in cui viviamo. Però, per più che io mi fidassi di Amalia, in fondo mi sembrava tutto così… così…

Eroc: Assurdo.

Dino: Tutto dannatamente assurdo. Lo confesso.

Eroc: Ma hai saputo stare al suo fianco lo stesso, senza pensare che lei fosse diventata pazza.

Dino: Stavo diventando pazzo io. Ora un po’ pazzo lo sono, ma di gioia. (mette la sua mano sopra quella di Amalia)

Amalia: Ti faccio vedere una cosa. (si inginocchia, alza il braccio destro, chiude la mano e dà un pugno per terra. Si illumina tutto il frutteto e poi si ode un fortissimo tuono)

Io, con la mia mano destra, faccio questo ed altro. Tu, mio amato scrivano, userai la tua mano destra per scrivere tutto ciò di cui sei testimone e prenderai nota delle regole che governeranno la società nella Nuova Era.

Dino: Quando dovrebbero essere pronte, queste regole?

Oreste: Per il primo dicembre.

Dino: Così tardi?

Oreste: Soltanto un paio di giorni dopo verrà comunicato il grande evento a tutti quanti.

Dino: Perché aspettare tanto?

Eroc: Non possiamo permetterci di dare tempo agli speculatori di usare questo avvenimento per trarne ancora luridi profitti, facendoci anche perdere tempo. Bisogna cogliere tutti di sorpresa. L’idea è stata di Amalia, e noi siamo d’accordo. Chi decide di partire, lo fa e basta. Non è come organizzare una partenza per le vacanze.

Amalia: Appunto. Il tre dicembre, con l’aiuto dei nostri soldati, l’annuncio sarà trasmesso sul web, televisione e radio, in tutte le lingue. Verranno spiegate tutte le modalità per raggiungere la Cittadella, entro il ventidue dicembre. Verranno quindi lette anche le regole da rispettare nella Nuova Era.

Oreste: I tuoi soldati sono pronti, in attesa dei tuoi ordini.

(una nuvola di fumo copre tutto il frutteto. Brillano delle lucine dove ci sono gli alberi. Dopo qualche minuto la nuvola di fumo svanisce e, immobili, ci sono dieci uomini vestiti di bianco, a dorso nudo, al posto di alcuni alberi. Hanno tutti una spada, appoggiata contro il petto)

Amalia: In giro per il mondo, ci saranno altri soldati come questi che vedete qui.

Dino: (meravigliato di ciò che vede) Alberi che si trasformano in soldati. Fantastico!

Amalia: (rivolgendosi ai soldati) Rimanete ancora dove siete. È ancora presto.

(ancora una volta una nuvola di fumo copre il frutteto. Quando essa svanisce ci sono di nuovo gli alberi di prima)

Oreste: Andrà tutto bene.

(buio)

voce di Dino:

(28)

a Sono la mano che scrive la storia

b Che sembrerà una sceneggiatura

a Ma sono parole della memoria.

b Un nuovo tipo di letteratura.

a Già, una novità obbligatoria,

b Dedicata alla vita futura.

c Sono davvero molto fortunato

c L’amore e soggetto ho trovato.

“AMALIA” EPICA MODERNA ATTO III Scena prima (Opera in tre atti di Ana Silvestre)

ATTO TERZO

Scena prima

Si vede una delle facciate principali della Cittadella, sullo sfondo. Ci sono i colori del tramonto.

Amalia, Dino.

(Amalia è seduta per terra)

voce di Dino:

(25)

a Direi che adesso è giunta l’ora

b Di cambiare il corso della storia.

a Benché non mi senta pronto ancora

b E abbia dubbi sulla mia vittoria,

a La situazione certo non peggiora!

b Quel serpente, tanto pieno di boria,

c Può pure aver la meglio su di me

c Ma son certo che meglio di me non è!

(Amalia si alza, cammina con le mani dietro la schiena. ‘E visibilmente pensierosa, ma serena. Guarda l’ora. Arriva Dino, con un passo lento ed insicuro)

Amalia: Dino!

Dino: Ciao, come va? Aspetti qualcuno?

Amalia: No. Pensavo di andare a casa, tra poco.

Dino: Pensavo aspettassi qualcuno.

Amalia: Come mai? Mi stavi spiando?

Dino: Guardavi l’ora. Non ti ho spiata. Sono arrivato appena adesso. Ti disturbo? Stamattina mi hai detto che avresti fatto un salto alla Cittadella verso sera, quindi sono passato.

Amalia: Guardavo l’ora perché volevo sapere che ora era, non perché aspettassi qualcuno. (sorride e abbraccia Dino). Avevo voglia di stare qui, a pensare a quelle regole. Mi fa piacere che sei venuto. Che bella sorpresa.

Dino: Siamo amici fin dai tempi del liceo. Per te sarò un po’ come un fratello, immagino…

Amalia: Non saprei. Un fratello è diverso.

Dino: In che senso?

Amalia: Ho un fratello, e ti assicuro che ti voglio bene in un modo ben diverso. E tu?

Dino: Io cosa?

Amalia: Tu mi vuoi bene come ad una sorella?

(Dino guarda per terra, poi guarda Amalia)

Dino: Sono due sentimenti molto diversi.

(lungo silenzio)

Amalia: Devi dirmi qualcosa?

Dino: No. Voglio dire…sì! Anzi, volevo chiederti cosa devo fare col racconto che sto scrivendo. A cosa ti serve?

Amalia: Mi serve soprattutto a coinvolgerti in questa storia. Ho letto attentamente tutto quello che mi hai inviato per mail. Hai più talento di quanto immagini. Non sapevo della tua vena poetica.

Dino: Lascia perdere quelle ottave toscane. Mi sono già pentito di averle buttate lì. Fanno pietà, a dir poco. Le voglio eliminare tutte. Provo imbarazzo quando le rileggo.

Amalia: Perché? Sei fuori come una grondaia!

Dino: Fanno schifo! Io non sono un poeta. Anzi, non sono neanche uno scrittore! Sono un giornalista, e neanche uno di quelli bravi.

Amalia: Tu non sai quanto vali, Dino. Prima o poi capirai che queste tue paure non hanno alcun fondamento. Sono tutte paranoie create nella tua testa. A causa di queste cretinate non hai realizzato i tuoi sogni.

Dino: Ma quali sogni? Ma smettila, dai! Dimmi invece cosa devi fare col racconto che ho scritto.

Amalia: È un ricordo personale, te l’ho già detto. Chissà, magari nella Nuova Era diventa un’opera letteraria importante!

Dino: Io non sono un poeta. Sono uno che scrive perché non sa parlare. Non so neanche trasmettere i miei sentimenti agli altri. Se ci penso, non ho neanche una vera vita. Passo le mie giornate dietro le faccende del giornale e per il giornale, e poi rimango a casa mia, anzi, nel mio studio. Povera Berta. Non sono neanche di compagnia. Mi chiudo nel mio spazio a leggere o a scrivere.

Amalia: Ma abbiamo anche fatto tante cose insieme, noi due. Non hai una vita più noiosa della maggior parte della gente.

Dino: Forse hai ragione. Sono un fortunato, io. Una casa ce l’ho, un lavoro pure, anche se malpagato. Ho una sorella che si prende cura di me, e poi ho te, che sei… per me… (le prende la mano)

Amalia: Baciami.

(Dino la bacia, in un modo abbastanza tiepido, incredulo)

Baciami bene!

Dino: Ti amo! (la prende fra le braccia e si baciano con passione, a lungo)

Amalia. Ti amo. (riprendono a baciarsi)

(escono di scena, abbracciati. Buio)

voce di Dino:

(26)

a Sì, sono euforico come non mai!

b Voliamo fra le nuvole, leggeri!

a Ti starò sempre a fianco, se vorrai.

b Sono ordini i tuoi desideri.

a Bramo il tuo corpo! Ti amo assai!

b Celi nel tuo corpo caldi misteri,

c Ove la mia bocca prenderà fuoco.

c La tua fiamma si accende con poco!

LA CAPSULA DEL TEMPO di Grazia Smilovich in arte Josa

Mercoledì 22 dicembre 2021  alle ore 18, 30     presso

   Il Museo Etnografico della Gambarina , in Piazza Gambarina n.1,    Alessandria

Partecipazione consentita ai possessori di Green Pass Covid

                    (nel rispetto della normativa vigente  contro la diffusione del Covid-19)

si è tenuta l’inaugurazione con breve presentazione e rinfresco della mostra personale della Pittrice Grazia SMILOVICH in arte JOSA dal titolo

“LA CAPSULA DEL TEMPO ”

Fabrizio PRIANO,

Presidente dell’Associazione Culturale Libera Mente-Laboratorio di idee commenta :  Con Grazia Smilovich in arte JOSA  abbiamo già collaborato in altre esposizioni  nel progetto Arte Diffusa, per cui  siamo lieti di   presentare  questa sua  nuova mostra nei locali del Museo Etnografico “ C’era una volta.  ”

Grazia SMILOVICH

In arte JOSA, nasce artisticamente nel 1991.   (pagine Facebook ed Instagram

“I QUADRI DI JOVIALDI “).

Negli anni ha esposto in diversi palazzi prestigiosi fra cui Palazzo Saluzzo e Palazzo Ducale a Genova.

Nel 2019 ha partecipato alla mostra d’arte contemporanea a Palazzo Zenobio a Venezia e nello stesso anno, ad ottobre, al primo Simposio Internazionale d’Arte a Coseano in Friuli.

Il 24  aprile 2020 ha partecipato al Progetto  “Lo sguardo dell’Arte”, proposto da   Il Piccolo, giornale alessandrino, rivolto agli Artisti che volessero esprimere attraverso le proprie opere una riflessione su quanto stava  avvenendo in Italia e nel mondo durante il lockdown.

Sempre nel 2020 è stata selezionata per far parte del CAI, Catalogo Artisti Italiani ideato e curato dal dott. Gianpaolo Coronas.

Ha partecipato a diverse mostre collettive e personali tra le quali :

28  maggio 2021   mostra personale dal titolo “Stati di…  Grazia”    presso il  Museo Provinciale campano di Capua (CE).

Luglio 2021 partecipazione al Concorso Smalti d’Artista a Genova.

Settembre 2021 presente ad Art Now editore,  la mostra palermitana dedicata al Premio Eccellenze Stilistiche 2021 sguardi sull’arte contemporanea.

19 settembre 2021 chiusura della capsula del tempo presso Piazza degli Artisti a Coseano: nella capsula del tempo chiusa il 19 settembre di quest’anno c’è un quadro dell’Artista intitolato “Clair de lune”  e  la capsula stessa verrà riaperta nel 2121.

Clair de lune

La pittura di JOSA si fonda su un’ introspezione costante, alla ricerca delle emozioni che, tradotte su tela, suscitino in chi osserva una miriade di sensazioni che vadano dallo stupore al desiderio di compenetrazione con l’opera stessa.

 Le  tecniche di esecuzione sono molteplici e sperimentali, sempre alla perenne ricerca delle emozioni, vero scopo del fare Arte. La ricerca cromatica, nelle opere di JOSA, è costante ed accurata, come peraltro l’amore per una tecnica personalizzata e singolare. JOSA è un’ artista che fa arte per l’arte.

 Per circa un ventennio, le sue opere, sono frutto di un’introspezione che  porta alla ricerca maniacale della perfezione, quasi iperrealismo.

*Negli ultimi anni, rispetto al ventennio precedente, la mia pittura si è discostata dall’iperrealismo per approdare ad uno stile molto personale, per la quale non attingo  da nessun ispiratore, seguo semplicemente quello che visualizzo nella mente e lo metto su tela.

*Ho scritto un libro che si intitola “Eppur si muove”

sottotitolo” E gira la Terra” ,che era anche la rubrica  tenuta da me per due anni sul giornale Alessandria 7.

*Recito  nella Compagnia Teatrale “ATTO UNICO”, che ha debuttato due anni fa presso la  Sala Ferrero del Teatro Comunale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“AMALIA” EPICA MODERNA ATTO II Scena sesta (Opera in tre atti di Ana Silvestre)

Scena sesta

Lo studio di Dino. ‘E giorno.

Dino, Berta.

(Dino entra nella stanza con un giornale in mano e va a sedersi sulla poltrona)

Dino:

(23)

a Ah!, non ho voglia di fare più niente,

b Sono stanco di questa storia grama!

a Dietro questa mia calma apparente,

b Si nasconde una stupida brama,

a Un sentimento ormai deprimente.

b Amalia, sei veramente salama!

c Che stupida sei tu, che non capisci,

c E senza cattiveria mi ferisci…

(Berta bussa alla porta)

Dino: Sì?

(la voce di Berta): Sono io.

Dino: Avanti.

(Berta entra nello studio, con la cartella nera in mano)

Berta: Ho letto tutto. Non pranzi?

Dino: Non ho fame. Mi sento un po’ stanco.

Berta: Ti lascio riposare. (lascia la cartella sulla scrivania e si dirige verso la porta)

Dino: Preparaci piuttosto un caffè. Voglio sapere cosa pensi di tutto quello che hai letto!

Berta: Va bene! Arrivo subito! (esce)

(Dino si alza e va a prendere la cartella. La guarda, se la porta al petto, accarezzandola. Va di nuovo a sedersi, sempre con la cartella contro il petto. Inizia a piangere. Appoggia la cartella sopra il tavolino. Mette la testa fra le mani e piange ancora)

Dino: Basta con queste scene pietose. (si asciuga le lacrime)

(Berta entra con un vassoio fra le mani)

Berta: Ecco il caffè. Ti ho portato due biscotti. Qualcosa dovrai pure mangiare. Cos’hai? Hai pianto?

Dino: Figurati se ho pianto! Prendo solo il caffè, i biscotti non li voglio. Non ho fame.

Berta: Hai gli occhi un po’ rossi, però.

Dino: A causa della stanchezza, Berta. È la stanchezza. Fare il giornalista provinciale è diventato straziante.

Berta: Immagino.

Dino: Ho gli occhi rossi perché sono stanco.

Berta: Va bene, ti credo. Ho capito che non è una scusa.

Dino: Perché difatti non è una scusa. Ho gli occhi rossi perché sono stanco. Devi credermi, così non ti fai dei film, in quella testolina.

Berta: Sei stanco. Punto.

Dino: Sono stanco. (inizia di nuovo a piangere)

Berta: Ma che fai? Piangi?

Dino: Piango e sono stanco! Sono stanco, Berta!

Berta: Che dirti? Riposati! Dormi!

Dino: Non ho bisogno di dormire. Ho bisogno di pace. Solo notizie micidiali, terribili. Non sono nato per raccontare omicidi e suicidi!

Berta: Sicuramente non è piacevole. E piangi solo per questo?

Dino: No. Hai letto tutto?

Berta: Fino all’ultima riga. Mi sembrava di vivere la storia che stavo leggendo. Non sapevo di questa tua dote di poeta e romanziere.

Dino: È la storia che si presta molto a farsi raccontare in questo modo. Mi sento quasi uno scrittore di altri tempi, quando c’erano gli dèi sulla terra.

Berta: Mi piace tantissimo.

Dino: Se i tempi non fossero quelli che sono, potrei forse dedicarmi a scrivere romanzi epici. (sorride)

Berta: Incredibile quel che sta succedendo ad Amalia, e ancora più incredibile quel che sta per succedere a tutti noi!

Dino: Quindi tu ci credi?

Berta: Certo che ci credo. È tutto così… così… pazzesco, sì, ma la storia non fa una piega.

Dino: È priva di senso logico, sotto ogni aspetto.

Berta: E quello che fa l’uomo alla natura e agli altri uomini ha un senso logico?

Dino: No, per niente. Forse neanche la nostra esistenza ce l’ha, pensandoci bene.

Berta: Io voglio avere la possibilità di vedere un mondo migliore. Voglio vivere. Tu cosa farai?

Dino: Questo mondo è sbagliato, lo so. Ma ho paura di quello che troverò nell’altro. Amalia sarà impegnata nella sua opera, con Eroc che le darà una mano.

Berta: Piangi perché sei geloso, Dino. Sei geloso di Amalia? Dimmi la verità.

Dino: Geloso, io? Figuriamoci! Da dove ti vengono fuori queste idee assurde? Io, geloso di Amalia! Pfff! Mi fai quasi venire la voglia di ridere, guarda! (fa un risata palesemente finta)

Berta: Ottimo! Ridi, ridi! Stavi piangendo poco fa, quindi ora ridi, se la cosa ti fa ridere! Se tu non vieni, rimango qui anch’io. Non posso lasciarti qui da solo.

Dino: Tu devi andare. Ero sicuro, fin dall’inizio, che avresti deciso di farlo.

Berta: Se non vuoi venire anche tu, il motivo è solo uno.

Dino: Sentiamo qual è il motivo!

Berta: Sei geloso di Amalia. Non ti aspettavi un rivale.

Dino: Anche se fosse vero ciò che dici, cioè che io sono geloso, i rivali ci sono sempre stati. Mica doveva arrivare Eroc per farmi temere chissà cosa.

Berta: Sappiamo entrambi per quale ragione Amalia preferisce stare da sola, da anni. Magari Eroc, però, le fa cambiare opinione riguardo l’amore. Magari le piace e finiranno insieme.

(Dino si alza e inizia a camminare avanti e indietro, agitato)

Dino: Che odio! Che odio! Serpente di merda! (urlando)

Berta: Sei impazzito? Non ti riconosco più!

Dino: Arriva lui e Amalia non ha più paura di farsi amare! (riprende a piangere)

Berta: Chiunque sa perché Amalia ha chiuso il suo cuore all’amore. Anni fa è successo quel brutto episodio. Mi vengono ancora i brividi quando ci penso.

Dino: Un uomo si suicidò, perché lei lo ha lasciato.

Berta: Già. Diceva sempre che preferiva morire, piuttosto che vivere senza lei. E così è stato.

Dino: Lei era il suo mondo. Andrea era un mio collega, e mi ricordo bene di tutta la vicenda. Amalia soffre ancora per questa fatalità. Una ferita che non guarisce mai.

Berta: Secondo me non c’è niente fra Amalia ed Eroc.

Dino: Dannato serpentello!

(Berta esce)

Dino:

(24)

a Sconfitto, senza alcuna speranza

b Penso soltanto a come morire.

a Prendo una velenosa sostanza?

b Da un treno mi faccio investire?

a Forse il come non ha importanza.

b Sono uno scemo! Devo reagire!

c Ah!, devo invece farmi coraggio!

c Aspettami, mio amore selvaggio!

“AMALIA” EPICA MODERNA ATTO II Scena quinta (Opera in tre atti di Ana Silvestre)

Scena quinta

Lo studio di Dino. ‘E giorno.

Dino, Berta, Amalia.

(Dino guarda alla finestra)

Dino:

(33)

a ‘E quasi arrivato il momento.

b Penso che la città non ha mai visto

a Un pur similare affollamento!

b Se non ci sarà qualche imprevisto,

a Saremo liberi come il vento!

b Amalia, per te vivo e esisto!

c Per te mi tuffo pure nell’ignoto,

c La tua assenza è il vero vuoto.

(Dino apre la finestra. Si sente un gran rumore arrivare da fuori: urla e fischi)

Dino: Questa gente è davvero arrabbiata! Accidenti! (chiude la finestra, quindi si attenua il rumore)

(Berta entra ansimante)

Berta: Dino, sai cos’è successo ‘stanotte? Tutta la Città del Vaticano è stata distrutta, rasa al suolo!

Dino: (sorridendo) Buongiorno! Sì, lo sapevo già.

Berta: Hai sentito la notizia?

Dino: No, l’ho saputo dalla bocca dell’artefice stessa.

Berta: ‘E stata quindi Amalia l’artefice?

(entra Amalia)

Amalia: Sì, sono stata io. Buongiorno, Berta. (le sorride)

(Dino le va incontro, le prende le mani e la bacia sulle labbra)

Berta: Ma…ma… qualcosa mi sfugge! (va a sedersi sulla poltrona)
Non sapevo ancora che voi due… insomma…(sorride) anche se la cosa non mi sorprende affatto.

Amalia: Era una questione di tempo.

Dino: Prima o poi doveva succedere.

Berta: Che bello! Comunque solo voi due non sapevate che era una questione di tempo e che prima o poi doveva succedere. Io, e mica solo io, lo sapevamo tutti da mo’.

(Dino apre la finestra e si sente lo stesso chiasso di prima)

Dino: Che baccano! Ti sei riposata un po’? Quando mi sono alzato sono rimasto ad osservarti, mentre dormivi.

Amalia: Ho dormito un paio d’ore. Mi sento abbastanza riposata, però.

Berta: Ma con cosa hai raso a terra la Città del Vaticano? A quanto pare è come se lì fosse capitato un terremoto , facendo tremare tutto fin quando l’intera area non è diventata un mucchio di macerie.

Amalia: Ho usato soltanto questa (le porge la mano destra) Non ci credi, Berta?

Berta: Ci credo. So del potere di cui è dotata questa mano (le tocca la mano). Ma perché lo hai fatto? Domani si aprirà la porta temporale, milioni e milioni di persone sono già arrivate ad Alessandria, altre stanno ancora arrivando, oltre un miliardo di persone sono sparite nel nulla.

Amalia: Perché gli ultimi sono stati i primi. Così è il giusto ordine delle cose, non ti sembra?

Berta: Sì, però… perché distruggere il Vaticano? ‘E stata Oreste a chiedertelo? Mi sembra un gesto così atroce!

Amalia: L’idea è stata mia. Vedi, tu consideri atroce aver distrutto la Città del Vaticano, io trovo invece atroce tutto il suo operato, ciò che essa rappresenta. Per colpa della chiesa cattolica abbiamo vissuto per secoli nel buio, nell’ignoranza, senza istruzione. Per colpa della sua avidità di soldi e potere, fu bruciata la biblioteca di Alessandria! Quanto tempo per scoprire cose che erano già sapute secoli fa! Distruggendo il Vaticano, ho distrutto anche la sua credibilità e, più importante, forse messo un freno a certe nefandezze, sostenute, appunto, da questa chiesa. Mi piace pensare di avere lasciato almeno una possibilità di sopravvivenza a chi rimane, in questa era, eliminando uno dei mali maggiori.

Dino: Senza parlare dell’Inquisizione, dello sterminio dei popoli indigeni…

Amalia: Non ci basterebbe l’intera giornata per elencare tutti i danni fatti dalla Chiesa. Nella Nuova Era non ci sarà alcuna religione, eppure vi assicuro che l’Uomo sarà più vicino che mai a Dio. Vivi la tua fede in silenzio, senza parole, ma attivati a compiere il bene, ed ecco che il Vero Dio ti renderà libero.

Berta: E chi è il Vero Dio?

Amalia: Il Vero Dio è il padre del nostro Grande Demiurgo, e noi siamo il capriccio di quest’ultimo. Non domandarmi più niente a riguardo. Ognuno deve scoprire da solo la verità, che si trova dentro noi stessi, come una scintilla.
Non dobbiamo trascorrere le nostre vite ad inseguire dottrine, ideologie, religioni. Tutto quello che ci serve sapere è già qui, quando veniamo al mondo (mette una mano sulla testa di Berta). È già tutto qui. Siamo un organismo perfetto, dotato di conoscenza e pezzi di ricambio. Non facciamoci guastare dalle cose che ci dividono e ci fanno esasperare. Così, e solo così, possiamo scoprire in cosa consiste veramente la libertà. Possiamo superare il Grande Demiurgo e, il giorno in cui lo avremo fatto, potremo espanderci per tutto l’Universo. Questa volta dobbiamo farcela.

Dino: Stai quindi dicendo che non è la prima volta che succede quel che sta per succedere adesso?

Amalia: Esatto. Capirai, quando entrerai nella Nuova Era. Tutta la Storia, finora, è stata una continua ripetizione, amore caro. Non importa quante persone entreranno domani, dalla porta che si spalancherà all’alba. Non importa. I miei soldati, sparsi per tutto il mondo, si sono sradicati dai campi dove giacevano, in attesa del loro momento. Sono migliaia e migliaia. Accompagnano velocemente chi vuol partire ma non ha i mezzi per farlo. Una volta che siamo entrati tutti, entreranno anche loro, tornando di nuovo sui campi, radicandosi bene nel ventre della terra. Sfameranno, con i loro frutti, le bocche degli illuminati della Nuova Era.

Berta: Dimmi che non sto sognando!

Amalia: Ora stai sognando, ma quando entrerai nella Nuova Era, tutta la tua mente si sveglierà. Ti voglio bene, Berta! Ora sei diventata mia sorella! (si abbracciano, e Dino abbraccia tutte e due)

(buio)

voce di Dino:

(34)

a Ha raso al suolo il Vaticano

b E la stessa sorte tocca a Dubai.

a Il primo non è un luogo cristiano

b Oh, e collabora con gli usurai!

a La seconda è la maligna mano

b Che ciba il terrorismo! Sono guai!

c Impossibile salvare chi resta,

c Se alla caverna chiamano testa.