Dopo una lunga crisi, iniziata nel 2008, e non ancora finita, ogni speranza di ripresa è quasi svanita. La storia si svolge nel 2020, ad Alessandria, in un clima sociale molto teso, a causa della mancanza di lavoro, continui fallimenti aziendali, riduzione di ogni diritto e dignità, caroviveri, assenza di idee, criminalità in aumento e totale sfiducia nella classe dirigente. A livello mondiale la situazione è ancora più drammatica: enormi esodi demografici, intensificazione delle guerre in corso, scarsità di acqua, desertificazione di vaste aree agricole. Occorre, quindi, un eroe, capace di salvare almeno una parte della umanità, guidandola verso una Nuova Era, in cui la felicità dell’uomo è reale e consapevole. C’è bisogno di Amalia, poiché è lei la protagonista di questa svolta, ed è Oreste, un personaggio pressoché mistico, che sarà la sua guida, nonché annunciatrice delle sorti del mondo. Racconta la storia il suo amico giornalista, Dino, che inizialmente stenta a credere a quello che sta succedendo ad Amalia.
Personaggi:
Amalia………….trentenne, portamento atletico, intelligente, sicura di se stessa, fotografa. Dino……………..trentenne, un po’ trascurato nell’abbigliamento, carattere agitato, giornalista. Berta…………….quarantenne, sorella di Dino, dolce e apprensiva, disoccupata. Oreste…………..giovane, bella ed intrigante. Eroc………………
soldati popolo
Indice
Atto I (presentazione dei fatti)
scena I scena II scena III scena IV scena V scena VI
Atto II (sviluppo)
scena I scena II scena III scena IV scena V scena VI
Atto III (conclusione)
scena I scena II scena III scena IV scena V scena VI
INTERVISTA PER IL LIBRO DI PATRICE AVELLA “Modigliani, l’amore & Paris” Edizioni Il Foglio Letterario di Gordiano Lupi
1/ Il fatto di vivere in Toscana ormai ti ha ispirato di scrivere questo libro come per onorare un gemellaggio tra Livorno e Paris? Di sicuro, un legame c’è da sei anni che vivo in Maremma e dai miei frequenti viaggi tra la Francia e la Toscana. Ho sempre amato le opere di Modigliani e a Livorno ho trovato e visitato i luoghi dove viveva l’artista ma anche le specialità gastronomiche della città! Tanti lettori mi chiedevano com’era Parigi nel tempo del pittore livornese. L’idea di fare il libro l’anno del centenario della sua morte è venuta da sola come una risposta a tutte queste belle domande.
2/Per te cosa rimane dei quartieri di Parigi che descrivi nel tuo libro dall’epoca di Modigliani a oggi? Tutte le grande capitali sono cambiate nel mondo in cent’anni per forza. Ma in certi quartieri di Parigi rimane una certa ambiente se si vuole prendere il tempo di passeggiare a piedi a Montmartre per esempio. Piccoli vicoli, stradine, palazzi offrono belli segreti romantici da scoprire per chi sa apprezzare il calmo e leva gli occhi al cielo. Si può ritrovare l’ambiente di questi anni nelle terrazze delle brasseries parigine che descrivo nel mio libro e che esistono ancora a Paris.
3/ Descrivi le biografie delle otto donne che l’artista ha amato nel tuo libro. Qual’è stata la donna che Amedeo ha amato di più nella sua vita? La prima donna che Amedeo ha sempre amato e che lo ha sostenuto tutta la vita era la sua mamma Eugénie Garcin che da Livorno l’aiutavo ancora quando l’artista viveva a Parigi. Il primo amore non si scorda mai, dunque la donna che ha rubato il suo cuore era l’elegantissima Maud Abrantès che era fuggita in America perché era incinta d’Amedeo.
4/ Qual è stata la donna delle otto donne descrite che è stata la Muse preferita dall’artista livornese? Tutti pensano che era la sua moglie, la bella e giovane Jeanne Hébuterne che è stata la sua modella preferita alla fine della sua vita. Ma penso che era stato colpito dal mistero del viso di Lunia Czechowska che gli ha dato una spinta a un certo momento di depressione dell’artista per rinnovarsi e sviluppare la sua arte.
5/ Era vera la brutta reputazione data ad Amedeo durante il suo soggiorno e perché l’hanno soprannominato M le Maudit? “Modigliani è l’unità dell’anima. Era un peccatore rovinoso, di quelli che bruciano e consumano tutto per arrivare al centro dell’anima. Il colore era l’emanazione di questo centro: la sua radice e la sua estasi. Per raggiungere l’ansietà dei rossi Modigliani ha vissuto sul bruciato. Ha peccato. Ha espiato. Ha peccato ancora. Come santa Caterina cercava il suo rosso. Quando Modigliani consumò l’ultimo rosso, morì”, scrivo nel libro. Amedeo, come tanti altri artisti ma anche gente del popolo parigino dell’epoca, beveva molto e troppo. Aveva dolori importanti e soffriva di non potere più scolpire le statue per i problemi ai polmoni. Sapeva che doveva bruciare la sua vita velocemente. Dopo la reputazione è stata amplificata perché si chiamava Modigliani, ma tanti altri artisti a Montparnasse all’epoca erano frequentemente ubriachi. La vita dell’artista livornese Amedeo Modigliani assomiglia alla storia di un vero romanzo. Tutti gli ingredienti tradizionali sono già presenti: belle donne, amore, sesso, soldi, artisti, quartieri di Parigi, romanticismo, violenza, successo troppo tardivo, amicizia, suicidio, tragedia e alla fine una bella storia di una coppia che si ritrova nella morte come un happy end morale.
6/ è originale la tua idea di aggiungere una colonna sonora e proporre al lettore di sentirla quando legge il tuo libro. Perché hai scelto il compositore francese Erik Satie? In tutti i miei libri mi piace aggiungere una colonna sonora come nei film. In gran parte musica classica o sacra, ma anche di varietà dell’epoca del racconto. Satie è un personaggio e artista tipico dell’epoca di Modi’ con la sua eccentricità e spiccata dolcezza musicale con le sue favolose “Ginnopedie”. Tutti conoscono la sua musica per colpa dei film o pubblicità che hanno sentito ma pochi sanno che era di Erik Satie. Mettete le cuffie e provate, vi piacerà di sicuro leggere questo libro ascoltando questa musica al pianoforte.
7/ Altra originalità è stata l’idea di fare partecipare il lettore con il gioco del Test. Ma funziona veramente? Lo stesso con la colonna sonora, cerco di mettere un Test adatto a ogni dei miei libri. L’idea è cominciata dal Test: “Dimmi che pasta mangi e ti dirò chi sei!” che ho messo nel libro scritto a quattro mani con il cinefilo Gordiano Lupi, “Pasta e Cinema” sempre nelle Edizioni Il Foglio Letterario. Avevo partecipato per tre anni a una trasmissione radio nazionale in Francia, France Bleu, con questo Test e piaceva molto agli ascoltatori. Faccio ogni volta un sondaggio intorno a me con tanti lettori e amici per verificare che funziona veramente, e quando mi conferma che lo è, si pubblica.
8/ Che pensano i lettori italiani delle storie dei piatti francesi e le loro ricette che descrivi nel libro di Modigliani, l’amore & Paris? È vero che sono più abituato a conoscere i commenti dei francesi quando descrivo la storia delle forme della pasta e delle loro ricette tradizionali di ogni regione del Belpaese che il contrario. Collaboro come journalist-food e corrispondente per la Toscana, con la rivista di Paris, “La Voce” le magazine degli Italiani in Francia, che esiste da più di vent’anni, e descrivo l’origine di ogni forma delle 623 forme di pasta repertoriate. Anche se lo faccio da dieci anni mi rimangono ancora tante da fare scoprire. Gli Italiani non percepiscono bene la qualità della cucina francese, una della migliore gastronomia del mondo come quella italiana, perché hanno avuto una brutta esperienza culinaria durante un viaggio e una cena in un ristorante turistico parigino. Hanno un disprezzo a priori poi quando assaggiano un vero piatto ben cucinato come vuole la tradizione in una vera brasserie dei quartieri di Parigi, cambiano idea e apprezzano perché l’Italiano rimane un vero “gourmet”.
9/ Hai nuovi progetti di libro da scrivere o da pubblicare per l’anno 2021? Tanti! Ah! Ah! Il prossimo da pubblicare sarebbe un bel libro nello stesso stile di questo: “Prévert, l’amore & Paris”. Il poeta francese Jacques Prévert rimane un autore apprezzato ancora molto oggi in Francia come in Italia. Scoprire i luoghi e quartieri a Parigi, diversi di quelli d’Amedeo, le donne della sua vita, la sua gastronomia e nuove storie di piatti francesi e ricette, accanto alle sue favolose poesie sarà una nuova bella passeggiata a Parigi da fare per gli Italiani. Questa volta saranno le canzoni scritte da Prévert che accompagneranno il lettore come colonna sonore e cantate da Yves Montand, un figlio di emigrato toscano… Sempre il nostro famoso gemellaggio Toscana-Paris!
Browse: Home / Patrice Avella – Da Livorno a Montparnasse, la vita dell’artista soprannominato M le Maudit
Patrice Avella – Da Livorno a Montparnasse, la vita dell’artista soprannominato M le Maudit Redazione Il Foglio Letterario / 26 dicembre 2020 / Leave a comment / Letteratura e cultura: davvero ne hai paura, Patrizio Avella – Cena a Cinecittà Estratto del libro delle Edizioni Il Foglio Letterario: “Modigliani, l’amore & Paris” «Da Livorno a Montparnasse, la vita dell’artista soprannominato M le Maudit». Modigliani, la sua storia comincia e finisce con lui come la sua pittura. Ce ne sono stati tanti prima: con più genio, con più sapienza, con più resistenza, con più speranza. Ce ne sono stati tanti che sono andati più in là prima e dopo. Ma Modigliani è uno. Modigliani è indivisibile. La sua storia comincia e finisce con lui. E anche la sua pittura. Modigliani è l’unità dell’anima. Era un peccatore rovinoso, di quelli che bruciano e consumano tutto per arrivare al centro dell’anima. Il colore era l’emanazione di questo centro: la sua radice e la sua estasi. Quando s’è voluto teorizzare sulle sue gamme, ne è venuto fuori un riassunto di laboratorio. Per raggiungere l’ansietà dei rossi Modigliani ha vissuto sul bruciato. Ha peccato. Ha espiato. Ha peccato ancora. Come santa Caterina cercava il suo rosso. Era un presentimento e una vocazione. Le donne erano fuoco. La pittura era fuoco. Parigi come Babilonia la capitale del male. La vedeva rossa come i senesi, la città del demonio. E rosse le facce delle donne dai cui occhi l’anima dipartiva alitavano nell’aria arrossandola. Quando Modigliani consumò l’ultimo rosso, morì … Dal critico d’arte R. Carrieri, tratto dal suo testo del libro “Amedeo Modigliani” Parigi – 1950 La vita dell’artista livornese Amedeo Modigliani assomiglia alla storia di un vero romanzo. Tutti gli ingredienti tradizionali sono già presenti: belle donne, amore, sesso, soldi, artisti, quartieri di Parigi, romanticismo, violenza, successo troppo tardivo, amicizia, suicidio, tragedia e alla fine una bella storia di una coppia che si ritrova nella morte come un happy end morale. Due giorni dopo la morte dell’artista Modigliani nel gennaio 1920, soprannominato “M le Maudit”, la sua promessa sposa e madre della piccola Giovanna, Jeanne Hébuterne muore suicida per raggiungere l’amore della sua vita, il suo Modi’ al cimitero del Père Lachaise a Parigi. Et voilà! Una bella fine tragica degno di un’opera di Verdi alla Scala di Milano. No! Non siamo in un’opera lirica ma nella realtà della miseria dei quartieri parigini, dove vivevano gli artisti nei primi anni del 1900. Una bella storia d’amore come l’artista Modigliani ha conosciuto durante la vita vissuta in Francia con delle donne favolose e innamorate fino a morire per lui. La vita di Modigliani si è sviluppata tra Livorno, dove nacque nel 1884, e Parigi, dove ha vissuto la sua vita di artista. Il legame con la sua città natale in Toscana non si è mai interrotto ma era sempre stata una sofferenza di rimanere non capito e apprezzato dalla sua gente. Nella “Villa Lumière”, dove arrivò giovane nel 1906, si sente a suo agio con gli altri artisti di tutte le nazionalità emigrati a Paris. Abbiamo tutti in testa la sua reputazione di un uomo alcolizzato, drogato o bohémien. È vero, però come tanti altri artisti della sua epoca. Ma Modì era altro. Le sue precarie condizioni di salute sin da piccolo, la sua malattia che lo ucciderà, la tubercolosi, lo faceva soffrire molto e il suo stato di salute precario lo impediva anche di fare la sua arte con serenità ben più della sua miseria. Gli impedirono a causa delle polveri, di dedicarsi all’arte della scultura per esempio. Sapeva di avere poca vita e che questa doveva essere vissuta intensamente. Opere vere e false sono state vendute in tutto il mondo. Tanti bravi falsari hanno potuto vendere opere di quest’artista alla moda senza vergogna, anche se hanno provocato tante polemiche. La più sconcertante è stato proprio nella sua città natia, a Livorno, nel 1984, con il ritrovamento di tre sculture nei canali, frutto di una burla studentesca. “Modì le Maudit”, il “Maledetto”’ era stato a Montmartre soprannominato Amedeo Modigliani. “… Modigliani era un Botticelli moderno, tutto bruciato dal fuoco dello spirito, che rende esili, quasi immateriali le sue creature, per lasciarne meglio trasparire lo spirito meditativo e gentilmente malinconico …” Patrice Avella Please follow and like us:
Nuova Galleria Morone presenta Hypothesis (per una Collezione), un’esposizione “mutante” e “dinamica” in tre atti, che vedrà la partecipazione in tre esposizioni differenti gli artisti che hanno collaborato ed esposto in galleria dal 2011 ad oggi e nuove proposte. Una storia decennale di attività attraverso un dibattito e confronto visivo dei vari linguaggi della contemporaneità. Ogni linguaggio possiede un personale codice comunicativo, ogni immagine è portatrice di uno specifico messaggio che deriva dall’ambiente culturale all’interno del quale si è sviluppato e dalla sua funzione.
Hypothesis inteso come ipotesi, supposizione ed idee per collezionare; un punto di partenza per il processo di una ulteriore rielaborazione e dibattiuto fruitivo davanti alle opere. Tra dubbi, incertezze e paure, in questo periodo – ormai lungo – l’unico punto di riferimento è stata la casa. Rivelatasi rifugio, è tornata ad essere luogo da vivere ed abitare, luogo da amare e di cui prendersi cura. Pareti vuote, spazi incompleti, muri disadorni. Quante volte ci siamo soffermati su quello spazio vuoto; quante volte abbiamo pensato di valorizzare quell’angolo di casa. Abbiamo avuto il tempo di pensarci, rifletterci e fantasticarci. Ora, è il momento di impreziosire questi luoghi. Il nostro intento – a seguito di una attenta riflessione – è proporre e condividere, in tre Atti, opere alla ricerca di una rinascita, siano esse tra le pareti della galleria, scrutate da occhi di visitatori curiosi o tra le mura di una casa, cullate da sguardi consapevoli.
Le opere in cemento di Eros Bonamini; le “tessere“ fotografiche in ceramica di Silvia Celeste Calcagno; la scultura “ricucita” di Maria Cristina Carlini; la “chapa” che diviene supporto pittorico e descrittivo di Felix Curto; le opere pittoriche legate allo scorrere del tempo di Marco Ferri; i tessuti naturali di Madì Gamondés; le architetture segniche e naturali su acciaio di Elisabeth Scherffig; le sete di Manuela Toselli e le terre piene di petrolio di Eltjon Valle saranno i protagonisti del primo atto, caratterizzato dalla superficie e dal supporto.
Da venerdì 7 maggio le immagini d’epoca gratis con La Stampa: “Con le cartoline ecco la città che non c’è più”
Tony Frisina, impiegato in pensione, classe ’62: oggi la sua collezione, parlando solo di immagini della città, comprende da tre a quattromila pezzi
Collezione Tony Frisina
L’alessandrino Tony Frisina racconta la testardaggine del collezionista
Venerdì 7 maggio la prima cartolina storica che appartiene alla sua raccolta in omaggio con La Stampa
Le cartoline di Tony Frisina: tra la Piazzetta di ieri e quella di oggi è l’eleganza a fare la differenza
Paglietta e bastone da passeggio per gli uomini, camicetta con maniche lunghe per le signore. E la ricercatezza anche nelle insegne commerciali dei negozi, rigorosamente dipinte a manoPiazzetta della Lega ad Alessandria in un anno tra il 1905 e il 1910
Le sei cartoline storiche di Alessandria in omaggio con La Stampa nella galleria fotografica di Tony Frisina
Titolo: Ipotetica rappresentazione di un atomo, che non è fatto così, ma anche rimando ad un ipotetico campo gravitazionale, che non è fatto così.
L’opera è composta da un disegno e da un video che mostra il suo farsi.
Lavoro realizzato nella prova 20 minuti della finale di Master Artist, in cui dovevamo realizzare un’opera con carta, penne rossa e gialla e blu ed un cellulare.
Giudici: Giacinto Di Pietrantonio (critico e curatore d’arte), Luca Rossi (artista) e Marco Rosa (collezionista).
Master Artist
MASTER ARTIST, IL CONTEST DI LUCA ROSSI SU FACEBOOK
Sono sette gli artisti selezionati per questa prima edizione del contest, che consta di 6 dirette streaming. Come ogni talent che si rispetti, non può mancare la giuria, che in Master Artist è composta dal critico, curatore d’arte, docente all’Accademia di Belle Arti di Brera, già Direttore del Museo Gamec di Bergamo Giacinto Di Pietrantonio, il collezionista Marco Rosa e Luca Rossi. Durante le puntate, gli artisti si sottopongono a due tipi di prove: la “24 ore”, in cui ogni artista dovrà realizzare, con i materiali dati, un’opera nella giornata precedente la diretta streaming, e la “Mistery box”, in cui gli artisti dovranno realizzare, con i materiali comunicati durante la diretta, un’opera in 10 minuti. Nel corso della quinta puntata, ovvero la semifinale, è stato ospite l’artista Jacopo Benassi. Come ogni contest che si rispetti, anche in Master Artist il vincitore riceverà un premio: “intervista sul proprio lavoro sponsorizzata su 10.000 persone a target; testo critico dedicato e partecipazione a un progetto futuro di Luca Rossi Lab; contatto con una galleria d’arte contemporanea internazionale per partecipazione ad un loro progetto futuro; tre studio visit con curatori e critici di fama nazionale e internazionale; dirette streaming su un bacino di 15.000 persone”, si legge sul blog di Luca Rossi Lab. La finale si terrà il prossimo 5 maggio.
E’ possibile vedere le fasi di ideazione e realizzazione di un’opera d’arte? Cosa succede se si minimizzano i materiali e il tempo di realizzazione di un’opera d’arte? Emerge più fortemente l’attitudine dell’artista?
MASTER ARTIST è un contest che verrà realizzato in diretta streaming ad Aprile 2021 sulla Pagina Facebook di Luca Rossi Lab. Gli artisti e i tre giudici saranno tutti comodamente in diretta dalle loro case.
Vuoi essere il primo Master Artist? Per candidarti basta inviare entro il 16 Marzo 2021 la documentazione di tre opere d’arte da te realizzate e una breve biografia a lucarossicampus@gmail.com
7 artisti verranno selezionati e parteciperanno a 6 dirette streaming. Ad ogni diretta streaming ci sarà un artista vincitore e un artista eliminato A giudicare gli artisti ci saranno TRE GIUDICI SPECIALI:
Giacinto Di Pietrantonio critico, curatore d’arte e docente all’Accademia di Belle Arti di Brera. Già Direttore del Museo Gamec di Bergamo e figura di riferimento del sistema dell’arte italiano.
Luca Rossi, artista, critico e divulgatore. Unica voce fuori dal coro del mondo dell’arte italiano. Impegnato dal 2009 in una una progettualità non convenzionale. E’ una personalità controversa del sistema dell’arte italiano ed è considerato una delle personalità artistiche più interessanti anche rispetto la scena internazionale.
Marco Rosa, appassionato d’arte e collezionista a 360 gradi. Il suo occhio è prezioso perchè privo delle sovrastrutture presenti solitamente nel mondo dell’arte.
Durante le 6 puntate in diretta streaming DUE TIPI di PROVE (una ad ogni puntata) potranno essere date agli artisti selezionati:
La prova “24 ORE” > con materiali dati ogni artista dovrà realizzare un’opera d’arte nelle 24 ore precedenti la diretta streaming
La prova “Mistery Box” > durante la diretta streaming con materiali dati ogni artista dovrà realizzare un’opera d’arte in 15 minuti
Durante le puntate potranno esserci ospiti esterni che potranno ispirare le prove e potranno essere affrontate diverse tematiche scelte dai tre giudici.
Alla fine delle 6 PUNTATE solo un’artista sarà la vincitrice o il vincitore di MASTER ARTIST!
Per il vincitore o la vincitrice di MASTER ARTIST un PREMIO SPECIALE:
✅ Intervista sul proprio lavoro sponsorizzata su 10.000 persone a target ✅ Testo critico dedicato e partecipazione a un progetto futuro di Luca Rossi Lab ✅ Contatto con una galleria d’arte contemporanea internazionale per partecipazione ad un loro progetto futuro ✅ Tre studio visit con curatori e critici di fama nazionale e internazionale ✅ Dirette streaming su un bacino di 15.000 persone
💥 Il primo talent show dell’arte contemporanea.
👉 8 artisti in gara, 3 giudici e un prova in diretta streaming ogni mercoledì alle 20.30
⭐ Un gioco per mettere al centro le attitudini degli artisti e il valore dell’arte per il nostro presente.
👨⚖️ Giacinto Di Pietrantonio (critico e curatore d’arte), Luca Rossi (artista) e Marco Rosa (collezionista) giudicheranno 8 artisti su due tipi di prove: MISTERY BOX e PROVA 24 ORE. Avremo anche alcuni ospiti speciali tra cui l’artista Jacopo Benassi
🎨 Gli artisti partecipanti sono: Alberto Esse, Daniele Cabri, Chiara Calore, Elisa Cella, Antonio Guiotto, Max Oddone, Francesca Pasquali, Eva Reguzzoni.
MUSEO ANTONIO LIGABUE Palazzo Bentivoglio, Gualtieri 15 maggio / 14 novembre 2021 Ligabue. La figura ritrovata 11 artisti contemporanei a confronto
La Fondazione Museo Antonio Ligabue riparte da Antonio Ligabue, presentando a Palazzo Bentivoglio, dal 15 maggio al 14 novembre 2021, un nuovo corpus di opere dell’artista, scelte da Francesco Negri.
Curata da Nadia Stefanel e Matteo Galbiati, la mostra Ligabue, la figura ritrovata. 11 artisti contemporanei a confronto, propone un inedito dialogo tra il segno di Antonio Ligabue e quello di undici artisti contemporanei che operano, prevalentemente, in ambito figurativo: Evita Andùjar, Mirko Baricchi, Elisa Bertaglia, Marco Grassi, Fabio Lombardi, Juan Eugenio Ochoa, Michele Parisi, Ettore Pinelli, Maurizio Pometti, Giorgio Tentolini e Marika Vicari.
Agli artisti invitati, i curatori hanno chiesto di porsi in dialogo con le opere di Antonio Ligabue selezionate per l’esposizione, testimonianza di un percorso in cui la figura, in una prima fase caratterizzata da una precisa connotazione, viene successivamente sottoposta ad una estrema sintesi, fino a dissolversi nel colore.
Ripercorrendo le sensazioni e le emozioni suscitate dalle opere e dall’espressività di Ligabue, per la prima volta il Salone dei Giganti accoglie un peculiare dialogo tra il maestro di Gualtieri e undici artisti contemporanei in un inedito confronto di reciprocità e convergenze che testimoniano come, anche nell’attualità dei linguaggi dell’oggi, sia presente un simile spirito trascendente e una pari centralità di riflessione posta sull’uomo, il suo sentire ed essere nel mondo. «Il progetto nasce dall’incontro fra Antonio Ligabue e undici artisti contemporanei. Fra un artista, che ha unito Arte e vita in modo così stretto da districarne difficilmente la giunzione, che ha realizzato opere sempre sul filo dell’immaginazione e con la sola necessità di dipingere per esistere, e la contemporaneità dell’arte di oggi. Chi lo vide dipingere rimase fortemente colpito dalla libertà e sicurezza di esecuzione senza pentimenti o titubanze, un modus operandi istintivamente guidato da una ricca fantasia visionaria, che lo portava alla immediata realizzazione figurativa, senza abbozzi preliminari. Ligabue possedeva la sapienza di modulare il colore per ricreare quelle forme appartenenti ad un viaggio nomade e in solitaria, il suo, ma guardava anche alla natura con ammirazione sincera e sguardo limpido, per trovare alla fine un riparo dagli attacchi del mondo nella bellezza minuziosa dei dettagli dei suoi animali, nei manti delle sue fiere, nei piumaggi impalpabili dei rapaci, nelle forme descritte anatomicamente dal colore» Nadia Stefanel
«La scelta di questi artisti guarda alla specificità delle loro ricerche che, senza condizionamenti o scelte d’occasione, hanno sempre posto l’essenza della loro visione proprio sull’animo come centro di valore per le loro esperienze estetiche. Il tema e il concetto di figura rappresentata è il mezzo per oltrepassare l’immediatezza del resoconto visibile e lasciar affiorare la tensione e la passionalità di immagini che trasfigurano esperienze comuni e condivise. Il loro linguaggio consacra la potenza dell’immaginazione che sa guidare lo sguardo di ogni osservatore ben oltre la singolarità del racconto specifico e rende ciascuna opera una soglia spalancata sulla sincerità del pathos umano. In questo senso Ligabue non rivive in loro, non è spunto per una “ricopiatura”, ma in loro prosegue l’ideale di coinvolgimento dell’altro, la connessione della realtà con un altrove denso di mistero e di tutta la sua trepidante speranza» Matteo Galbiati
In esposizione La mostra comprende 16 dipinti di Antonio Ligabue, molti dei quali non esposti negli ultimi anni, che Francesco Negri ha personalmente selezionato e studiato, ed una trentina di opere realizzate dagli artisti invitati, la maggior parte delle quali inedite.
Il percorso espositivo si articola in due sezioni: la prima si sviluppa intorno all’energia epidermica, carnale e fisica del colore e del suo realizzarsi attraverso il farsi concreto nella pittura; la seconda pone l’accento sul potere trasfigurante dell’arte, che coglie l’immagine nell’istante in cui diventa memoria, sogno, miracolo, apparizione, fissandola prima di una sua inesorabile sparizione.
Tra concretezza e levità, il racconto di questa mostra ripropone non solo l’aspetto più iconico di Ligabue, ma ne vuole anche ripercorrere l’umanità dirompente e sensibile, capace di ritrovare nella sua spontaneità la lungimiranza di un sentire ben più profondo di quanto emerge da una superficiale apparenza. Attraverso gli undici artisti presenti si propone un altro modo per leggere la “figura” – dell’uomo e del suo ambiente – che, accompagnandosi alla semplicità vera di Ligabue, sa riconciliare il nostro sguardo con presenze che sanno ritrovare se stesse e il proprio essere al di là del tempo. Visita Museo Ligabue! In collaborazione con
Nel corso della mostra sarà pubblicato un catalogo con i testi dei curatori ed un ricco apparato iconografico. I pannelli esplicativi che accompagnano la visita dello spettatore, introducendo le ricerche degli artisti contemporanei, così come le schede presenti nel catalogo, sono realizzati dalle studentesse del corso di “Didattica dei Linguaggi Artistici” (prof. Matteo Galbiati) dell’Accademia di Belle Arti di Brescia SantaGiulia.
Le Sweet Dolls Alessandria hanno deciso di produrre un video promozionale della serie “I Charleston” che sta riscuotendo molto successo sui social network e su youtube con protagoniste varie città d’Italia, d’Europa e del resto mondo.
Il video consiste nel presentare un balletto di stile “Charleston” in stile musicale e abbigliamento, con artisti e operatori locali e con l’intento di promuovere la propria città, con immagini di monumenti, piazze, angoli caratteristici, esercizi pubblici storici.
Le Sweet Dolls Alessandria (con la partecipazione di alcuni elementi della scuola di ballo Eclisse di Luca Picotti, Ph Greg, Giorgio Chiarolanza, Antonio Abbruzzese foto e video, Franco Dell’Alba fonico, Buscaglione Project capitanata da Giorgio Penotti, Segnali2006 di Salvatore Coluccio) hanno deciso, a seguito del successo ottenuto con lo spettacolo di RetroVisioni tenuto per la chiusura della stagione del cinema/teatro Macallé di Castelceriolo (AL), di produrre un video promozionale della serie “I Charleston” che sta vedendo su youtube protagoniste varie città d’Italia, d’Europa e del mondo.
Il video consiste nel presentare un balletto di charleston con relativo stile di musica e abbigliamento, con artisti e operatori locali e con l’intento di pubblicizzare la propria città inserendo nel video monumenti, piazze, angoli caratteristici, esercizi pubblici storici per una promozione turistica e valorizzazione della città e delle eccellenze alessandrine.
“WE THE PEOPLE” / Alessandro Amaducci, Aqua Aura, Valentina Biasetti, Greta Bisandola, Alessio Bolognesi, Gianluca Bonomo, Riccardo Cavallini, Pierluca Cetera, Marco Chiurato, Roberta Coni, David Dalla Venezia, Simone Del Pizzol, Enrico Ferrarini, Franz Chi, Laura Fortin, Alfonso Fortuna, Daniele Fortuna, Davide Gemin, Ettore Greco, Eleonora Manca, Eliana Marinari, Nico Mingozzi, Raffaele Minotto, Silvia Papas, Ioan Pilat, Davide Puma, Emanuele Sartori, Pierantonio Tanzola, Massimiliano Usai, Nicola Vinci
4 Maggio – 2 Giugno 2021 Sala della Gran Guardia, Padova.
A cura di Elisabetta Bacchin, Enrica Feltracco, Elisabetta Maria Vanzelli, Massimiliano Sabbion e Matteo Vanzan.
Comunicato stampa: mostra “We the People” di Padovanet
“In questo periodo così complesso da vivere emotivamente, il volto ci è quasi stato rubato nella sua essenza primaria, ci rimane solo lo sguardo. È forse proprio da questa privazione che è nata l’idea di chiedere a una trentina di artisti contemporanei di restituirci, attraverso la loro espressività artistica, quelle emozioni che ci sono state tolte. Quarantasei muscoli facciali regalano un’infinita gamma di espressioni, agli artisti il compito di enfatizzare, caratterizzare e quindi indagare il volto o l’atteggiamento, attraverso pittura, scultura, video art e fotografia”.
Il Comune di Padova promuove la mostra “We the People”, curata da Elisabetta Bacchin, Enrica Feltracco, Elisabetta Maria Vanzelli, Massimiliano Sabbion e Matteo Vanzan. L’esposizione aprirà al pubblico il 4 maggio nella splendida Sala della Gran Guardia di Padova. La mostra è stata realizzata grazie al contributo di People srl, Despar Aspiag srl e la collaborazione di Blonde and Brains – Marketing and Brand Ideas, Bottega Immobiliare Padova, MV Eventi, Tipografia Gotica e Assioma Service srl Broker Assicurazioni.Proporzioni armoniche nei volti antichi, studio di emozioni ed espressioni che si susseguono nei secoli dai ritratti celebrativi dell’età romana fino al Rinascimento: volti ricercati, analizzati nel tempo e nelle espressioni più varie. Dal busto di Nefertiti ai visi rigati di lacrime di Giotto nella Cappella degli Scrovegni, dalle passioni ritratte in Caravaggio, all’estasi di Santa Teresa del Bernini, ai volti Impressionisti e ai visi Espressionisti, alle disgregazioni e ricomposizioni del XX secolo, dalle Avanguardie artistiche agli scatti fermati nelle foto e nei video fino ai moderni selfie, alla modifica di un viso nel tempo e nella accezione, tutta contemporanea, di poter plasmare, cambiare e creare un nuovo aspetto, una nuova bellezza, un volto che rimanga nell’identificazione di un processo di riconoscimento del sé come naturale approccio verso l’Io e verso gli altri. “We the People”, noi la gente, è l’insieme di volti, di emozioni ed espressioni senza distinzioni di razza, colore e sesso. Per questo i curatori hanno pensato di invitare trenta artisti per dialogare insieme di volti attraverso la creazione di opere site specific, tra scultura, pittura, video-art e fotografia, o prestando dei lavori che sono affini al tema trattato.
Orari di apertura della mostra Dal 4 maggio al 2 giugno 2021, alla Sala della Gran Guardia – Padova Da martedì a domenica: dalle ore 9:30 alle 12:30 e dalle 16:00 alle 19:00 Nel weekend ingresso solo su prenotazione. Nella sezione“Documenti” di questa pagina è disponibile il comunicato stampa completo della mostra.
COMUNICATO STAMPA “WE THE PEOPLE” 4 Maggio – 2 Giugno 2021 Sala della Gran Guardia, Padova In questo periodo così complesso da vivere emotivamente, il volto ci è quasi stato rubato nella sua essenza primaria, ci rimane solo lo sguardo. È forse proprio da questa privazione che è nata l’idea di chiedere a una trentina di artisti contemporanei di restituirci, attraverso la loro espressività artistica, quelle emozioni che ci sono state tolte. Quarantasei muscoli facciali regalano un’infinita gamma di espressioni, agli artisti il compito di enfatizzare, caratterizzare e quindi indagare il volto o l’atteggiamento, attraverso pittura, scultura, video art e fotografia. Il Comune di Padova promuove la mostra “We the People”, curata da Elisabetta Bacchin, Enrica Feltracco, Elisabetta Maria Vanzelli, Massimiliano Sabbion e Matteo Vanzan. L’esposizione aprirà al pubblico il 4 Maggio nella splendida Sala della Gran Guardia di Padova. La mostra è stata realizzata grazie al contributo di People srl, Despar Aspiag srl e la collaborazione di Blonde and Brains | Marketing and Brand Ideas, Bottega Immobiliare Padova, MV Eventi, Tipografia Gotica e Assioma Service srl Broker Assicurazioni. Nell’ultimo anno la Pandemia ha, tra le altre cose, trasformato le nostre abitudini e in parte nascosto il nostro volto, scrigno della nostra identità, del nostro essere. Il volto nella storia dell’arte è stato raccontato e analizzato in ogni sua forma o espressione. A seconda delle epoche storiche lo abbiamo visto rappresentato in modo realistico, idealizzato, stilizzato, deformato, visionario, frammentato, scomposto e ricomposto. Proporzioni armoniche nei volti antichi, studio di emozioni ed espressioni che si susseguono nei secoli dai ritratti celebrativi dell’età romana fino al Rinascimento: volti ricercati, analizzati nel tempo e nelle espressioni più varie. Dal busto di Nefertiti ai visi rigati di lacrime di Giotto nella Cappella degli Scrovegni, dalle passioni ritratte in Caravaggio, all’estasi di Santa Teresa del Bernini, ai volti Impressionisti e ai visi Espressionisti, alle disgregazioni e ricomposizioni del XX secolo, dalle Avanguardie artistiche agli scatti fermati nelle foto e nei video fino ai moderni selfie, alla modifica di un viso nel tempo e nella accezione, tutta contemporanea, di poter plasmare, cambiare e creare un nuovo aspetto, una nuova bellezza, un volto che rimanga nell’identificazione di un processo di riconoscimento del sé come naturale approccio verso l’Io e verso gli altri. WE THE PEOPLE, noi la gente, è l’insieme di volti, di emozioni ed espressioni senza distinzioni di razza, colore e sesso. Per questo i curatori hanno pensato di invitare trenta artisti per dialogare insieme di volti
attraverso la creazione di opere site specific, tra scultura, pittura, video-art e fotografia, o prestando dei lavori che sono affini al tema trattato. “Il volto, un ritratto, empatico o imperscrutabile, una raffigurazione dell’animo o la ferocia del realismo, l’ego come centro del mondo o l’uomo come rappresentazione di un gruppo o di un «popolo», tutto questo ora è possibile riaverlo attraverso l’ingegno degli artisti. L’arte, attraverso la rappresentazione di un volto, ci regala tutta la forza di quel racconto visivo, fatto di sguardi, ammiccamenti, sorrisi, smorfie di dolore o di ribrezzo e che sono propri della fisiognomica”. Così descrive il fascino del volto uno dei cinque curatori Enrica Feltracco, che continua raccontando la genesi della mostra e del suo nome: “ questo titolo non è stato scelto a caso, immagino possa suggerire a molti l’esordio della costituzione americana, ma in realtà è un inno a quel miscuglio d’individualità e collettività su cui si reggono le società e le culture contemporanee. La libertà che ci regala questa mostra è tutta nelle mani degli artisti e della loro creatività, dove attraverso le più personali interpretazioni del volto sarà possibile cogliere la nostra contemporaneità”. Elisabetta Maria Vanzelli ricorda un altro importante aspetto: “come questa pandemia abbia colpito, globalmente, la cosiddetta “civiltà dell’immagine”, un mondo virtuale invaso da ‘autoscatti’ perpetui, il cui senso è evidentemente quello di convalidare, in ogni sua azione, la presenza dell’essere umano. La condivisione reale di un’espressione, di uno sguardo o di un sorriso trasmette chiaramente molto più di quanto un selfie possa esprimere e se è vero che, com’è stato lungamente dimostrato dall’arte del secondo Novecento, il corpo, e con esso il volto – suo acme – ampliano l’orizzonte delle pratiche artistiche a una gestualità e a una corporeità diversamente impercorribili, resta da capire come poter riscrivere – nell’oggi più immediato – le storie che abitano il nostro corpo e che, nel caso specifico di questa mostra, accompagnano la semantica del nostro volto”. Massimiliano Sabbion approfondisce il volto nella storia dell’arte: “Numerosi i ritratti e gli autoritratti compiuti in ogni epoca, l’immagine riprodotta diventa la mimesi della realtà che restituisce pregi e difetti di chi è ritratto. Con tratti e colori, su tela, scultura, fotografia e video gli artisti fissano un segno e una presenza tangibile per l’identificazione e una memoria di sé: dai ritratti nell’arte classica costruiti attraverso canoni e regole, alla presenza ieratica e astratta idealizzata nel sacro, fino alla presa di coscienza di emozioni umane nei volti dipinti, ad esempio, da Giotto nella Cappella degli Scrovegni a Padova dove egli stesso si autoritrae poi nel Giudizio Universale”. Elisabetta Bacchin si focalizza sul Novecento “che ha rappresentato una svolta cruciale nella storia dell’uomo e dell’arte. La dottrina psicanalitica di Sigmund Freud ha condotto alla disgregazione della percezione unitaria dell’io, ridefinendo completamente la concezione della psiche. Poco prima, Albert Einstein aveva fatto l’eccezionale scoperta della relatività del tempo e dello spazio. Due Guerre Mondiali si sono susseguite a pochi anni di distanza l’una dall’altra, lacerando il tessuto sociale e lasciando nelle persone ferite inguaribili. In questo contesto, l’arte ha messo in discussione tutti i canoni rappresentativi tradizionali e, con essi, anche la concezione della raffigurazione del volto è mutata completamente. Da quel momento in poi, si sono aperte infinite strade per l’esplorazione dell’interiorità umana da parte degli artisti, la cui nuova libertà espressiva ha portato alle più svariate interpretazioni, affiancandosi a tutta una serie di sperimentazioni di nuovi mezzi espressivi, dall’uso di materiali industriali e sintetici alla performance, dalla fotografia alla video arte”.
Matteo Vanzan prosegue approfondendo il concetto della mostra: “non è solamente un’esposizione di opere che raccontano la vicenda del volto contemporaneo letto attraverso la pittura, la scultura, la fotografia e la video art, ma è primariamente una mostra che parla di persone. Il ritratto ci permette quindi di entrare in contatto con ciascuno di loro, di comprenderne i momenti più intimi e personali e ricongiungerci al loro atto creativo. Volti acrilici, marmorei, fotografici o digitali altro non sono se non finzione inserita in una tradizione di cui si perdono le origini; metafore che ci aiutano a fissare nella mente istanze primordiali e impulsi archetipi. Opere ed artisti sono ora indissolubili; ricamano la consapevolezza di un’identità mascherata da istanza di presenza in cui si palesano cancellazioni, deformazioni, presenze, privazioni, plasticità, compattezza. Gli artisti in mostra: Alessandro Amaducci Aqua Aura Valentina Biasetti Greta Bisandola Alessio Bolognesi Gianluca Bonomo Riccardo Cavallini Pierluca Cetera Marco Chiurato Roberta Coni David Dalla Venezia Simone Del Pizzol Enrico Ferrarini Franz Chi Laura Fortin Alfonso Fortuna Daniele Fortuna Davide Gemin Ettore Greco
Orari di apertura della mostra Da martedì a domenica: 09.30 – 12.30 / 16.00 -19.00 Nel weekend ingresso solo su prenotazione Contatti: Enrica Feltracco enricafeltracco@gmail.com 3471282179 Massimiliano Sabbion maxi.sab@libero.it 3476460999 Giulia Granzotto giuliagranzotto@libero.it 3402793819
Finalmente la serranda di Palazzo Velli Expo nuovamente si alza, per mostrare la splendida mostra di Ciro Palumbo. Perché, come dico sempre, la bellezza va condivisa e la cultura diffusa 😉
« Come un benevolo Caronte, cercherò di trasportare le anime dalla sponda del mondo limitato e circoscritto della realtà al mondo sconfinato del sogno »
Partendo da Dürer e Botticelli, passando per Leonardo, questa volta il pittore si lascia ispirare dalla grandezza artistica di Michelangelo. Un percorso artistico, quello in mostra nella Capitale, in costante divenire e in continuo mutamento, che tiene conto anche del periodo di cambiamento sociale che stiamo vivendo.
Sicchè, segnate in agenda questo venerdì e venite a scoprire come la Metafisica ed il Surrealismo possano dialogare con il contemporaneo attraverso la sapiente mano di Ciro Palumbo!
Rinascenza. Dolor et Furor A cura di: Luca Cantore D’Amore Direzione artistica: Alessandro Erra
Venerdì 30 Aprile ore 17,30
Per partecipare prenotare mandando una mail a: info@palazzovelli.it oppure a info@76gallery.com indicando una fascia d’orario (ad esempio 17,30-18,00), per aiutarci a gestire il numero di persone ed evitare assembramenti.
Valeria Cirone
“Rinascenza. Dolor et Furor” . È Online il video di presentazione della mostra che inaugurerà il 30 aprile a Palazzo Velli Expo di Roma. . ⏩https://youtu.be/DneWMVj9f90⏪ . 7ettanta6ei Gallery Luca Cantore D’Amore Alessandro Erra Debora Santagata
Rinascenza. Dolor et Furor
Dal 30 aprile al 7 maggio 2021
Palazzo Velli Expo, Roma
#lartenonsiferma
Finalmente dal 30 aprile al 7 maggio 2021, Palazzo Velli Expo di Roma ospiterà l’ultimo atto del Ciclo pittorico Rinascenza del Maestro Ciro Palumbo, a cura di Luca Cantore d’Amore.
Partendo da Dürer e Botticelli, passando per Leonardo, questa volta il pittore si lascia ispirare dalla grandezza artistica di Michelangelo. Con Roma pertanto, si chiude una serie di cerchi, di “Mondi”, da cui hanno preso forma mostre importanti, dapprima nel 2018 a Firenze presso Palazzo Medici Riccardi e in seguito nel 2019 a Perugia presso il Museo Civico Palazzo della Penna. Un percorso ricco e interessante in collaborazione con 7ettanta6ei Art Gallery di Alessandro Erra e Debora Santagata che hanno fortemente voluto questo progetto.
La polifunzionalità di Palazzo Velli, edificato nella prima metà del 1300 dalla nobile famiglia dei Velli, con il suo spazio espositivo farà da cornice alla “Rinascita” di Ciro Palumbo.
In occasione della mostra sarà presentato il Catalogo edito da Editoriale Giorgio Mondadori.
In attesa dell’inaugurazione ufficiale il 30 aprile alle ore 17:00, non perdere l’opportunità di vedere in anteprima la presentazione della mostra al seguente link:
unitedaroundaportrait proposes to united us around a portrait, ours, that of the doctor or the nurse who treats us, the portrait of the artistic and cultural community which continues to bring art to life….
We are all expressions of this pandemic period that the world is facing.
unitedaroundaportrait offers to create a large real and virtual community by requesting a selfie which will be transformed into a real digital portrait through the use of the Interactive Star App.
Everyday a series of portraits will be published, expressing a positive outlook and becoming the common voice, the hope, the impulse towards the possibility of creating new dynamics which aim at a solidarity without borders. We are not alone. We are all united, united to survive, united for the love of art, united through our portraits. .
Unritrattoperunirci propone di unirci attorno a un ritratto, il nostro, quello del medico o dell’infermiere che ci sta curando, il ritratto della comunità artistica e culturale che cerca di continuare a fare vivere l’arte…. Siamo tutti le espressioni di questo periodo di pandemia che il mondo sta affrontando. #Unritrattoperunirci propone di creare una grande comunità reale e virtuale chiedendo un selfie che verrà rielaborato in un vero e proprio ritratto digitale grazie all’utilizzo dell’applicazione Interactive Star App.
Ogni giorno verrà pubblicata una serie di ritratti che sarà l’espressione di un pensiero positivo che diventerà la voce comune, la speranza, lo slancio verso varie possibilità di creare nuove dinamiche che mirano a una solidarietà senza confini. Non siamo soli. Siamo tutti uniti, uniti per sopravvivere, uniti per l’amore dell’arte, uniti attraverso i nostri ritratti.