Intervista alla Scrittrice Alessandrina LILIANA ANGELERI

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Intervista alla scrittrice alessandrina Liliana Angeleri
Date: 24 aprile 2021 Author: Lia Tommi

Ho intervistato Liliana Angeleri in merito al suo ultimo libro CHI ERA?, che dopo una serie di romanzi storici, rivela l’ autobiografia della scrittrice, una storia ricca di pathos e insieme di mistero, che tiene col fiato sospeso.

Domanda: Per quale motivo una persona potrebbe desiderare di acquistare il suo libro?

Risposta: Esperienze come le mie sono ormai molto frequenti, ma pochi ne parlano o descrivono, come ho fatto io. Mi sono domandata: CHI MI POTREBBE CREDERE? Nel 2012 ne ho composto la sceneggiatura che soltanto ora è in pre-produzione ma la lavorazione è bloccata ed è in attesa che il periodo del covid-19 termini. Con molta sofferenza ho iniziato la composizione di questo romanzo con la descrizione dell’insorgere del cancro al seno, l’asportazione e il seguito della convalescenza e la pillola che mi ha provocato infiniti effetti collaterali che sono durati cinque anni. Ma questo romanzo sfiora quasi questo periodo che è relegato in un solo capitolo. Desidero fissare l’attenzione del lettore sugli strani fenomeni del sesto senso che mi sono successi.

Domanda: quale profondo motivo ti ha spinto a descrivere questi avvenimenti?

Risposta: questi avvenimenti sono stati molto numerosi e determinanti come l’ordine perentorio di scrivere una sceneggiatura di cui io sapevo neanche da dove poter incominciare. Mi creava angoscia tenere tutto dentro me e mi sarebbe dispiaciuto dimenticarmi qualcosa. Per questo motivo ho incominciato con la sceneggiatura di cui mi ero già impadronita delle varie tecniche e che era la prima ambientata nei nostri giorni. Si tratta di un tipo di scrittura abbastanza sintetico che non necessita di molte descrizioni. Dopo aver fissato sulla carta le mie esperienze mi sono sentita liberata di un grave peso. Mi sono sentita libera e non ero più preoccupata di dimenticare qualcosa.

Domanda: il lettore che messaggio può trarre da questo libro?

Risposta: innanzitutto c’è un forte invito alla prevenzione che può salvarci la vita e, in secondo luogo, se succedesse anche a loro? Io sono stata lieta di vedere la bellissima giovane in abito rinascimentale, anche se è scomparsa in una bolla di sapone. Invece sono rimasta terrorizzata dalla figura nera che mi si è avvicinata e mi si è inginocchiata accanto. Ero già angosciata per la “la malattia” e questi fenomeni non mi hanno certamente rasserenata, anzi è stato l’esatto contrario anche se poi …ma questo lasciamo che sia il lettore a scoprirlo. Comunque la vita è formata da gioie e dolori e ansie come in questo libro che i capitoli si susseguono. L’ho scritto in terza persona per renderlo più universale, piuttosto che focalizzarlo unicamente sulla mia vita.

Recensione

CHI ERA? LA VOCE DEL SILENZIO
UNA VICENDA VERA, ANZI VERISSIMA.
https://www.amazon.it/Chi-era-voce-del-silenzio/dp/B08YNLRC6C/ref=sr_1_2?dchild=1&qi
Questa è una domanda che si pone una donna, una madre e un’impiegata di banca scrupolosa. Improvvisamente vede una bellissima giovane nel corridoio della sua abitazione con i capelli rossi e un abito rinascimentale color fucsia. CHI ERA? Vive altri fenomeni inspiegabili razionalmente. Poi si accorge di avere un tumore al seno e deve essere operata. Questo libro non descrive esclusivamente il cancro, ma ne parla soltanto in un capitolo. L’autrice fa conoscere i numerosi fenomeni accaduti a Chiara, una persona con una vita normale e ricca di giorni sereni e brillanti, e altri con situazioni e sfumature horror e drammatiche.
Con l’egida dell’A.I.D.O. di Alessandria.
Edizioni WE.
Blog: lilianaangeleri.it

Aqua Aura + Lidó Rico | TRA COLOR CHE SONO SOSPESI | Luisa Catucci Gallery | 03.04.-28.05.2021

Artatberlin.com

Aqua Aura + Lidó Rico | TRA COLOR CHE SONO SOSPESI | Luisa Catucci Gallery | 03.04.-28.05.2021

until 28.05. | #2968ARTatBerlin | Luisa Catucci Gallery presents the exhibition TRA COLOR CHE SONO SOSPESI (not taken up into hell and heaven) from 3 April 2021, titled after a quotation from Canto II of the Divine Comedy by Dante Alleghieri, whose death anniversary in 2021 is the 700th. The exhibition presents works by the Italian artist Aqua Aura and the Spanish artist Lidó Rico.

Io era tra color che son sospesi,
e donna mi chiamo` beata e bella,
tal che di comandare io la richiesi.
Dante Alighieri
Divina Commedia, Inferno, Canto II

Among those was I who are in suspense,
And a fair, saintly Lady called to me
In such wise, I besought her to command me.
Dante Alighieri
Divina Commedia, Inferno, Canto II

Gran duol mi prese al cor quando lo ‘ntesi,
pero` che gente di molto valore
conobbi che ‘n quel limbo eran sospesi.
Dante Alighieri
Divina Commedia, Inferno, Canto IV

Great grief seized on my heart when this I heard,
Because some people of much worthiness
I knew, who in that Limbo were suspended.
Dante Alighieri
Divina Commedia, Inferno, Canto IV

ART at Berlin - Luisa Catucci Gallery - LidoRico 4-min

Lidó Rico, Oraculo, 2020

The unusual situation the whole world faced over this past year, forced most of the people to experience an unsettling feeling of suspense. The sequence of Lockdowns, the restrictions of movements, the interruption of daily habits left us with a feeling of fragility, and precariousness, and for many the difficulties or even impossibilities to work properly made us feel closer to Virgil and the other souls that Dante Alighieri suspended in Limbo -the after death place where he left the great but not catholic minds hanging to an eternal wait.

At the same time this suspension reawakened the attention on existential issues and pushed humanity to reargue the “Übermensch” attitude we developed as society – and single being – since a way too long time. We became more aware of the consequences this attitude brought, and still has, on our civilization, on the environment, as much as on our psyche. Since many years the work of Spanish artist Lidó Rico and Italian artist Aqua Aura investigate through different media this themes, so to present a dialog between these two artists seems during these times, mandatory.

Being also 2021 the 700th anniversary of the death of legendary Italian poet Dante Alighieri, and being his description of Limbo weirdly fitting the feelings inducted by the repetition of Lockdowns, to dedicate to him this exhibition seems absolutely proper.

ART at Berlin - Luisa Catucci Gallery - LidoRico 1-min


Lidó Rico, Secadero, 2010, detail many faces

In TRA COLOR CHE SONO SOSPESI we propose a dialog between the latest series of works by the meta-photographer Aqua Aura – presenting his dystopic views of a post-nature post-huminity future, where the feeling of void wait seems to be all what’s left; and a selection of works by Lidó Rico referring to the fear of the void created by the lack of survival of the knowledge acquired in life, when confronted to the inexorable flowing of time.

In the gallery’s front room, the big white empty spaces of Aqua Aura’s series “Farewell Rooms” give to the viewers an immediate feeling of suspension.
Elegant and bright, deprived of any visible life form, these rooms refer to the private mental space where the intellect reorders, clarifies, classifies the ideas either to plan the next action in the world, either to work on the inner balance by letting the redundant mental constructs go.

ART at Berlin - Luisa Catucci Gallery- AquaAura 4


Aqua Aura, The Farewell Hall, 2020

The interiors, while having a clear baroque imprint, are transposed into the contemporary aesthetic by the totalitarian use of the color white. On the other hand, in a new shift to the past, their elegant and discreet forms, and the stasis that dominates the scenes, transport us to the bourgeois intimacy of those spaces of thought already described by the Danish painter Vilhelm Hammershøi at the turn of the 19th century, as they would subtly remind of the innate predisposition of the soul to elevate.

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Aqua Aura, Aftermath, 2020

“Considerate la vostra semenza
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza”
Inferno, Canto XXVI

“Consider ye the seed from which ye sprang
Ye were not made to live like unto brutes
But for pursuit of virtue and of knowledge”
Inferno, Canto XXVI

In the same room we will find the installation of great impact of the suspended sculpted heads by Spanish artist Lidó Rico, titled “Secadero De Pensamiento”. For Lidó in a person is included the whole of humanity, and in that sense the individual is considered as a container of universal perceptions and ideas, on top of being a collection of independent and individualist thoughts. The work expresses the concern about the destiny of the concepts and ideas assimilated and formulated by a person throughout his or her life, after measuring with a long amount of time. If it is in the brain -world of ideas- that houses the true strength of humanity, it is in the impermanence of our bodies, that the conflict of our inevitable decrepitude and the lost of our intellect’s archive are experienced. In “Secadero De Pensamiento”, the multitude of suspended heads silently sight while hanging in the wind of oblivion.

ART at Berlin - Luisa Catucci Gallery - LidoRico 5-min


Lidó Rico, Secadero, 2010

«Noi veggiam, come quei c’ha mala luce
le cose», disse, «che ne son lontano;
cotanto ancor ne splende il sommo duce.
Quando s’appressano o son, tutto e` vano
nostro intelletto; e s’altri non ci apporta,
nulla sapem di vostro stato umano.
Pero` comprender puoi che tutta morta
fia nostra conoscenza da quel punto
che del futuro fia chiusa la porta».”
Inferno, Canto X

“We see, like those who have imperfect sight,
The things,” he said, “that distant are from us;
So much still shines on us the Sovereign Ruler.
When they draw near, or are, is wholly vain
Our intellect, and if none brings it to us,
Not anything know we of your human state.
Hence thou canst understand, that wholly dead
Will be our knowledge from the moment when
The portal of the future shall be closed.”
Inferno, Canto X

The other pieces by Aqua Aura included in the show are works from other series by the Italian meta-photographer, created during his forced isolation caused by the pandemic, hitting so harshly his hometown. Futuristic frozen landscapes embedding the last traces of humanity, Museum Halls embedding the last frozen traces of nature, and macroscopic human cells transformed in flowers, make the viewer immediately understand that the artist’s reflections on Nature and ecological matters, as well as his reflections on the beauty, the fragility, and even the toxicity of humankind, are the real protagonists of these rooms.

ART at Berlin - Luisa Catucci Gallery- Aqua Aura8


Aqua Aura, Chamber of Persistence, 2021

If it is denied to the ecosystem to be the perfect environment for carbon based life to exist, and if it is denied to the human anatomy its role of vessel for thoughts and feelings to exist, the future of humanity gets denied of any positive prediction.

«Per ch’io mi volsi, e vidimi davante
e sotto i piedi un lago che per gelo
avea di vetro e non d’acqua sembiante»
Inferno, Canto XXXII

Whereat I turned me round, and saw before me
And underfoot a lake, that from the frost
The semblance had of glass, and not of water
Inferno, Canto XXXII

ART at Berlin - Luisa Catucci Gallery - LidoRico 7-min

Lidó Rico, Secadero, 2010, Crystal Face

The concept of metaphysical landscape is common as well to Lidó Rico, as we can appreciate in the other pieces included in the show, like in his series “Oracle”. There he uses his hands as a sacred space to embrace the disturbing encapsulated scenes-landscapes pushing the viewer to ponder on the answer of the silent enigmatic questions emerging by them. In not dissimilar way to Dante Alighieri in his Divina Commedia Inferno, Lidó Rico stages the miseries of humanity in his tiny circles, not forgetting to include the observer by a sapient use of mirrors, but at the same time he offers a light of hope through the use of a massive dose of irony. We should all be constantly aware of not taking our selves too seriously.

restammo per veder l’altra fessura
di Malebolge e li altri pianti vani;
e vidila mirabilmente oscura.
Inferno, Canto XXI

We halted to behold another fissure
Of Malebolge and other vain laments;
And I beheld it marvellously dark.
Inferno, Canto XXI

ART at Berlin - Luisa Catucci Gallery - AquaAura_

Aqua Aura, Shelters, Installation view

Downstairs in the Project Room we will find the dramatic video installation by Aqua Aura titled SHELTERS – On the very nature of light: sculptures shaped like icebergs containing videos of a
ime-collapsed 24h Nordic lights.
In this installation the weather’s mutability, from sunshine to stormy, from daytime to nighttime, and the choice of trapping it in the inside of alabaster sculptures, is a clear metaphor for an inner journey, exactly like the whole Divina Commedia.
Even if Dante did find himself wandering in the Forest Dark, and Aqua Aura wanders in iced landscapes, and even if one was clearly manifesting and exalting his religious and political beliefs, while the other one is presenting in a subtle way and with no words what is sacred to him, the soul search toward elevation and the intent to inspire the public to reflections out of the ordinary, make us choose SHELTERS as the perfect piece to end our journey in honor of the most known Italian poet of all time.

Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura
che’ la diritta via era smarrita.
Ahi quanto a dir qual era e` cosa dura
esta selva selvaggia e aspra e forte
che nel pensier rinova la paura!
Tant’e` amara che poco e` piu` morte;
ma per trattar del ben ch’i’ vi trovai,
diro` de l’altre cose ch’i’ v’ho scorte.
Inferno, Canto I

Midway upon the journey of our life
I found myself within a forest dark,
For the straightforward pathway had been lost.
Ah me! how hard a thing it is to say
What was this forest savage, rough, and stern,
Which in the very thought renews the fear.
So bitter is it, death is little more;
But of the good to treat, which there I found,
Speak will I of the other things I saw there.
Inferno, Canto I

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Exhibition period: Saturday, 3rd April to Friday, 28th May 2021TO THE GALLERY

Exhibition Aqua Aura + Lidó Rico – Luisa Catucci Gallery | Zeitgenössische Kunst Berlin Contemporary Art Exhibitions Berlin Galleries | ART at Berlin

Uisp torna in piazza per il GRIDO DELLO SPORT….e io con loro!

LA UISP ANCORA IN PIAZZA “VOGLIAMO RIAPRIRE VOGLIAMO RISTORI” Sabato 24 Aprile p.v. dalle ore 17 alle ore 18 in Piazza Marconi Alessandria, i dirigenti UISP, tecnici e atleti delle società affiliate si ritroveranno ancora una volta per lanciare il “GRIDO DELLO SPORT” Sarà un flash mob di protesta e sensibilizzazione per ribadire, in modo […]

Uisp torna in piazza per il GRIDO DELLO SPORT….e io con loro!

BAROCCO CONTEMPORANEO

COMUNICATO STAMPA

Vincenzo Marsiglia – Barocco Contemporaneo a cura di Matteo Galbiati

Vincenzo Marsiglia (Belvedere Marittimo 1972) presenta il suo nuovo progetto espositivo titolato Barocco Contemporaneo alla Catania Art Gallery, che sarà inaugurato il 22 aprile 2021 alle ore 17.30 e sarà visitabile sino all’11 maggio p.v..
La ricerca pittorica di Marsiglia è già conosciuta in città, dopo la sua personale in galleria nel 2009, la collettiva museale Generazione Astratta IV alle Ciminiere nel 2007, e le altre collettive Altrove Luogo o Poesia nel 2012 e Di Luci e Colori nel 2019 e 2020.
Marsiglia è considerato uno dei più maturi e convincenti artisti della sua generazione, autentico riferimento nel panorama relativo all’Astrazione, dopo aver rappresentato l’Italia nell’omonimo Padiglione alla Biennale di Venezia nel 2011 e l’invito in prestigiose mostre istituzionali in Italia ed all’estero.
Marsiglia, come scrive Matteo Galbiati in catalogo, teso tra rispetto della tradizione e innovazione più sperimentale e attuale, negli anni ha agito come gli artisti dei secoli scorsi che, dediti ad un “saper fare” multidisciplinare e versatile, non si vergognano di passare dalle “arti maggiori” alle “minori” senza soluzione di continuità; anzi sono riusciti ad elevare le seconde al rango delle prime, imponendo proprio, come elemento qualificante, il loro gesto e il loro tocco, la loro identità e il loro impegno. Allo stesso modo, quindi, il nostro artista ha riportato nella contemporaneità un modus operandi che, desunto dal passato, pur radicato nella storia, ha trapiantato in questa nostra attualità temporale – che spesso dimentica la semplicità del fare per avvantaggiarsi dell’effimera meraviglia della spettacolarizzazione superficialmente ridondante – la possibilità di rivedere e reinterpretare la realtà circostante alla luce di tale interferenza che ne consegue da ognuno.
La stella di Marsiglia dichiara sè stessa, la sua autonoma manifestazione e il suo rileggere la verità circostante come qualcosa di modellabile, perché duttile e mai statico, oggetto del relativismo del punto di vista della percezione

Catania Art Gallery
Via Quintino Sella n. 38 E
95129 Catania+39 095 16942185 – 16942025
cataniaartgallery@libero.it

UN’ OPERA DI NADIA PRESOTTO IN MOSTRA IN AUSTRIA

La pandemia non ha fermato l’ artista Nadia Presotto che durante lo lokdown si è dedicata a realizzare una grande tela ad olio, “City of light”, ora esposta in anteprima a Trofaiach in Austria, fino al 9 maggio, per promuovere l’ iniziativa internazionale “See-the-big-Picture” curata da Desmond Doyle. La tela presentata dall’ artista è un luogo d’ incontro tra memoria e immaginazione di uno spazio costruito dall’ uomo. I profili dei grattacieli si differenziano nella luminosità intensa del giorno, aperta a una vastità carica di luce accompagnati in primo piano dal verde della natura.
L’ opera fa parte della serie “Cityscapes”, presentata per la prima volta in una personale in Alessandria nel marzo 2010.
Nadia Presotto, artista italiana nata nel 1952, vive e opera a Conzano (AL). Appassionata d’ arte, frequenta corsi di disegno e gli atelier di numerosi artisti; studia il colore applicato alle varie tecniche, dall’ acquarello all’ olio realizzando tele con i colori ad olio e luminosi acquarelli. Ha frequentato il corso di incisione presso l’ Istituto Belle Arti e partecipato a workshop internazionali.
Ha esposto presso sedi istituzionali e gallerie private in Italia e all’ estero.
Numerose le partecipazioni all’ estero: Londra- Inghilterra, S. Paul de Vence- Francia, Lussemburgo, Rikuzentakata- Giappone; ha partecipato alle Biennali Internazionali dell’ Acquerello di Tirana (Albania); alla V Biennale di Grafica di Kazan e alla Rassegna Internazionale di High Graphic 2020 di Naberzhnye Chelny (Russia). Già presente in Russia nel 2018 al Museo di Stato di kazan e a Mosca presso la Sala degli Artisti Russi. Nel 2020, in febbraio, ha partecipato all’ importante rassegna internazionale di Milano Affordable Art Fair.
Ha partecipato alle Fiere d’ Arte di Reggio Emilia (2008) e Padova (2010) con pubblicazione in catalogo, alle numerose collettive allestite in Verbania (lago Maggiore), al Museo dei Campionissimi di Novi Ligure, al Museo Etmografico di Alessandria. Presente all’ Oratorio Sant’ Ambrogio e la libreria Bocca in galleria di Milano, l’ ex Abbazia San Remigio di Parodi Ligure, al Castello di Piovera, al Museo d’ Arte Contemporanea di Mombercelli (AT), alla Biennale d’ arte in Palazzo Monferrato di Alessandria, Villa Vidua di Conzano, Museo del Legno di Pettenasco, Chiesa San Vittore di Vercelli; personali anche in Oderzo – Cà Lozzio, Palazzo Riggio a Nicosia, galleria Aglaia di Omegna e Galleria Viadeimercati di Vercelli e altre ancora.
Presente al Padiglione Tibet, all’ interno di Padiglione Italia, della 54° Biennale di Venezia, allestito a Torino nel 2011 e in altre rassegne di Padiglione Tibet.
Le sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private e pubblicate in molteplici cataloghi. Numerosi i critici che si sono dedicati alla sua attività artistica.

“Quello che doveva accadere”


arazzo di Giovanni Gaggia esposto nella sala del Museo Omero

Un intervento personale a più voci di Giovanni Gaggia
a cura di Stefano Verri
dal 27 dicembre 2020
Museo Tattile Statale Omero

L’arte come archivio di memorie civili.
Di Stefano Verri

Ancona e la Mole Vanvitelliana rappresentano il luogo simbolo in cui Giovanni Gaggia ha deciso di concludere un lavoro che lo ha impegnato per dieci anni: una riflessione sul legame tra arte e memoria.
Una meditazione intima e personale sulla funzione civile, sociale e politica dell’azione creativa che si sviluppa ed evolve in un lungo arco di tempo con numerose azioni performative. Questo processo trova compimento a quarant’anni dalla strage di Ustica, nella città della famiglia Davanzali, armatori e azionisti di maggioranza di Itavia il cui DC-9 fu abbattuto il 27 giugno del 1980 da un missile in tempo di pace. Una tragedia che causò ottantuno vittime cambiando la sorte di molte famiglie e lasciandosi dietro uno strascico di segreti e di dolore.

Un ciclo di opere che comincia nel 2010, quando Giovanni Gaggia, durante una visita al Museo per la Memoria di Ustica di Bologna che ospita la prodigiosa installazione di Christian Boltanski (n.1944), decide di disegnare gli oggetti che l’artista francese aveva chiuso nelle 9 casse sistemate attorno alla carlinga dell’aereo e pubblicato nella “Lista degli oggetti personali appartenuti ai passeggeri del volo IH 870”; una straordinaria operazione di sensibilizzazione civile volta alla ricerca della verità.
Gaggia con un segno denso, stratificato e nervoso ripropone questi oggetti ricostruendoli attorno a macchie ematiche, dando vita all’opera “Sanguinis Suavitas”, in cui questo elemento primordiale, lungi dall’essere presagio o simbolo di morte, rappresenta una “memoria viva”, generata “seguendo l’idea che l’impronta di sangue racconti la vita” (MOCHI SISMONDI: 2021).

Nel 2015 nasce a Palermo il primo arazzo su cui Gaggia ricama “Quello che doveva accadere” – frase che Daria Bonfietti (presidente dell’Associazione dei Parenti delle Vittime della Strage di Ustica), suggerì all’artista durante il loro primo incontro davanti all’installazione di Boltanski – lasciando in sospeso l’ultima lettera. La ‘e’ finale è stata ricamata nello stesso anno a Bologna, nel corso di una seconda performance, ma con un filo più sottile simbolo di una storia inconclusa, di una labile verità che era ancora da trovare.
A Palermo l’artista completa l’azione con ottantuno multipli, uno a ricordo di ogni vittima, donati in favore di altrettante testimonianze che i visitatori hanno apposto su un taccuino.

Nel 2016 Gaggia incontra per la prima volta le figlie di Aldo Davanzali, progettando una nuova azione performativa.
All’alba del 9 giugno dell’anno successivo, sotto l’Arco di Traiano, rivolto verso la darsena che fino a qualche anno prima ospitava i due rimorchiatori dell’Itavia, l’artista conclude idealmente il suo ricamo ed assieme a Luisa e Tiziana Davanzali lo ripiega e lo ripone. Ciascuno, nella memoria, si riappacifica con la Storia.

A quest’ultimo ricamo si lega concettualmente l’opera realizzata in occasione del quarantennale perché possa rimanere stabilmente al Museo Tattile Statale Omero e nella città di Ancona come atto performativo finale di un ciclo, ma soprattutto come contributo permanente ad una “memoria viva”.
In questo arazzo la frase/titolo “QUELLO CHE DOVEVA ACCADERE” viene scritta in Braille. L’opera nella sua interezza si apre simbolicamente ai sensi, le sue forme e il suo messaggio diventano pienamente esperibili attraverso il tatto con la possibilità di poterne ripercorrere i rilievi, attraverso l’udito stimolato da trentasei contributi offerti da altrettante persone attive nel mondo dell’arte e della cultura italiana. Un archivio visivo e sonoro senza barriere, totalmente accessibile, in cui trentasei voci propongono la propria personale riflessione sul rapporto tra arte e memoria.

Un percorso intimo, tassellato di opere e di azioni indipendenti ma al contempo legate, che si sviluppa nella lentezza e nella processualità del disegno prima e del ricamo poi, trasformando l’azione artistica in un concreto atto di meditazione, in cui i fatti sublimano, e sfumando sul piano della Storia, danno la giusta evidenza alla pluralità delle storie, delle voci, delle vite e soprattutto, dei sentimenti.

Quella di Gaggia è come abbiamo detto, una riflessione sull’arte e sul concetto di “memoria civile” che l’arte, come monumento, è chiamata a mantenere viva nella collettività, creando attraverso l’opera, un processo di intermediazione tra gli aspetti fattuali e quelli emotivi. Gaggia intraprende, quindi, un percorso di conoscenza in cui investiga e raccoglie testimonianze, in cui giustappone e rielabora elementi – parafrasando un pensiero di Foster (FOSTER, 2004, 21) a proposito dell'”archival art” – non con la volontà di raggiungere una totalità ma con l’intento di creare delle relazioni.
Sulla pretesa oggettività della storia vince la necessaria soggettività dell’artista. Ciò che è fondamentale in questo processo è la progressiva dilatazione delle prospettive e della capacità di impatto del pensiero artistico e dell’opera.
Il “cittadino-artista”, come lo definisce Daria Bonfietti (RIBAUDO: 2016, 5) – mantenendo sempre in filigrana la memoria dei fatti, il rispetto per le vittime e soprattutto la ricerca della verità – espande progressivamente il proprio campo d’azione dal particolare (il disegnare gli oggetti del 2010) all’universale (il coinvolgimento del pubblico nel 2015 e l’installazione sonora a più voci nel 2020), dal politico (la ricerca della verità sui fatti) all’epico (il ruolo dell’arte nella trasmissione della memoria collettiva).

L’ultimo “gesto”, il finale di questo decennale percorso di crescita artistica e umana, è stato quello di chiudere il grande ricamo in un tubo di metallo con il titolo sovrimpresso in caratteri Braille a imperitura memoria di “QUELLO CHE DOVEVA ACCADERE.”.

MOCHI SISMONDI, Alessandro, 2021, Conversazione con Giovanni Gaggia, in “Il segno di Ustica. L’eccezionale percorso artistico nato dalla battaglia per la verità”, Cue press, Imola.

FOSTER, Hall, 2004, An Archival Impulse, in «October» 2004, ottobre, n. 110.

RIBAUDO, Serena, “L’arte e la memoria”, Giovanni Gaggia. INVENTARIUM, Maretti, Imola 2016.

Contributi sonori

Un archivio permanente ed in continuo aggiornamento, in risposta a questa domanda dell’autore: “Analizziamo i termini Tempo e Giustizia in relazione a questa tragica vicenda, inoltre, se lo è stato, che valore ha l’aver affidato la memoria all’arte?”
Ascolta la domanda fatta da Giovanni Gaggia

La parola alle voci:

Il mare è speranza. Il mare è rabbia. Il mare è un mistero che trattiene tutte le sue verità, le nasconde sapendo che poi, in un qualsiasi momento, potrà e saprà restituirle a chi sa attendere e ascoltare. Il mare prende, ma sa dare. Sempre. Il mare ha una sua voce intensa che aspetta le onde per essere condotta a riva riportando e accompagnando con sé tutte quelle storie che nel blu profondo sono state assorbite e custodite.
Il mare è memoria di vicende che qualcuno vorrebbe cancellare o dimenticare, di esistenze interrotte, di tragedie scontate e subite, ma anche di speranze che possono riaffiorare, di conquiste da ottenere, di sogni da realizzare. Il mare è passato e pure futuro. Ieri come oggi il suo fraseggio ha accompagnato le vicissitudini umane. È stato confine, barriera, limite, così come è diventato soglia, ponte, passaggio, rotta, scoperta.
I racconti del mare, nella cronaca che conosciamo, passata e presente, ci accompagnano all’attesa di chi, guardando l’orizzonte aspetta la verità, aspetta un riscontro, vuole giustizia, pretende che nulla sia lasciato cadere nell’oblio. Aspetta sulla riva e coglie, onda dopo onda, la voce di anime disperse, di affetti rubati, di sentimenti interrotti. Guarda il mare che, con la sua maestosità incommensurabile, protegge l’innocenza di quelle anime offese. In fondo all’orizzonte si può sempre aggrappare il grido della speranza di che vuole una giustizia, vera e non di comodo.
Se molti uomini vedono e attendono, superstiti di tragedie subite, l’artista è, tra loro, il demiurgo: uomo tra gli uomini lui vede oltre, sente, intuisce, capisce, osa e agisce. Concepisce allora un’opera che diventa un universo accogliente per le vittime e per i giusti che le difendono, richiama la collettività e le consegna un “monumento”. Qualcosa che è fatto per “rimanere”.
Con questo ci coinvolge con tutti i sensi, ci richiama e impegna come collettività, ci riporta a condividere a preservare e a non dimenticare. Cattura intenzioni, ricordi, memorie, testimonianze perché mai nulla potrà essere perduto, mai nulla potrà essere dimenticato. Ci invita sulla riva ad ascoltare le onde e le loro parole. Ci spinge a guardare l’orizzonte. Ritorniamo a lui, al mare. Non solo risorsa e spazio di libertà, ma anche scrigno di corpi innocenti, di stragi che la storia, nei suoi capitoli, tragicamente vede scritte e riscritte.
Sa, l’artista, far corrispondere il passato nel presente, perché quello che è stato non sia mai trascurato e abbandonato e perché la giustizia non affondi con la speranza della sua stessa – giusta – affermazione. Bisogna mettersi in gioco, con tutti noi stessi affinché nulla sia lasciato invano e nulla si perpetui nuovamente.
Allora, come oggi.
Matteo Galbiati

IL GRIDO DELLO SPORT: VOGLIAMO RIAPRIRE, VOGLIAMO RISTORI!!! CON UISP

13 aprile 2021 Author: Lia Tommi       

  “VOGLIAMO RIAPRIRE, VOGLIAMO RISTORI”La UISP Comitato Territoriale di Alessandria, insieme alle società affiliate, nei giorni di sabato 17 e 24 Aprile p.v dalle ore 17 alle ore 18 in Piazza Marconi-Alessandria, daranno vita ad un flash mob “silenzioso” per dimostrare che la disciplina e il rispetto delle regole passano dal mondo sportivo.L’iniziativa “IL GRIDO DELLO SPORT- SPORT IN REGOLA – CONTRO LE REGOLE”, che si svolge contemporaneamente in tutto il Piemonte, vuole essere un momento di protesta e sensibilizzazione contro la mancanza di risposte certe che il mondo dello Sport denuncia: nessuna pianificazione delle riaperture, sostegni assenti e largamente insufficienti e tardivi.Si occupano spazi pubblici per svolgere quell’attività fisica che per molti è diritto al lavoro e diritto alla salute per tutti.Vi invitiamo numerosi.

“Desgrazzi di Giovannin Bongé” Poesia in dialetto milanese di Carlo Porta. Recitata da Carlo Scotti

https://wp.me/pbMBV7-3G

Chi siete? Che mestier fate? In dove andé? Dicete!

Sono queste le domande perentorie che si sente rivolgere Givanin B dal capo della ronda nella quale incappa a tarda sera, tornando dal lavoro, “sloffi e stracch come on asen de bottia” cioè stanco e abbacchiato come un asino da lavoro.

Capita a tutti, specie di questi tempi di pandemia, di incappare in un posto di blocco e di sentirci rivolgere le stesse domande, alle quali siamo preparati anche con autocertificazione, ma che tutto sommato preferiremmo non sentirle. Eppure i gendarmi che ci fermano sono al nostro servizio, sono gentili e professionali, se ci sanzionano è perché l’abbiamo fatta proprio grossa.

Non proprio così stanno le cose per il povero Giovannin Bongè.

Ma chi è G.B.?

E’ il protagonista di una delle più belle poesie in dialetto milanese di Carlo Porta, veramente un grande poeta, vissuto a Milano dal 1775 al 1821; anni in gran parte passati sotto la dominazione austriaca. Le vicissitudini descritte in questa poesia sono da collocare nel periodo della occupazione napoloeonica, quando cioè dominavano questi “prepontentoni de francess”. E Giovannin sembra nato per essere vittima delle prepotenze altrui. “I batost son semper pront come la tavola de l’ost!”

Al primo contatto con la ronda reagisce sdegnosamente e li manda a quel paese “son galantom, fo il cavalier e vivi d’entrada, e mò!?”. Ma quando entra in scena il grande capo “el respetor senz’olter” che lo interroga “in nomo della legge” capisce che gli conviene rispondere senza arroganza e fornisce tutte le informazioni richieste che comprendono, l’indirizzo preciso di casa, l’isolato, il numero civico, il piano dell’abitazione.

Giovannin capirà a sue spese che non ha messo in gioco solo la sua privacy ma la sua onorabilità: al rientro troverà sulla soglia di casa il gendarme che l’ha interrogato il quale si sta aggiustando il cinturone e la sciabola, completando il quadro con espliciti riferimenti alle bellezze della moglie: “voter famme è tres jolì e me plè.” Giovannin vorrebbe reagire con coraggio e determinazione, ma non sortisce altro effetto se non quello di buscarle di santa ragione.

Carlo Porta ha sempre manifestato la sua forte antipatia con la sua corrosiva e irridente poesia, verso i potenti, i nobili e gli sfruttatoriin generale; qui con ironia e con un tratto poetico potente denuncia quello che è il destino amaro degli umili e degli onesti: soccombere sempre.

Sandi Renko espone a Brescia

All’inizio degli anni Settanta si trasferisce a Padova dove apre uno studio di design, comunicazione visiva e art direction, collaborando con aziende leader nel settore del mobile e dei complementi d’arredo.

A Padova conosce Edoardo Landi e, stimolato dal contesto artistico e intellettuale che risente ancora delle esperienze dell’arte cinetica e programmata del gruppo N, partecipa a collettive, happenings ed eventi estemporanei. Va consolidando l’affinità con l’arte programmata e l’optical art, e definisce così il suo linguaggio artistico e la sua personale tecnica.

Negli anni continua a progettare in parallelo design e arte con uguale rigore e metodo, con creazioni di grande pulizia ed equilibrio in entrambi i campi. Incoraggiato da Alberto Biasi intensifica la produzione artistica ed espone con regolarità, in collettive assieme a Sara Campesan, Franco Costalonga, Jorrit Tornquist e altri e in numerose personali in Italia, Slovenia, Austria.

Vive e lavora fra Padova e Trieste; amante degli spazi silenziosi e degli orizzonti aperti li ricerca salendo in montagna o traversando i mari in barca a vela.

Sandi Renko was born in Trieste in 1949, of Italian-Slovenian origin.

He starts his art practice at the local Nordio Arts Institute, where his teachers are the sculptor Ugo Carà, the designer Marcello Siard, and Miela Reina and Enzo Cogno, young representatives of the avant-garde art in Trieste.

In the early Seventies Renko moves to Padua to establish a studio in interior design, visual communication and art direction. He works for leader companies in the production of furniture, lighting and objects.

In Padua he meets Edoardo Landi. Inspired by the artistic and intellectual context marked by the Gruppo N experiences in Kinetic and Programmed Art, he participates in collective shows, happenings and events, strengthening his affinity for Programmed and Optical Art, thus defining his artistic language and his personal technique.

In the course of time he devotes himself to design and art with equal precision and method, with creations of great elegance and balance in both fields. Supported by Alberto Biasi he intensifies his art production and exhibits it in group shows with Sara Campesan, Franco Costalonga, and Jorrit Tornquist and in several individual expositions in Italy, Slovenia, Austria.

Renko lives and works between Padua and Trieste; lover of silent spaces and open horizons, he seeks them by ascending the mountains or sailing across the seas.

IL CATALOGO DELLA MOSTRA “VITTORIA ALATA, musa contemporanea “ è in vendita su http://www.colossilab.com
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ARTE ED EMOZIONE NEI “CUORI” DI FABIO GAGLIARDI

Mi chiamo Fabio Gagliardi sono nato nel 1962 e vivo ad Alessandria .
Dal 1987 ho iniziato ad interessarmi di Poesia , Fotografia e Arte
partecipando a mostre personali e collettive , concorsi con l’Associazione Fotografica e scrivendo articoli su giornali cittadini . Dal 2013 fotografo per cortometraggi spettacoli teatrali , musical Dal 2017 espongo presso lo Studio d’Arte 102 accanto alle opere del maestro Ugo Nespolo . Nel 2018 l’AIDO provinciale ha regalato una mia opera CON IL CUORE a PAPA Francesco Da anni sperimento la digital Art , le immagini Iperrealistiche I miei Cuori : un desiderio di osservarli e ricrearli attraverso i miei occhi e la mia sensibilita’ . Fermatevi a guardare : potrete tuffarvi nei colori ed emozioni di quelli fotografati in giro per l’Europa , meteore che dallo spazio dell’Anima si tuffano e si trasformano per cadere nei vostri occhi curiosi .
Fabio Gagliardi


mail: fabio_gagliardi@libero.it
fabiogagliardiart@libero.it

26 maggio 2021

I bellissimi cuori di Fabio Gagliardi

Tanta emozione nel guardarli esposti ed altrettanta emozione nell ‘indossare la t-shirt con i cuori stampati.

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